Le Stagioni dei Pesci
Puntualmente, le rose del mio giardino mi dicono che siamo a maggio così come l’albicocco mi aveva annunciato marzo con qualche raro fiore su un solo ramo, sempre il solito. Non bisogna essere laureati in scienze agrarie per avvertire qualcosa di rassicurante in questo ripetersi nel tempo, in un tempo infinitamente più lungo del nostro, in tempi sempre uguali. La vita e la morte, ognuna figlia e madre dell’altra, si giocano le loro stagioni con un ritmo modulato su ogni forma vivente. Noi umani siamo arrivati l’altro giorno, eppure il nostro impatto sull’ambiente e sulle sue regole si fa già sentire pesantemente. Mi vengono in mente i pesci, quelli che vivono in mare, quelli così poco visti dalla maggior parte delle persone, nel loro mondo. Perfino noi che ci immergiamo per pescare in apnea ne conosciamo tutto sommato pochissime specie. Ma alcune di loro hanno imparato a conoscere noi: i saraghi, per esempio, qui in Sardegna, da un pezzo hanno capito che stare in tana equivale a un suicidio, adesso preferiscono l’acqua libera o si buttano nella posidonia e se proprio si infilano sotto una pietra lo fanno di passaggio, usando questo espediente come diversivo. Oppure sfruttano le ore notturne. Quello che sconcerta è che hanno modificato le loro abitudini in appena qualche decennio. Un tempo ridicolo se paragonato al loro periodo evolutivo (continua sul giornale).
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