Le Linee Progressive
di Matteo Rocco
Tanti anni fa si utilizzavano canne lunghe anche cinque metri, pesanti e molto elastiche perché realizzate totalmente in fibra di vetro. Queste pertiche erano molto resistenti, ma in confronto a quelle attuali anche molto meno performanti e di azione pressoché parabolica. La resistenza, intesa come capacità di sopportare lanci con zavorre pesanti senza rompersi, mal si combinava con la potenza, cioè con la capacità di restituire l’energia espressa nel lancio. Quindi la distanza di lancio era compromessa, valutabile in poche decine di metri, con il vantaggio di lanciare piombi ed esche pesantissime in massima sicurezza, senza il rischio di rompere la canna. Col prepotente e rivoluzionario carbonio, la fibra ha ceduto il passo, impiegata, infine, solo in rifinitura o esigenze particolari ma sempre in misura limitata. La “fibra” oggi è “mescolata” con tagli geometrici di tessuti tecnologici aventi centinaia o migliaia di fili (per parte) di carbonio sottilissimi anche più di un capello. Nasce così la canna a ripartizione di materiali, ovvero quella attuale. Il salto di qualità è notevole, sia in termini di peso che di prestazioni. Non a caso è in seguito alla nuova tecnologia che nel mondo si è sviluppato il lancio tecnico, ossia una manovra in grado di sfruttate appieno le potenzialità di un materiale rigido e potente per gittate davvero superlative.
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