Ledgering in Mare
Erano più o meno gli anni ‘70 quando il ledgering fece la sua comparsa tra i pescatori di acqua dolce e così come per la pesca all’inglese, il rumore che fece non passò di certo inosservato. Fino a quel momento la tecnica che più si avvicinava al ledgerig era la pesca a fondo che era classificata come “la pesca per gli anziani”. Di tecnico la pesca a fondo aveva poco o nulla, sia per quanto riguarda l’azione che per le attrezzature impiegate, infatti il tutto consisteva nell’utilizzare delle robuste canne in fibra di vetro che dovevano essere corredate di un mulinello mediamente grande per consentire di lanciare un piombo in acqua ad una certa distanza con un amo ed un’esca proporzionate alla dimensione del pesce da catturare. Dato che il motto del pescatore a fondo era sempre stato quello di pescare la carpa più grossa, si lanciavano le esche in acqua nell’attesa o meglio nella speranza che qualcosa di grosso abboccasse, tutto qui... La diffidenza che si aveva nei confronti del ledgering, proprio perché paragonata alla pesca a fondo, era tale che all’inizio si fece non poca fatica a far decollare questa tecnica anche in Italia ma come per tutte le novità, grazie ai garisti sempre vogliosi e desiderosi di migliorarsi, il ledgering riuscì ad affermarsi diventando un vero e proprio movimento, che si colloca tra le tecniche più utilizzate nelle acque interne ed anche in mare.
Continua a leggere sul giornale...
Commenti ()