Le Esche in Quota
Nella traina costiera con gli artificiali si presenta spesso un problema: come affondare le esche. In passato si utilizzavano le famose lenze carlofortine: dei grandi sugheri gonfi di lenza del diametro di mm 1,2 come quella che si utilizzava per il palamito, che intervallavano ad ogni metro dei piombi ad oliva scorrevoli. Il tutto non pesava meno di un chilo e, a parte la non facile gestione nel recupero di grosse prede, l’efficacia del sistema era comunque certa. Armato con ami ed esca morta, oppure con grossi cucchiaini martellati, il nostro “lenzone” catturava inesorabilmente le prede dal fondo. Qualsiasi trainista, con almeno trentacinque anni di pratica, ha mosso i primi passi nella traina con questo sistema. E’ vero che erano altri tempi, ma la genialità della Carlofortina, nella sua semplicità, racchiudeva vecchie tradizioni dettate dall’esperienza e dall’istinto di chi prima di noi e per necessità, viveva giornalmente a contatto con il mare Mediterraneo. Già, perché il metodo della lenza piombata è una caratteristica del Mare nostrum. Nei paesi tropicali, gli indigeni trainavano e trainano tuttora, con le esche in superficie. Ciò deve farci riflettere, ma di sicuro, nelle nostre acque, si cattura più a fondo che sul pelo dell’acqua. Al posto del “lenzone” infatti abbiamo la canna, il mulinello e i piombi a sgancio rapido.
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