Leggeri, Affamati e Stanchi
Una cosa è certa, è in atto un radicale cambiamento nel modo di vedere ed interpretare il surf casting. Fino a non molto tempo fa la canonica uscita a pesca notturna prevedeva un campionario completo di attrezzatura; quello che passava come “stretto necessario” in realtà era un vero e proprio trasloco e spesso lo spazio di una capiente 4X4 veniva velocemente occupato sino all’inverosimile dai bagagli di solo due pescatori. La filosofia che spingeva a questo atteggiamento era molto semplice: il surf casting ha come periodo d’elezione l’inverno, la stagione più fredda dell’anno. E siccome l’esperienza ci ha insegnato che la notte si riescono a comporre i carnieri più ricchi, bisognava sommare a quello invernale il freddo notturno. Per vincere le condizioni avverse il pescatore si è lentamente circondato di un’innumerevole serie di comfort, più o meno necessari, fino ad arrivare ad esempi, affatto singolari, di spedizioni che prevedevano il trasporto in spiaggia di legna per il fuoco e approvvigionamenti sufficienti per la sopravvivenza di una piccola comitiva… per mesi! A questo atteggiamento molto vicino a quello del perfetto campeggiatore, si associava una minor cura nella scelta del materiale dedicato per la pesca. Mi spiego meglio, a tutti noi sarà capitato di arrivare in spiaggia con la sacca delle canne zeppa di modelli, da quelli con grammature più leggere a quelli per la pesca “pesante”. Una decina di picchetti, il cassone con almeno 8 mulinelli e 20 chili di piombi, anche se trasportati con il carrellino, consigliavano spostamenti a piedi non più lunghi di cento metri. La frase più ricorrente al riguardo era: “Non si sa mai, meglio non dimenticare niente!”. Tutto questo, fino a qualche anno fa, aveva forse un senso: con un po’ di pazienza e macinando chilometri in macchina, anche il pescatore meno esperto poteva trovare una comoda postazione vicino alla macchina, pescosa e senza stress. Lo spirito di aggregazione facevano il resto e nelle uscite di gruppo si caricavano tre o quattro macchine e via… all’avventura (o quasi).
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