L'Uomo e il Sarago
Duncan, un grosso sarago maggiore con le pinne in acqua da oltre cinque anni, nuotava spedito verso la spiaggia. Aveva aspettato le condizioni del mare favorevoli alla caccia per giorni, di più, per settimane. In tutto questo tempo era rimasto lontano da riva, al riparo nella sua tana, la spaccatura in una roccia nascosta nell'alta posidonia. Non mangiava da almeno dieci giorni, fatta eccezione per un polpo che aveva trovato stordito dopo il passaggio dello strascico, lo stesso strascico che costringeva i saraghi a cercare da mangiare sempre più a riva. Poi finalmente era arrivata la corrente fredda, mossa da un vento di cui Duncan non aveva mai sentito l’ululato, ma di cui immaginava la potenza. Tanto forte, questo vento del mare, da sollevare onde enormi nelle quali un esperto nuotatore poteva trovare il cibo, strappato alla sabbia del fondale e portato in sospensione. E negli anni Duncan ave-va imparato a distinguere il cibo da mangiare da quello “cattivo”, le e-sche preparate dall'Uomo, un esper-to pescatore, tanto quanto Duncan, che il sarago non aveva mai visto ma che riconosceva per l'abilità che mostrava nel preparare i suoi inganni, sempre nuovi, sempre più micidiali. Adesso il grosso sarago maggiore nuotava spedito nelle ultime luci della sera. Un bagliore richiamò la sua attenzione, era seguito. Kutru, un sarago della stessa età di Duncan, ma ancora più massiccio, era un prepotente, incapace di cacciare in proprio, sfruttava l'astuzia di Duncan per arrivare al cibo che poi strappava al compagno con la violenza. Anche quella volta Kutru lo stava seguendo...
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