Le Grandi Ricciole

“Niente è gratuito, pagherai il prezzo del disagio della disciplina e del cambiamento per ottenere ciò che desideri e il prezzo del rimpianto per aver scelto di non farlo.”. Faccio mie queste parole perché l’autore forse era un grande pescatore di ricciole.

 La traina alle grandi ricciole è senza alcun dubbio quella più affascinante per via dell’evidente astuzia di questo pesce e la conseguente difficoltà a insidiarla che ne deriva. È facile, indfatti, che una ricciola di grandi dimensioni scruti l’esca, ne legga l’insidia e nella maggior parte delle occasioni non mangi. Se una ricciola dai 25 kg in su viene tratta in inganno dalla nostra esca non è una fortunata esperienza ma il risultato di una pratica assidua, di un terminale perfetto, di una sapiente lettura del mare, dei venti e infine delle maree. È il giusto epilogo di una macchinazione perfetta con tutti gli ingranaggi regolati a puntino, calata nel modo e nel tempo giusto. Pescare “a ricciole”, significa cercare solo quel pesce. Molto spesso le delusioni, pur intercettando l’animale abbastanza spesso, sono legate al setup, spessissimo calibrato sul dentice o altri animali. La furia che sprigiona questo pesce quando si fa forza per staccarlo dal fondo è inaudita. Cerca costantemente di rompere, e più chiudiamo la frizione, più oppone resistenza ripartendo a razzo sulle rocce. Ci sono pescatori che, memori di tante rotture, pur sapendo che forse la ricciola non mangerà, non andranno mai a ridurre il filo oltre un certo diametro, proprio perché conoscono lo spot e la paura di perderla è forte. Ma, alleggerire l’impianto pescante facilità indubbiamente l’abboccata, anche se poi il combattimento diventa molto più impegnativo. Io, preferisco i fili sottili. 

Salvatore in solitaria issa a bordo una splendida ricciola.

Spot - Gli spot che preferiscono sono quelli rocciosi, i relitti e le piattaforme dove abbonda il foraggio. Ma è probabile trovarle in escursione, sui pianori non distanti da questi spot, a caccia di qualche preda inconscia. Le batimetriche vanno dai 15-20 metri, sulle secche meno impegnative fino, per la mia esperienza, ai 75 metri. Oltre questo limite non mi è mai capitato di trovarle ma la possibilità non è da escludere. Di norma sull’ecoscandaglio le marchiamo come dei grandi archi allungati in alcuni casi da sole, in altri in coppia, oppure in gruppo. Le piccole invece di solito formano grandi banchi.

Attrezzatura - È buona norma usare canne leggere ma potenti, con un mulinello rotante equilibrato per un trecciato PE 3 di ottima qualità. Il pre terminale, cioè il filo di giunzione tra il trecciato e il terminale vero e proprio, può essere un nylon da 40 libbre, mentre il terminale deve essere necessariamente in fluorocarbon, da 35 libbre. Il peso della zavorra varia da 250 a 500 grammi ma, a meno di condizioni particolari, meglio non superare i 300 grammi. Se la giornata lo permette, o nel caso di due canne in pesca, spesso, su una, utilizzo la piombatura frazionata con zavorre da 200 grammi, o poco meno, distanziate di circa 10 m, così da avere un finale presentato in maniera diversa.

Alessio Copez imbraccia una splendida una grossa ricciola di 21 chili, pescata al tramonto dopo averla marcata più volte sull'eco.

Esca -Per pescare una grande ricciola la prima cosa da fare è quella di trovare un’esca adeguata. Non basta più la classica vasca del vivo, perché è necessario tenere vitali esche di grandi dimensioni, come sgombri, tombarelli, alletterati, grossi sugheri, pagelli, paraghi, barracuda, aguglie, palamite, cefali, lampughe e grossi calamari. Un ventaglio ampio, ampissimo, ma tutte queste esche sono a loro modo attrattive, ognuna, ovviamente trainata alla velocità giusta e innescata nel modo corretto. Escludendo il calamaro e l’aguglia, meglio utilizzare un amo singolo, circle, generoso, comunque in funzione dell’esca. Così si può ridurre un po’ il diametro del terminale, ma prestando attenzione allo spot perché la ricciola grossa, è un treno che non si può fermare. 

