L’estate è alle porte, le perturbazioni iniziano ad essere sempre più rare e l’alta pressione tra poco si impossesserà del Mediterraneo, appiattendo sempre più i nostri mari; cosa deve fare in questi casi chi ama vivere la pesca dalla spiaggia tutto l’anno e non solo in inverno? Esiste una preda che è molto divertente da insidiare e che rappresenta una valida alternativa alla classica pesca a fondo di mormore e orate. Infatti, in questi mesi inizia la vera pesca di galla dedicata ad uno dei pesci che da qui e per tutta l’estate, popolerà sempre di più i nostri arenili: l’occhiata (Oblada melanura). È un pesce che appartiene alla famiglia degli sparidi, la stessa del sarago per rendere l’idea e deve il suo nome ai grandi occhi che arrivano a occupare circa metà dell’intero muso. L’occhiata è di forma ovale e abbastanza snella, con una livrea grigio-azzurra e una grossa macchia nera, bordata di bianco nelle vicinanze della coda. Può raggiungere i 25, 30 cm di lunghezza e il suo peso, in rarissimi casi, può superare anche il chilo. È una specie gregaria che forma branchi veramente grandi. L’occhiata ha la particolarità di possedere una dentatura acuminata. Predilige nuotare a mezz’acqua o in prossimità della superficie e la sua alimentazione risulta essere molto varia, anche se gli esemplari più grossi sviluppano sempre più un istinto da vero e proprio killer, attaccando per nutrirsi qualsiasi cosa si muova e luccichi. Anche per questo è una cattura frequente nello light spinning.
Pesca a mezz’acqua - Lo so, lo so, vi state chiedendo se state leggendo uno speciale sull’occhiata di National Geographic o Mondo Pesca. Ma se siete stati un po’ attenti a questa introduzione, avrete già abbastanza informazioni per capire qual è la strada migliore per pescare questo splendido pesce. Ma andiamo per ordine. L’occhiata è un pesce che predilige “nuotare a mezz’acqua” (primo spunto riflessivo), fattore che rende fondamentale l’utilizzo dei flotter o pop-up. Questi sono indispensabili per sollevare l’esca dal fondo. Ed ecco che sorge la prima domanda: quanto devono essere lunghi i terminali? Non esiste una vera e propria lunghezza definita, ma sarà la nostra esperienza e conoscenza degli spot a dirci i giusti centimetri da utilizzare in base alla batimetria (profondità del mare) del fondale che ci troviamo ad affrontare. Sicuramente il nostro terminale non scenderà mai sotto i 70 cm. Molto dipende dagli spot, ma in generale non c’è bisogno di superare i 100, 120 cm. Una buona scelta delle parature può essere quella con travi 3X70 (paratura da 210 cm a tre ami con braccioli da 70 centimetri) o 3x100, tutti rigorosamente galleggianti, per sfruttare il fattore “branchi veramente grandi” (secondo spunto riflessivo) che una volta individuati ci frutteranno triplette a ripetizione. Personalmente preparo i miei assetti in maniera molto light, utilizzando dei travi dello 0,23 o al più 0,25 e dei braccioli dello 0,12 o 0,14. Un utile accorgimento è quello di creare una piccola brillatura vicino all’amo per evitare che “la dentatura acuminata” (terzo spunto riflessivo), possa tagliare facilmente le mie lenze. Perché realizzare calamenti così leggeri o sottili? Perché è meglio rendere più naturale possibile tutto l’apparato pescante. Grande cura bisogna riservare anche all’esca. Un classico è il verme coreano, intero se di piccole dimensioni, altrimenti si utilizza solo la coda. Bisogna comunque stuzzicare l’istinto da “killer” (quarto spunto riflessivo) che contraddistingue l’indole dell’occhiata. Se peschiamo nelle ore di luce possiamo aggiungere delle piccole paillettes argentate fra il flotter e l’amo, per sfruttare l’effetto luccichio, simile alle esche dello spinning (quinto spunto riflessivo). Nella scelta del filo da usare per il finale si accende un nuovo quesito: fluorocarbon si o no? Di giorno meglio il fluorocarbon per il suo indice di rifrazione simile a quello dell’acqua che lo rende quasi perfettamente invisibile. Ma con il buio diventa più importante la morbidezza e quindi si fa preferire la lenza in fluorite che rende l’esca molto più mobile e naturale.
Flotter e pop-up - Quanto grande dev’essere un pop up e di che colore? Per quanto riguarda il primo quesito, meglio regolarsi in base alla lunghezza del terminale e alla grandezza dell’esca: più questi aumentano e più grande dovrà essere il nostro piccolo galleggiante. Per quanto riguarda i colori, personalmente non sono un cultore della varietà cromatica e credo di più nel giusto modo di posizionare l’esca. Ma sicuramente in notturna un flotter luminoso può, anche se non penso che sia fondamentale, risultare vincente.
Attrezzi - Abbiamo descritto una pesca light e quindi useremo canne da beach con un range compreso fra i 50 e gli 80 grammi. A questa si associa un mulinello con 0,25 diretto, senza shock leader, per permettere, in primis, di gestire perfettamente dei piombi sui 70 grammi. E poi la sensibilità di questa attrezzatura permette una pescata super divertente. Le occhiate, infatti, una volta allamate, sprigionano delle vere e proprie fughe e sfuriate che ci faranno divertire come dei bimbi al luna park. Spero tanto che queste mie indicazioni possano aiutare qualcuno a passare delle piacevoli serate in spiaggia, come mi è capitato, in compagnia di Federico (ndr Melis) il mese scorso lungo la spiaggia di Cala Sinzias. In pochissime ore le catture, anche se purtroppo non di taglia (tutte rilasciate), ci hanno fatto divertire, facendo nascere così l’idea di questo articolo.
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