Un viaggio insolito ma quasi di moda, che mai delude e come assicura il navigato autore, il divertimento è più che assicurato.
Grazie alla sua posizione geografica, l’Oman gode di accesso sia al Golfo Persico, sia all’Oceano Indiano. Le acque del Golfo dell’Oman sono ricche di nutrienti e popolate da una varietà di creature marine, tra cui tartarughe, delfini, balene e pesci tropicali di ogni specie e forma. Le barriere coralline intatte ospitano un’enorme ricchezza di biodiversità, rendendo le immersioni un’esperienza straordinaria. In questo contesto, la pesca sia commerciale che sportiva godono di condizioni privilegiate come in pochi altri luoghi del pianeta. Le origini della pesca in Oman risalgono all’epoca preislamica, quando le tribù costiere dipendevano dalla pesca quale fonte primaria di cibo. Gli omaniti erano noti per l’abilità nella costruzione dei “dhows”, imbarcazioni tradizionali, utilizzate per navigare nel Mar Arabico e nel Golfo Persico alla ricerca di pesce. Oggi, l’Oman è uno dei principali paesi esportatori di pesce della penisola Arabica con un significativo contributo al Pil e all’occupazione. Tuttavia, è la sua costa meridionale a nascondere un tesoro di paesaggi mozzafiato, come le infinite distese di spiagge dorate a metà fra acque cristalline e catene montuose a picco sull’oceano. Le acque turchesi dell’oceano e il cielo azzurro si fondono in un paesaggio senza tempo che riporta la memoria a un passato esotico, fatto di esplorazioni e commerci fra civiltà lontane fra loro. La fauna marina è altrettanto affascinante.

Nelle acque di Ash Shuwaymiyyah, nel sud dell’Oman, mi sono cimentato in varie tecniche con alcune delle prede più ambite di queste acque. In particolare il giant trevally e il tonno pinna gialla in top water e la ricciola a jigging, oltre a una grande varietà di altre specie. La grande concentrazione di fauna è dovuta alla presenza di canyon sottomarini che generano vere e proprie strutture e dislivelli favorevoli alla concentrazione del pesce foraggio. Inoltre, le isole Khuriya Muriya, fra le quali Al Hallaniyah è la più grande, sono circondate da grandi formazioni coralline che costituiscono un habitat ideale per molte delle specie citate. Da metà settembre a aprile è possibile incontrare grandi quantità di predatori che si avvicinano alla costa durante le migrazioni stagionali, come il tonno pinna gialla, la ricciola e il black marlin, in aggiunta a specie stanziali come il GT (giant trevally).


Questo richiede una vasta gamma di attrezzature per soddisfare le esigenze che ogni preda richiede. Nonostante le difficoltà logistiche per raggiungere gli spot di pesca, l’unicità di questo luogo remoto attrae ogni anno gruppi di pescatori sportivi in cerca del trofeo. Tuttavia, proprio per queste ragioni i charter della zona non hanno attrezzature adeguate per affrontare i pesci presenti in queste acque. È dunque altamente consigliato portarsi tutto il materiale necessario, incluse canne, mulinelli e esche artificiali. Non è infatti raro allamare tonni pinna gialla e giant trevally che superano i 60 chili, e ricciole che superano abbondantemente i 30 chili. I tonni pinna gialla, magnifici predatori, si concentrano davanti alle coste dell’Oman durante la loro migrazione stagionale, che inizia presso le coste dell’Africa orientale, attraversando le acque dello Yemen e dell’Oman, per poi riversarsi sulla porzione occidentale delle Maldive. Durante questo evento, è possibile imbattersi in un vero e proprio spettacolo della natura, nel quale l’intero ciclo naturale è in pieno fermento. Si può infatti assistere a chilometri di “mangianze” dove predatori come il black marlin e il delfino cacciano accanto ai tonni pinna gialla in piena frenesia alimentare. Contemporaneamente, milioni di pesci foraggio diventano target degli attacchi aerei di migliaia di uccelli marini. Questa situazione è particolarmente favorevole per gli appassionati della pesca in top water dei grandi pelagici.