 

Comportamenti  - È vero che è un pesce molto vorace, ma è anche molto furbo, per cui la presentazione dell’esca è importantissima. Personalmente non pesco sotto il nodo e mezzo. La ricciola difficilmente abbocca su un’esca lenta perché per lei è molto più semplice rendersi conto dell’inganno, mentre con un'esca veloce è più difficile. Anche nel caso del calamaro, nonostante metta a rischio la sua vitalità, pesco a velocità più sostenuta rispetto alla classica traina. Una traina a una velocità costante con virate più o meno leggere, a destra e a manca, risulta spesso una buona manovra. Ma la cosa alla quale di deve prestare più attenzione è la mangiata. Infatti, la preda, catturando l’esca e tenendola in bocca prima di ingoiarla, avverte la presenza della zavorra per la resistenza che oppone, quindi è comprensibile che la risputi. La stessa cosa succede se avverte il vincolo della canna, magari per via di una frizione troppo serrata. Per questa resistenza innaturale, evito addirittura di pescare con boette o palloncini. Sempre per limitare i vincoli, non solo è necessaria una zavorra leggera, la più leggera possibile, ma anche pre terminali generosi, diciamo dai 10 metri in su, fino anche a 25. Inoltre, per far sì che la ricciola non avverta trazione, taro la frizione sullo slittamento. Addirittura, per farla “entrare in confidenza” con l’esca e pregustare i bocconcino, apro ulteriormente la frizione, per poi ferrare con forza 2-3 volte.

A questo punto diventa indispensabile portarla fuori da casa sua. Dato che abbiamo scelto di pescare in punta di fioretto, non possiamo lasciarci andare al tiro alla fune, ma dare subito motore per raggiungere una zona sicura, gestendo il pesce ancora con la frizione lenta. Spesso il predatore segue il nostro percorso ma se proviamo a forzarlo, di norma parte senza ritegno per rompere il filo sulle pietre. È un pesce che mette a dura prova chiunque, esperti e non. Non concede errori se non con l’esito che potete immaginare. Raggiunta una zona sicura, dobbiamo accorciare la distanza che ci separa portandola in verticale con la frizione ben tarata e gestire un combattimento ancora molto difficile, ancora serrato al limite, dove i nervi e la fatica iniziano a farsi sentire. La ricciola comunque si prodiga in ripartenze e non è raro che lo faccia anche dopo aver levato il piombo, riguadagnando decine di metri. Solo con un combattimento a regola d’arte si riesce a portarla a pancia in su.

L'autore con l'ennesimo pezzo da novanta.

Sapevi che... La ricciola (Seriola dumerili) è il più grande pesce della famiglia dei carangidi. Raggiungere i 2 metri di lunghezza e 70-100 kg di peso. È un pesce pelagico caratterizzato dalla colorazione argentea azzurra, con una linea longitudinale di colore oro, coda forcuta e due pinne dorsali, la prima corta e la seconda lunga. Presenta una barra bruna obliqua che attraversa l'occhio, anch'esso dorato.

È una delle prede più ambite per i pescatori sportivi sia di superficie che subaquei. Il metodo di pesca da superficie più diffuso è quello a traina con mulinello, mentre per la pesca subacquea con fucile il metodo più efficace è quello dell'aspetto o agguato con fucile subacqueo ad aria compressa o a elastico. È possibile catturarla anche a spinning, però raramente esemplari adulti, difatti gli esemplari di taglia tendono a ignorare le esche artificiali.

Essendo una specie pelagica e soprattutto molto vorace, è sempre in movimento. Le ricciole non si prestano facilmente all'allevamento, anche per la notevole quantità di proteine necessarie alla sua crescita, che non rendono economica tale attività. Tuttavia si stanno svolgendo dei tentativi in Sicilia che lasciano prevedere diverse possibilità. È comunque facilmente adattabile alla vita in acquario. L’aquarium di Alghero fin dagli anni '80, ha allevato delle piccole ricciole, dette anche cavagnole, catturate in mare aperto e aventi una taglia media di circa 1 kg di peso e circa 30 cm di lunghezza, e dopo pochi anni queste sono cresciute con successo fino a circa 20 kg di peso e circa 1 metro di lunghezza con un'alimentazione di solo pesce.

La ricciola è molto più fiduciosa in fase giovanile, mentre diventa più scaltra e attenta man mano che cresce. Gli esemplari più giovani, nella cui livrea sono evidenti sfumature gialle, tendono ad aggregarsi in banchi, mentre gli esemplari più vecchi sono in genere solitari.

La ricciola più grande trovata nel Mediterraneo ha pesato 80 kg.