La ricerca della spigola va affrontata senza lasciare nulla al caso. Lo spot, l'attrezzatura e l'esca, sono tutte componenti fondamentali che devono essere studiate e preparate nei minimi particolari.
Odiavo i giubbotti pesanti, il gelo della mattina presto prima di andare a scuola, il cielo già buio alle 18, lo odiavo. Adesso però le cose sono cambiate, la passione per il surfcasting che mi ha accompagnato negli ultimi anni mi ha aiutato e adesso il sempre odiato inverno non è più così malvagio. Non prendetemi per pazzo, ma durante l’inverno io controllo i siti meteo tutti i giorni e più volte al giorno, seguo costantemente l’andamento dei venti, delle mareggiate e della pressione atmosferica. Il concetto di “posto giusto nel momento giusto” è esaltato all’ennesima potenza nel surfcasting invernale: gira tutto intorno all’abilità di riuscire a incrociare lo spot giusto con le sue condizioni meteomarine ideali, senza mai dimenticare l’importanza del fattore C. Durante una fredda giornata di fine gennaio, decidiamo con Vale di andare a registrare un video di pesca per il nostro canale youtube My Fishing Stories, affrontando una scaduta di maestrale alla ricerca del pesce più rappresentativo di questo periodo: la spigola. Questo inverno non siamo mai stati fortunati nella ricerca di questa preda, ma io e Vale non siamo due che mollano, al contrario siamo una coppia testarda, dura come il diamante. Lista delle esche: seppioline taglia 200 grammi, perfette per essere innescate a striscioline ma anche ideali per preparare l’innesco della testa di seppia; cannolicchi rigorosamente freschi; una decina di bibi surgelati e una dozzina di mugginetti vivi. Il muggine vivo è imprescindibile quando l’obbiettivo è la spigola di taglia.

Qualche volta è l’unica esca su cui cade questo magnifico predatore, altre volte al contrario, non risulta affatto essere l’esca più efficace. Arriviamo nel pomeriggio, lo spot si presenta ai nostri occhi con il primo frangente a 80-100 metri e un mare schiumoso, ossigenato, ma non eccessivamente turbolento, responso finale: la condizione è buona, si può pescare! Durante le ultime ore di luce mi piace sempre focalizzare l’attenzione sulla ricerca dell’orata. Preparo così uno short rovesciato con un bracciolo da 80 cm e lo lancio in ground oltre il frangente con un bell’innesco di cannolicchio intero. In mezzo alla schiuma con Vale iniziamo a bombardare il terreno con esche per la spigola, mugginetti, striscioline di seppia e cannolicchi tappezzano la fascia dai 20 ai 60 metri, lì dove l’acqua è costante-mente schiumosa seppur l’onda abbia già perso tanta della sua energia iniziale. “Fede, basta che arrivi il buio e oggi peschiamo la spigola, te lo assicuro”, dice Vale, mentre aspettiamo seduti il primo segnale, davanti a un magnifico tramon-to. Mi ha colpito, non sapevo nemmeno come rispondere, non era mai successo che Vale si sbilanciasse così tanto all’inizio di una pescata, solitamente è molto cauta con certi commenti, quasi superstiziosa... che le è preso? Sembrava quasi una profezia...


Bibi, seppie e muggini un trittico all terrain.
Ed ecco che improvvisamente la canna lanciata sulla lunga distanza con il cannolicchio mi chiama, recupero il primo pesce di giornata, è il pesce che cercavo, un’orata! Un pesce sui 400 grammi, un buon inizio, non ci lamentiamo.

Arriva il buio, l’aria si fa stranamente tesa, adesso lo sento anche io quel presentimento che aveva Vale, è una sensazione che adesso condividiamo entrambi in silenzio, mentre guardiamo il mare. Un silenzio che, con l’arrivo del buio, viene improvvisamente rotto o meglio frantumato da una mangiata pazzesca sulla canna di Vale, lanciata a circa 30 metri con un trave a due snodi e due braccioli di circa 50 cm. La fuga laterale del pesce è inizialmente incontenibile, non c’è dubbio, è lei. Vale combatte con massima attenzione e finalmente ecco la sagoma del pesce. La spigola è grossa, si arena negli ultimi centimetri d’acqua del bagnasciuga e così, per evitare una rischiosa trazione eccessiva finale, Vale smette di tirare con la canna e entra in acqua per prenderla con le mani.

Scelta saggia. La gioia è incontenibile, gli occhi sono sgranati dinnanzi a un esemplare così bello: 2,870 kg. La profezia si è avverata! Il trave di Vale si presentava in acqua con due braccioli e due esche diverse, una strisciolina di seppia e un cannolicchio. È stato nuovamente il cannolicchio a colpire, ignorata invece la strisciolina di seppia, così come i muggini vivi sulle altre canne in pesca. Passano le ore e solo una piccola spigoletta si fa vedere su una delle mie canne, la rilascio immediatamente. A questo punto arriva l’ora di cena, recuperiamo un po' di energie con un bel panino con prosciutto cotto, formaggio e mezzo kg di maionese, ma poco prima di addentare l’ultimo gustosissimo boccone la canna di Vale si piega nuovamente indicando inequivocabilmente la mangiata di un altro bel pesce: un'altra spigola e un’altra volta sul cannolicchio! Sembra essere la giornata fortunata di Vale, dopo lo spigolone ha pescato un altro bell’esemplare di 900 g che si aggiunge al nostro carniere. Da quel momento non abbiamo più nessun segnale, a eccezione di un breve e frenetico passaggio di oratelle di piccola taglia, rilasciate subito.

Si fa tardi, decidiamo di smontare le canne e rientrare. Io non ho preso la mia spigola ma sono ugualmente felice, siamo una squadra e peschiamo insieme, quei pesci pescati da Vale in qualche modo li sento anche miei. I miei pensieri filosofici tuttavia vengono interrotti da una visione mistica/allucinogena che mi si presenta davanti agli occhi: la mia canna è dritta e la lenza è in bando. Mi stropiccio gli occhi, erano 5-6 ore che non vedevo un segnale su una mia canna. Non posso crederci! Mi avvicino alla canna e ferro con decisione, “pesce”, grido a Vale, “...bel pesce.”. Recupero con massima attenzione la preda dell’ultimo lancio, quello che tutti sognano di prendere durante ogni battuta di pesca. Nessun intoppo, la spiaggio, è lei, la mia spigola! Una bellissima spigola di 1,255 kg pescata a circa 60 metri, che conclude nel migliore dei modi una bella e fortunata giornata di pesca. Se potessi parlare con il Federico bambino che odiava l’inverno, gli direi “abbi pazienza, vedrai che non è poi così male.”.

Commenti ()