L'Essenza Più Pura del Pescatore
Sono due gli elementi culturali che elevano la pesca a fenomeno sociale, di massa. Il primo è un’opera letteraria che più o meno alla mia nascita vinceva il premio Pulitzer. Parliamo naturalmente di Hernest Hemingway e il suo celeberrimo Il vecchio e il mare, un testo tradotto in tutto il mondo che ha avuto spazio anche nelle scuole d’Italia. Il secondo è Sampei, il personaggio giapponese dei fumetti manga che a partire dagli anni ‘70 ha imperversato in tutto il globo e in tutte le piattaforme disponibili, fino agli anni ’80 e ’90. Entrambi i protagonisti, Santiago e Sampei, rappresentano l’essenza più pura del pescatore. Da una parte il vecchio che dopo una vita passata in mare a pescare pesci enormi non cede alla “sfortuna” fino allo struggente epilogo, dall’altra un giovane entusiasta che divora ogni informazione e si misura quotidianamente contro un avversario sempre temibile in un ambiente sempre più fragile, da proteggere. Sfumature letterarie a parte e coloriture da romanzo, se dovessi definire il mio tipo di pescatore ricreativo, sarebbe la perfetta sintesi di questi due personaggi. E sono sicuro di ottenere riscontri e consensi universali. Ma allora, se non sono un illuso, perché continuo a registrare manifestazioni di sufficienza e prepotenza con esternazioni soprattutto digitali, dove è chiara l’intenzione del protagonista di turno di attribuire valore a una montagna di pesce pescato? Non era nelle corde di Santiago che lottava col grosso e neppure del suo autore, pescatore anch’esso per tutta la vita, e neppure in quelle di Sampei, sebbene icona dei tempi moderni e rappresentativi, se vogliamo, delle ultime generazioni. E non è nelle mie corde. E per questo, come Santiago, non demordo e anzi insisterò con sempre più convinzione, e quando ne avrò occasione, perché la pesca rimanga un’attività pulita, un sogno da cui non svegliarsi mai.
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