In primavera cambia un po’ tutto. La terra si colora e il mare si prepara a ospitare una vita rigogliosa partendo dalla temperatura dell’acqua che diventa tiepida. Cambiano anche le tecniche di pesca... e lo Slow esplode.
Le giornate si allungano e la temperatura è in aumento, ma sole e piccoli temporali si alternano. Ancora non sappiamo come vestirci per andare a pesca, correndo il rischio di trovarci in mezzo al mare con un’equipaggiamento inadeguato. E quando anche la temperatura dell’acqua inizia a salire, sui nostri spot di pesca le caratteristiche dello spot mutano. Non c’è un momento migliore per ridurre le uscite di pesca a traina col vivo e iniziare a lucidare gli assist e pettinare i nostri jig: la primavera è senza alcun dubbio il periodo migliore per praticare slow jigging e ora vi spiego i motivi.

Temperature e foraggio - Tutti sanno che in primavera avvengono i montoni di alcune specie, ma non tutti sanno che nel Mediterraneo, in primavera (come anche, seppur meno, d’inverno e d’estate), al cambio stagionale avviene la riproduzione per la maggior parte delle specie. Questo perché i periodi della riproduzione sono preceduti dalle variazioni stagionali e dall’abbondanza di fitoplancton e zooplancton. Per questo motivo, tutti i grandi banchi di foraggio iniziano nuovamente a farsi vivi in maniera importante, tant’è vero che si riduce la presenza di cefalopodi (in natura per una specie che rallenta ce ne sono altre che primeggiano) e il pesce foraggio inizia a frequentare i nostri spot. In primavera la temperatura dell’acqua inizia a risalire. La parte superficiale dell’acqua e gli stati più profondi assumono una temperatura simile, addolcendo il termoclino che, anche nel display dei nostri strumenti, appare come una linea di demarcazione ben più sfumata e meno netta di quanto sia nel periodo invernale. Questa felice situazione, favorendo la mobilità dei pesci e consentendo loro di spostarsi agevolmente in tutta la colonna d’acqua, comporta un minore consumo energetico durante la predazione. Per questa ragione, in questo periodo, possiamo segnalare le stesse prede che abitualmente frequentano specifici strati d’acqua, più vicini alla superficie o al fondo. I tunnidi, iniziano ad arrivare con più frequenza per via del foraggio e le specie di fondo iniziano a muoversi con più serenità, è quindi ovvio che avremo molte più specie che bazzicano sui nostri spot, lungo tutta la colonna d’acqua.

Le batimetriche - Lo slow jigging è una tecnica senza limiti di target e specie, ottima a tutte le quote. Ma, volendo individuare l’apice temporale delle suo ”successo”, considerando che questo si riscontra su batimetriche che variano dai 70-80 m fino e oltre i 180 e che in un certo periodo, per quanto scritto, aumenta il movimento dei pesci, il risultato appare scontato: la primavera. Inoltre, visto che la versione originale dello slow jigging, non prevede l’uso di esche naturali aggiuntive, non è necessario ab- bandonare anzitempo il caldo cuscino per dedicarsi alla cattura di esche varie per addobbare i nostri ferri appuntiti.
I pesci - Il primo pesce della lista è il parago (Pagrus pagrus). Si tratta di un animale sempre in movimento, in alcuni casi staziona sul fondo intento a grufolare, ma spesso caccia i piccoli banchi di foraggio, anche su livelli superiori. Anche il sanpietro, che spesso troviamo raccolto in piccole comunità, di norma nascosto sul fondo, spessissimo si stacca dal substrato e fluttua anche a molti metri di distanza, sempre in fase predatoria sul foraggio. Ci sono anche tutti i tunnidi che corrono come disperati in tutta la colonna d’acqua tagliando il foraggio. E le cernie che escono più volentieri dalle loro tane per inseguire il foraggio e sferrare l’attacco. E poi capponi, occhioni, mostelle, pagelli, sgombri, ecc..Tutte specie alla portata di questa tecnica. Rispetto al resto dell’anno, in primavera, l’ecoscandaglio diventa davvero indispensabile, al pari della combo canna e mulinello. Infatti è necessario capire se il predatore sia in zona, poco prima, poco dopo, staccato, più in basso per non farsi notare, o se arriva a tutta birra dall’alto. Se a tutto questo aggiungiamo dei momenti cruciali, aspettando i picchi di marea, i cambi di corrente, magari i momenti di luce migliori e un po’ di fattore C… avremo fatto bingo.

Fishing tackle - In barca ci vogliono minimo due canne: la prima con un’azione che gestisca bene jig dai 130 ai 180 g, con mulinello rotante compatto ma potente, con 500-600 m di un buon PE 1,5, per le giornate con poca corrente; la seconda che gestisca bene esche dai 180 ai 230 g, con un mulinello un po’ più potente del primo, con la stessa quantità di filo PE 2, da utilizzare quando è necessaria un po’ di prepotenza. Poi, 10 jig con forme e colorazioni diverse e glow; una manciata di assist dal 2/0 al 5/0; qualche split e solid ring di grandezza adeguata; una pinza; fluorocarbon da 30 lb a 50.
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