Memorial Alessandro Magrini
Ogni anno, alle porte della stagione estiva, arriva uno di quei momenti per cui un vero garista si prepara tutto l’anno.
Ogni anno, alle porte della stagione estiva, arriva uno di quei momenti per cui un vero garista si prepara tutto l’anno. Non esagero, perché sto per raccontarvi della XXXIV edizione del Memorial Magrini organizzato dal club cagliaritano Hippocampus Club. Questo trofeo è a tutti gli effetti una gara di interesse mondiale. E mai come quest’anno la parola mondiale risulta il termine da utilizzare visto che gli atleti iscritti hanno rappresentato ben 18 nazioni: Algeria, Azerbaijan, Cipro, Corsica, Francia, Galles, Germania, Grecia, Inghilterra, Irlanda, Irlanda del Nord, Olanda, Polonia, Slovenia, Sud Africa, Tunisia e ovviamente Italia. Dal 31 maggio al 2 giugno i “cavallucci” capitanati dal loro inossidabile presidente Claudio Murtas, hanno dato vita ad una manifestazione unica nel suo genere, accettando anche il rischio di effettuare un cambio di location: il litorale oristanese. Questa scelta, vincente per la struttura ricettiva, ha reso decisamente meno nel suo maggior punto di forza, il pescato. Il maltempo e le condizioni meteo non proprio indicate per questo spot, hanno reso sterili Sassu e Arborea, conosciuti come campi gara pescosi. Location cambiata ma stesso identico regolamento del passato: gara singola a picchetto, con due canne per atleta, 50 punti come bonus preda e un punto per ogni grammo di peso. La classifica è stata stilata sommando le prove dei due giorni gara. E quindi, come spesso succede, per poter aggiudicarsi il prestigioso trofeo, bisogna essere perfetti e conquistare due primi di settore.
Bigger Fish - Il Magrini è iniziato con il Bigger Fish, preludio della gara vera che si è svolto il giovedì ed ha coinvolto tutti gli atleti stranieri. Ad aggiudicarsi il trofeo destinato alla preda più grande, con una spigola da 62 cm e un punteggio di 4084 punti, è stato il tedesco Dan Bich, seguito dall’olandese Arthur Van Tienen, con la sua aquila di mare da 81 cm e 3457 punti, e dal corso Tierry Jordan, con un serra da 54 cm e 1408 punti.
Prima manche - Sassu, Arborea, Torre Grande, tutti i sardi conoscono questi spot, ma per l’occasione anche i “forestieri” sono stati catechizzati a dovere. Poter vedere le diverse tecniche in azione, aiuta a capire le diverse impostazioni gara adottate in base alla nazionalità dell’atleta che si ha accanto. La gara è gara e a spuntarla su tutti nella prima prova è stato Efisio Mostallino (Coxinas), utilizzando un a paratura 3X100, utile nella ricerca delle mormore. Per lui ben 13 catture. Ricordiamo anche l’ottima prova di Alessandro Caria (Anda Arborea) che a differenza di Efisio, ha scelto di puntare sugli sparaglioni e di Riccardo Chessa (JCasting), con un serra da un chilo e mezzo catturato con uno 0,16 e una bella arenicola, non certo un innesco da serra.
Seconda manche - Se il primo tempo è stato avaro di catture (345) anche il secondo non è stato da meno (190), rendendo la sfida ancora più difficile da interpretare. A spuntarla su tutti aggiudicandosi il titolo e l’ormai classico e bellissimo trofeo raffigurante il cavalluccio marino, è stato Alessandro Caria che ha bissato il primo di settore del venerdì portandosi a 28 catture totali, maggior numero di catture della gara. Un risultato fantastico per Alessandro che dimostra la sua ottima conoscenza dello spot. Il portacolori dell’Anda Arborea, visibilmente emozionato, ha alzato il prestigioso trofeo e una ricca premiazione targata Sunset, meritandosi così gli applausi della sala. Con lui sono saliti sul podio il greco Stogiannidis Margaritis e Riccardo Chessa. Tra i premi speciali ricordiamo Ewa Wawrzyniak (Polonia), migliore donna in gara, Stogiannidis Margaritis, come miglior straniero, Riccardo Chessa per la preda più grossa e il J Casting Team, come miglior società. Non sono solito fare preferenze tra i trofei, perché reputo che tutte le gare vadano disputate, oltre che per la passione che accumuna la maggior parte di noi, per l’impegno e gli sforzi che gli organizzatori mettono in campo. Ma posso comunque suggerire a tutti di partecipare almeno una volta a questa manifestazione. Non nascondo che risulta essere una gara faticosa e dispendiosa, ma vi posso garantire che questo trofeo crea “dipendenza”, disputato una prima volta si inizia immediatamente a pensare all’edizione successiva; sentire le note di tutti gli inni nazionali, poter discutere della nostra passione con atleti provenienti da tutto il mondo, partecipare ad una manifestazione che dura come minimo 3 giorni, dirette video in spiaggia e durante le pesature… e poi una premiazione con la P maiuscola, oramai rendono il Magrini il trofeo dei trofei, per cui non posso che ribadire i miei complimenti a tutti i ragazzi dell’Hippocampus per la loro disponibilità e il loro impegno. Ci vediamo sicuramente l’anno prossimo con la speranza di sfondare quota 200 iscritti!
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