Originale Purezza
In un’industria dove la memoria genetica dei pesci condiziona il mercato delle attrezzature, ma anche le tecniche e la ricerca spasmodica dell’ultima trovata, una specialità, più di altre, ha mantenuto la sua originale purezza: la traina con esca viva e piombo guardiano, specialmente quella mirata a Sparidi e predatori di fondo in generale. Un po’ complice l’esca attiva e dinamica, un po’ l’estrema semplicità del sistema pescante, la traina col vivo sembra aver mantenuto negli anni la sua efficacia, purché praticata nel posto giusto al momento giusto.
Esche e metodi di affondamento - Le aguglie erano le prime esche ricorrenti nei racconti dei pescatori che hanno iniziato questa tecnica, addirittura trainate con fili piombati prima, e con grossi nylon poi, per poi approdare al set up più utilizzato da tutti i pescatori moderni: filo trecciato in bobina e piombo guardiano, permettendo ai pescatori di portarsi dietro attrezzature sempre più leggere e mulinelli sempre più piccoli. Nei mesi freddi un calamaro innescato sul fondo e affondato con piombo guardiano mette tutti d’accordo; dentice, tonno, cernia o ricciola, sono tutte prede plausibili col più classico degli assetti. Da primavera in poi però il gioco cambia e il calamaro, oltre che non essere più facilmente reperibile in gran numero come in autunno, diventa anche più difficile da mantenere vivo in vasca per l’aumento della temperatura, inoltre, perde sempre di più la sua efficacia in pesca man mano che ci avviciniamo all’estate. La primavera è solitamente il periodo in cui il re di tutti gli Sparidi, il dentice ovviamente, ritorna su batimetriche medio-basse (30-50 m) dopo l’inverno passato a profondità più elevate, e dimostra un’estrema aggressività, probabilmente legata all’istinto di territorialità, legata al periodo degli amori, in cui questi pesci diventano estremamente gregari e vulnerabili. In primavera non amo ricercarli, alterno piuttosto la pesca del tonno a quella della ricciola con grandi esche a mezz’acqua, ma da luglio fino ad autunno inoltrato, ogni tanto mi piace dedicarmi alla pesca del dentice, che mi trasmette una sensazione particolare ogni volta che la pratico. A differenza della pesca dei pelagici che ha subito cambiamenti dovuti alla tecnologia e alla memoria genetica dei pesci, la pesca a questi Sparidi si pratica pressappoco come si faceva più di qualche anno fa, e mi piace pensare che come me altri pescatori, quindici o venti anni prima di me, hanno fatto la stessa passata, su quello stesso sasso, in cerca di prendere quello stesso pesce. Se vi dicessi che il calamaro non è assolutamente la mia esca preferita per insidiare il dentice suonerebbe come un’assurdità, eppure è così. In estate e a inizio autunno, i sabiki, matassine e piccoli rapala, sono gli unici strumenti che ho in gommone per il reperimento dell’esca. Se dovessi fare una classifica delle mie top 3 che amo mettere a fondo per il dentice, sarebbe alaccia, sugherello, menola. Queste esche sono estremamente efficaci per questa pesca purché trainate con terminali corti (8-10 m distanza piombo - esca), e a velocità relativamente modeste (a parte l’alaccia), comprese tra gli 0,8 e 1,3 knt, cosa che le rende incompatibili con altre pesche di mezz’acqua, che solitamente prevedono l’utilizzo di esche che esprimono la loro massima efficacia a velocità più elevate. In conclusione, la traina col vivo è una generalizzazione, per convenzione, che racchiude tutte le tecniche che prevedono l’utilizzo di esche vive con una barca in movimento; queste da primavera ad autunno differiscono tra di loro in tipologia di esca, velocità e composizione del terminale, e sono quasi sempre incompatibili l’una con l’altra, per questo reputo la pesca estiva e d’inizio autunno la pesca dei coraggiosi che sanno cosa vogliono, e che mirano a quel pesce e a quel pesce e basta.
La primavera è solitamente il periodo in cui il re di tutti gli Sparidi, il dentice ovviamente, ritorna su batimetriche medio-basse (30-50 m) dopo l’inverno passato a profondità più elevate.
Attrezzature e inneschi - Nonostante per la pesca dei grandi pelagici preferisca sempre di gran lunga l’amo singolo, nella traina di fondo agli sparidi (a meno che non si abbiano esche particolarmente piccole, il cui nuoto sarebbe compromesso dai due ami), il secondo amo è quasi obbligatorio, per evitare spiacevoli furti del pesce esca senza che il predatore rimanga allamato. Il tonno tende a inghiottire la sua preda da dietro in un sol boccone; la ricciola, nella maggior parte dei casi, arriva di lato, puntando alla testa della preda; il dentice, invece, punta a ferirla con la sua dentatura, aggredendola da dietro o di lato, rendendo la ferrata difficilissima se non abbiamo un amo ferrante posizionato proprio in quella posizione del nostro pesce esca. La traina di fondo si pratica quasi sempre con piombo guardiano, differentemente dalla traina ai pelagici che invece prevede quasi sempre sistemi di piombature frazionate. I terminali variano dai 5 ai 12 m, in funzione all’esca e alla velocità di traina (più abbiamo un’esca attiva e energica, più accorceremo il terminale per costringerla a stare nei pressi del fondo senza il rischio che nuoti troppo in alto, verso la superficie). I fili in bobina sono rigorosamente trecciati, compresi tra lo 0,18 e lo 0,32 solitamente, che garantiscono un’estrema robustezza e allo stesso tempo tagliano in maniera performante l’acqua, permettendoci di pescare con piombi relativamente leggeri. Qualcuno collega alla treccia un terminale diretto in fluorocarbon, a me piace invece legare qualche metro di nylon prima, di un diametro compreso tra lo 0,55 e lo 0,70, il cosiddetto “pre terminale”, al quale poi collego appunto circa 3 t di fluorocarbon con una girella. Il pre terminale in nylon (notoriamente più morbido del fluoro) conferisce al terminale naturalezza e sinuosità che trasferisce all’esca. In molti usano ami circle anche per la pesca a fondo al dentice; ho apprezzato più volte la loro efficacia a bordo con amici che li usano, tuttavia per mio gusto personale, preferisco riservare l’utilizzo dei circle alla pesca del tonno e della ricciola, e mantenere, almeno per la pesca degli sparidi, il gusto della ferrata, necessaria, appunto, con gli ami a J, o dritti, che dir si voglia.
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