Mai Dire Mais
Il mais è un’esca che si utilizza da tempi immemorabili e oggi, grazie alla sua facile reperibilità e al suo costo un po’ per tutte le tasche, si tende ad utilizzarlo in tutte le stagioni. Tutti abbiamo sempre un barattolo di mais pronto da sfoderare nel caso in cui si debba porre rimedio ad una giornata di pesca storta. Con lo sviluppo di tecniche e materiali e con la richiesta, dovuta alla difficoltà sempre in crescendo, di riuscire a far abboccare al nostro amo il maggior numero di pesci possibile, anche le aziende del settore, produttrici di mais per tutte le attività alieutiche, si sono dovute adeguare, andando a produrre il mais aromatizzato nei più svariati modi, con altrettanti colori sgargianti. Si spazia dai classici frutti, al cioccolato, creme caramel, fino ad arrivare all’aglio, anice e chi più ne ha più ne metta. Negli anni ho provato un po’ tutti i tipi di mais e devo dire che ho avuto delle belle risposte, soprattutto da quelli che credevo fossero i meno catturanti, perché ero convinto fossero dei gusti sgradevoli alle carpe, vale a dire aglio e anice. Un altro pregio del mais è quello che lo si può tranquillamente utilizzare per la pasturazione, sia con la fionda così com’è, oppure in aggiunta alle palle di pastura a mano. Diciamo che la stagione migliore per il suo utilizzo è primavera e estate, quando le temperature sono decisamente gradevoli e i pesci si mettono in moto alla ricerca di cibo, in maniera tale da scrollarsi di dosso l’apatia e l’inattività dei mesi freddi. Ma anche in inverno si può cercare di ingannare qualche carpa cercando di ingegnarsi con l’innesco, magari utilizzando un hair rig; ma questi sono casi disperati, quando vedere un sussulto del galleggiante equivale ad un terno al lotto.
Innesco
In quasi tutte le mie pescate, utilizzo solo due tipi di innesco: singolo nel 90% dei casi e doppio nel restante 10%. Tendo ad innescare due chicchi di mais, quando la pesca è frenetica, i pesci sono tanti e intendo selezionare la taglia del pesce. In realtà c’è anche un terzo tipo di innesco, che reputo l’asso nella manica che uso solo ed esclusivamente in inverno, in quelle giornate dove i pesci proprio non hanno la minima intenzione di assaggiare le nostre esche. Quindi prendo un chicco di mais, lo spremo eliminando la polpa, lasciando da appuntare sull’amo solo la buccia. A questo tipo di innesco, abbino una pasturazione con la coppetta, tritando per bene con le forbici i chicchi di mais, i quali scenderanno verso il fondo lentamente lasciandosi dietro un alone di richiamo dovuto al succo del mais tritato. Spesso questo accorgimento incuriosisce i pesci permettendomi di vedere qualche mangiata in queste giornate disperate.
Pasturazione
Il mais, come anticipato prima, si presta benissimo all’uso come pastura e pescando con la roubaisienne in genere pasturo con la coppetta, con la fionda e a mano aggiungendolo agli sfarinati. Vediamo di analizzare singolarmente i tre casi differenti. Utilizzo la coppetta quando pesco in degli spot poco profondi, nei quali i pesci sono diffidenti e ho la necessità di fare poco rumore. Con la fionda quando mi trovo a pescare in acque medio profonde e il rumore è irrilevante o ancor più quando il rumore è fondamentale per il richiamo dei pesci a galla. Questo perché il mais, oltre al gusto e al colore, ha anche un discreto peso e i chicchi lanciati con la fionda, al contatto con l’acqua, specialmente nella pesca a galla, richiamano i pesci attivando la competizione alimentare che ci permette di pescare grandi quantità di pesci anche di grandi dimensioni. Infine lo utilizzo in aggiunta agli sfarinati, solo nelle gare nelle quali devo fare un fondo iniziale a mano, per cercare di radunare i pesci sotto la punta della canna nel minor tempo possibile.
Montature
Il mais è un’esca inerte, pesante, per cui non c’è bisogno di impazzire con scalate e lenze morbide. Quindi un bel bulk a tarare per l’80% il galleggiante e due o tre pallini equidistanti tra loro con l’ultimo a ridosso dell’asola del finale nel caso in cui la pesca sia concentrata sul fondo. A galla invece solo un pallino che completerà la taratura del galleggiante in abbinamento con il peso di un chicco di mais. Come diametri dei fili, dimensione dell’amo ed elastici la scelta va ponderata tenendo conto delle dimensioni dei pesci che presumibilmente abboccheranno alle nostre lenze. Il galleggiante invece accertatevi che sia con il filo passante all’interno del corpo perché se dovesse abboccare un pesce di discreta taglia, si creerebbero delle tensioni e trazioni che ve lo polverizzerebbero all’istante. Mi raccomando l’amo, con curva larga e con un filo robusto ma rigorosamente senza ardiglione. L’amo barbless tutela la salute dei pesci, ci permette una slamatura rapidissima e quando finisce nelle maglie del guadino ringraziamo il cielo di averlo scelto senza ardiglione.
Conclusioni
Col passare degli anni abbiamo potuto apprezzare l’evolversi del mais come esca e oggi mi sento di poter affermare che il mais, in tutte le sue varianti, è veramente un’esca per veri intenditori.
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