No Tangle
La fila di totanare sparisce nel blu profondo, poi un’azione lenta e costante fino a quando la lenza non diventa pesante e il cimino si piega sotto le “pompate” del predatore ingannato dalle colorate esche artificiali… Finalmente siamo entrati nel periodo giusto per la pesca del calamaro! Fino a marzo possiamo divertirci a catturare il cefalopode, esca fondamentale per la pesca con il vivo o prelibato bocconcino per il nostro palato, se cucinato a dovere. Le zone ideali per la cattura di Mr calamaro sono le scogliere miste a grandi banchi di posidonia; ottime anche le secche staccate dalla costa: le profondità ideali sono intorno ai 25 metri ma si registrano catture anche a quote minori. Semplicissima l’azione di pesca: si cala la fila di totanare sul fondo, poi la si alza di qualche decina di centimetri o si lascia a stretto contatto con il fondo (in base a dove sostano i predatori) e si inizia un dolce movimento su e giù, abbassando e alzando ritmicamente la canna. Non appena il calamaro si avventa sull’esca, avvertiamo un peso anomalo sulla lenza, e gli esemplari più “nervosi” o i pezzi più grossi sono capaci di far piegare il cimino con fughe potenti e molto divertenti da sentire in canna. Una volta che il cefalopode tiene stretta tra i tentacoli la totanara, dobbiamo iniziare un lento ma costante recupero. In questo caso, chi si ferma è perduto... anzi, perdiamo il calamaro: le totanare non hanno ami con l’ardiglione ma semplici punte montate a cestello e se durante il recupero lasciamo in bando la lenza anche solo per un attimo, la preda... ringrazia e se ne va!
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