Nibbio... Il Cabo
Nasce in Svizzera, Cristiano Berera, ma da sempre risiede a Como, sul lago. L’acqua quindi è un elemento naturale per lui, tanto più che il babbo possedeva casa anche ad Alghero, sul mare e poi a Porto Rotondo. Si è avvicinato alla pesca dopo il liceo, negli States, dove proseguiva gli studi. Erano gli anni ’90 e qualche charter in Florida preso sottogamba, iniziava a infondergli il virus, quello da cui non è più riuscito a liberarsi. Paolo Fabbri, lo ricorderanno in molti, fu anche lui uno dei primi compagni di pesca, uno che ha pesato, almeno al pari di Gabriele Azzi, qualche tempo dopo, proprio a Porto Rotondo, grazie alla sua ancora immensa invenzione che fu il magico “Big Game”: una storia di pe-sca all’americana, un mondo ben oltre gli standard mediterranei vissuto negli anni 2000. E grazie a questo spettacolare evento c’è l’incontro con Gianfranco Santolini, ancora oggi presidente del Big Game Italia e del Club nautico Rimini. Con lui, le esperienze si spostano inevitabilmente anche in Adriatico. Continua quindi a frequentare la sfera agonistica in traina d’altura o drifting e ci mette anche qualche fuga in Liguria, da Andrea Lia, grazie al quale combatte per la prima volta con sua maestà il tonno rosso. “Gianfranco, era forse il 2006, aveva un Bertram e fu invitato, ed io e Paolo Righi con lui, a un’americanata: The Shootout, una gara di pesca ai rostrati, tra Bertam e Viking alle, Bahamas, all’isola di Abaco. Ricordo che non fu, la nostra, una prestazione brillante e ricordo an-che una valigetta trasparente con il montepremi: 1.500,000 dollari.”.
Quando hai provato la sensazione di essere un pescatore maturo? Quando ho cambiato barca, quando ho comprato Nibbio, un Pursuit 38 ben accessoriato per la pesca, e naturalmente ceduto il Bertram allestito “per fare i bagni.”. Hai ancora Nibbio? Sì, Nibbio esiste ancora ma è diventato un Cabo 32, bellissimo, ben costruito. A pesca è un rapace, un Nibbio a tutti gli effetti, e cattivo, come il bravo di manzoniana memoria. Non è una barca enorme ma considerando che ho casa qui a Porto Rotondo e non ho necessità di viverla h 24, trovo che sia la misura adatta a me. Oggi, purtroppo, non è più in produzione, mentre vanno molto di moda i fuoribordo. Tre, quattro, cinque e anche sei motori a coprire lunghezze fino ai 55 piedi.
Non ti incuriosiscono? No, grazie. Anzi, trovo i motori fuoribordo fastidiosi e anche un po’ pericolosi, ma devo ammettere che la manutenzione e la gestione in generale sono più semplici e meno impegnative.
“Stiamo sperimentando una tecnica con 4-5 chili di zavorra, mulinello elettrico, fonte luminosa e filo terminale da 80 lbs su una canna da 50, anellata ma con la carrucola sul puntale.”.
Qual è la tua tecnica di pesca preferita? Mi piace moltissimo la traina col vivo al tonno. Uso tre canne e calo tre esche a diverse profondità, a una velocità di un nodo e mezzo circa. Mi diverte molto anche la pesca allo spada in profondità. Stiamo sperimentando una tecnica con 4-5 chili di zavorra, mulinello elettrico, fonte luminosa e filo terminale da 80 lbs su una canna da 50, anellata, ma con la carrucola sul puntale. Trovo divertente anche la pesca al calamaro, un po’ meno la classica traina costiera a dentici e ricciole. D’inverno mi appassiona l’inchiku
E la traina d’altura? Beh a proposito di traina d’altura Nibbio ha vinto l’ultima competizione che si è disputata a Porto Rotondo, l’Igfa Mediterranean Championship, lo scorso luglio.
Un aneddoto? A proposito del Mediterranean championship? In prova, qualche giorno prima della gara, insieme a Vincenzo Cossu, il comandante, siamo incappati in un palamito galleggiante mal segnalato. Sbrogliato l’incidente, alla prima cala, non ancora affondata è arrivato un pesce che nel tira e molla ha sbobinato per ben tre volte il mulinello. Una furia che purtroppo non abbiamo identificato con certezza perché ha rotto il 50 libbre. Si trattava con molta probabilità di un tonno rosso, di quelli di una volta che ti tenevano in tensione per ore. Poteva essere il pesce della vita.
Tornando alla gara? Beh, affiatamento e fortuna. Con me potevo contare sull’esperienza di Andrea Linguanti, uno di quelli che non molla mai e che ha pescato in tutti i mari del mondo. Poi, Alessandro Giani, un riminese doc che la pesca ce l’ha nel sangue, un superesperto. E poi Vincenzo Cossu, il comandante, presente in ogni occasione. Abbiamo adottato una strategia comu-ne. Nessuna individualità. Tutto di- scusso e programmato a tavolino da noi quattro, a iniziare dalla scelta delle esche. Ognuno ha proposto i suoi “feticci” e di comune accordo ne abbiamo promosso e bocciato. La prima giornata abbiamo tentato la pesca col vivo, ma non è andata bene. La manche successiva ci siamo rifatti. Abbiamo trovato i pesci nella parte più settentrionale del campo gara. Uno show indimenticabile con tonni bianchi a gogo e due aguglie rilasciate. Peccato per un’alalunga per-sa nel vano tentativo di imbarcarla attraverso la tuna door. È stato un errore. Molto più sicuro raffiarla…
Attrezzatura? Uso canne Ian Miller, Precision e Normic. Mulinelli Tiagra Shimano, sempre... “Via da Shimano ti tagli una mano.”.
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