In particolare, la grande quantità di pinna gialla porta spesso a numerose allamate durante la giornata di pesca con attacchi alle esche che portano a vere e proprie esplosioni sulla superficie dell’acqua. Una volta allamato, il tonno è un combattente formidabile, con comportamenti simili al “rosso”. Infatti, in condizioni di profondità che vanno ben oltre i 1000 metri come in questa zona, queste creature riescono a esprimere tutta la forza e resistenza per le quali sono apprezzati nel mondo della pesca sportiva. Discorso differente è invece per il giant trevally. Questo predatore stanziale è considerato da molti la specie più aggressiva dei reef tropicali di tutto il mondo. Questa fama di predatore vorace e territoriale è incrementata negli anni grazie alle spettacolari immagini diffuse dagli appassionati di pesca sulle piattaforme social, in aggiunta ad alcune sequenze di attacchi a volatili nel celebre documentario della Bbc “Blue Planet II”. Dotato di grande esplosività e capace di raggiungere un peso di oltre 70 chili, il giant trevally è un combattente imprevedibile che mette a dura prova sia l’attrezzatura che la resistenza fisica anche degli angler più esperti. Infatti, le lunghe fughe improvvise, soprattutto durante le prime fasi del combattimento, causano spesso rotture dovute al contatto fra la lenza e i coralli del reef. Questo predatore tende a dirigersi verso il fondale e in direzione delle strutture sottomarine più prossime dopo l’allamata. L’attrezzatura utilizzata, in particolare il mulinello, deve dunque essere settato su drag molto alti per diminuire il range d’azione della preda.

Attrezzatura - Per affrontare i pinna gialla e i giant trevally, abbiamo utilizzato mulinelli Shimano Stella 18000, canne Normic e Ripple Fisher capaci di lanciare esche fino a 250 grammi e fili con un carico di rottura intorno alle 100 libre. Le esche artificiali che abbiamo preferito sono state dei popper dagli 80 fino ai 180 grammi, oltre che alcune stick bait da 70 grammi. Particolarmente efficace è risultata la Normic Reverse Big Game Extreme, una canna progettata a partire dai celebri fusti RS con rinforzo in carbonio, anche se più lunghi per favorire lanci più distanti. Inoltre, questa canna offset è costituita da un manico in Eva con una particolare attaccatura progettata da Michele Nodari che permette all’angler di allacciare i moschettoni delle cinture da stand-up per favorire maggior comfort durante tutte le fasi del combattimento. Questo accorgimento si è rivelato estremamente efficace, soprattutto nelle fasi più impegnative del combattimento con i pinna gialla. Prodotta nei libbraggi da 30 a 80, questo attrezzo è stato già testato per pescare i blue marlin con la tecnica del pitch bait con ottimi risultati.

Sebbene la pesca ai tonni e ai GT abbia regalato grandi soddisfazioni, è stata la pesca alla ricciola quella più redditizia in termini di allamate. Questa zona dell’Oman è infatti meta della migrazione annuale delle ricciole che si concentrano in grandi numeri soprattutto da settembre a novembre. Le tecniche per insidiare questa preda sono molteplici, e spaziano da quelle verticali con jig da 150 a 200 grammi, all’utilizzo di esche “top water” come i popper, fino agli stickbait. Ma la preferita è stata quella verticale, utilizzata con successo totalizzando oltre 50 ricciole, fra le quali una da 38 e un’altra da 42 chili. La pesca a questo predatore è stata particolarmente divertente, caratterizzata da violente boccate ai nostri jig e da fughe verso il fondale. La ricciola è infatti spesso considerata uno degli avversari più complessi da affrontare nel mondo della pesca sportiva grazie alla sua tenacia durante tutto il combattimento, nonché per la sua velocità e notevole resistenza. Abbiamo utilizzato mulinelli Shimano Stella 10000, canne da jigging della Yamaga Blanks, e trecciato PE 5 e finale in fluorocarbon da 90 libbre per evitare rotture su rocce e coralli. Ci sono state molte altre catture di specie tropicali come il black spotted trevally, il rainbow runner, varie specie di snapper, e perfino pesci balestra. Merita una menzione speciale il longtail tuna, un tunnide particolarmente combattivo e dotato di una forza che va ben oltre il suo aspetto e le sue dimensioni. Per queste ragioni è considerato anche tra i pescatori locali come la specie ittica più potente fra quelle che abitano queste acque. Il patrimonio ittico di queste acque che lambiscono la regione più meridionale dell’Oman è unico e la preservazione di questi luoghi e delle sue specie è un obiettivo che questo paese sta portando avanti con azioni concrete. Da circa dieci anni il governo dell’Oman ha infatti bandito la pesca con reti a strascico (in particolare quelle provenienti dalla Corea del Sud) che aveva portato intorno al 2013 a una riduzione drastica degli stock di pinna gialla. Da allora c’è stata una ripresa molto significativa, testimoniata dalle continue mangianze che si possono ammirare durante la loro spettacolare migrazione. Nonostante le difficoltà nel raggiungere questa località, che si trova a 3 ore di macchina dall’antica capitale Salalah, le acque cristalline e piene di vita del sud dell’Oman rappresentano un richiamo irresistibile per tutti coloro che vogliano cimentarsi nella pesca di alcune delle specie ittiche più ambite in un ambiente incontaminato e di rara bellezza.
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