Occhioni e Company
Agiudicare dalla fattura delle parature utilizzate nel bo- lentino di profondità per la pesca agli occhioni, si potrebbe dire che “qualunque cosa cali va sempre bene.”. In effetti, cosa dire dei distanziatori metallici, come conciliare la visibilità e la rigidità con un’esca che vuole essere attraente? Come giustificare le eccezionali pescate pur in assenza di proposte sofisticate? Non c’è da ragionare tanto di più in tema di paratura. Infatti, alle profondità classiche, diciamo intorno ai 200 metri, è evidente che l’oscurità gioca a nostro favore. E se è vero, come è vero, che una luce di servizio interposta tra shock-leader e paratura, che accompagna le esche “in mezzo agli abissi”, favorisce la cattura, è anche vero che il peso totale, zavorra compresa, non è più trascurabile, al pari del volume. Il problema quindi non sembra quello di far abboccare la preda o le prede, ma riuscire a far cadere le esche sopra il banco di pesci. Sopra la marcatura che appare sull’ecoscandaglio. In ultima analisi sopra gli occhioni. E’ vero che, spesso, è sufficiente aspettare e poi i pesci arrivano, ma non sempre si è abbastanza pazienti e altrettantoo spesso non si ha tempo a disposizione.
“Anche le esche hanno un ruolo importante nella discesa e concorrono per questo al “peso/volume” della paratura, sia in calata che in risalita.”.
Così, quei famosi 200 metri che a nostro vantaggio oscurano il fondo, sono al contrario la nostra maledizione. Infatti, pur non essendo misure eccezionali, visto che le batime- triche che ospitano lo sparide vorace arrivano tranquillamente a 300-400 metri e oltre, sono comunque sufficienti per far scorrere correnti marine di cui si farebbe volentieri a meno. E qui, la lampada e i braccioli e tutto quello che caliamo, diventa un problema. Infatti per attraversare “indenni” la colonna d’acqua, senza spostamenti significativi di esche e Co., l’ideale sarebbe una paratura minimale, col minor numero possibile di ami, nessuna lampada e tantomeno outrigger metallici, con fili sottilissimi e una zavorra di peso adeguato e con profilo idrodinamico. Anche le esche hanno un ruolo importante nella discesa e concorrono per questo al “peso/volume” della paratura, sia in calata... che in risalita. Il bracciolo, per passare inosservato nella corsa verso il fondo, deve essere il più corto possibile e il più fine possibile. Amo ed esca seguono lo stesso schema “minimal” con un’accortezza per l’esca che deve risultare compatta, come avvolta col filo elastico. Pure gli snodi devono dimagrire, in peso e volume. D’altra parte bisogna considerare che i fenomeni di risalita hanno effetti contrari alle esigenze di discesa. Infatti, se prima viene invocata la leggerezza del bracciolo, in risalita è necessario un certo spessore per assicu- rare il recupero della preda fino al guadino ed evitare che le imperfezioni morfologiche dell’esca, quindi quella del bracciolo senza cattura, producano avvitamenti e torsioni che ne pregiudicano l’integrità. Stesso discorso, di norma, non vale per gli snodi. Infatti, contrariamente alle necessità, gli snodi sono quasi sempre sovradimensionati, al punto che vengono meno alle loro funzioni. Eppure basta fare una prova a secco per farsi un’idea, a mio avviso abbastanza precisa, per trovare le giuste dimensioni della girella, della pallina forata, dei barilotti e dei crimp, o di quanto intervenga, in relazione al diametro del filo. Chiaramente il neofita avrà più difficoltà a trovare il giusto equilibrio, ma sono sicuro che ba- steranno poche uscite per testare il prodotto “hand made”, in diverse condizioni di corrente, e promuovere la paratura, oppure aggiustare il tiro. In condizioni ottimali, quindi entro 250 metri con modesta corrente, ovvero in quelle occasioni in cui ci si può permettere di giocare “pesante” una paratura che sta dando ottimi risultati prevede il rivestimento dei braccioli con un tubetto trasparente termo restringente di diametro adeguato (1-1,5 mm), ma esiste in commercio anche un tubicino fluorescente, non termo restringente. Questo fa sì che il bracciolo rimanga, più o meno rigido, distante dal trave e protetto dai morsi dell’occhione. Questa paratura vale per la maggior parte dei pesci catturabili, vedi capponi, surelli, naselli, sgombri, ecc.
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