Le Brune col Filaccione
Si salta sugli scogli come capre di montagna, alla ricerca della buca nascosta, della tana profonda. La pesca col filaccione ha tradizione antica, richiede pazienza e attenzione ma la ricompensa può essere favolosa.
La mia passione per la pesca è germogliata da ragazzino, come succede per molti. Passavo intere giornate tra gli scogli. Per lo più cercavo granchi, pesciolini e paguri. Da allora non passò molto tempo prima che preparassi il mio primo filaccione, un attrezzo da pesca semplice da costruire, comodo da trasportare negli scogli e molto efficace per iniziare ad affrontare la pesca dalla scogliera. Il filaccione è costituito da una semplice lenza, abbastanza grossa da non temere lo sfregamento sulle pietre e avvolta su un pezzo di sughero o legno. Un piombo, un amo e il gioco è fatto. In poco tempo arrivarono le prime catture, le prime soddisfazioni e poi, appena affinai la mia tecnica, centinaia di murene e gronghi! Chiaramente con il tempo ho scoperto altre tipologie di pesca, considerate da molti più “nobili” e i filaccioni hanno trovato sempre meno spazio nelle mie uscite a pesca. Devo dire che da un paio di anni ormai li uso solo sporadicamente. Tuttavia, visto che ci sono molto affezionato, ogni tanto mi armo di filaccione e vado a scomodare qualche “serpente” sugli scogli, per tornare a sentirmi ragazzino (e per mangiare murena fritta soprattutto).
Pescando a mano
La pesca a mano con il filaccione è una pesca rude, grossolana, talvolta pericolosa. Si basa sulla costante ricerca di grossi buchi in mezzo agli scogli e tane profonde. Bisogna stare veramente attenti, avere sempre scarpe da tennis ben legate e con la suola ruvida perché spesso le buche migliori si trovano a ridosso di ripide scogliere, scogli sporgenti e sulle punte delle aree portuali. Il filacciose classico è molto semplice da preparare: imbobiniamo il sughero con 20 metri di 0,80, piombo di circa 70 grammi e amo del 2/0. Come esca si utilizza la sardina, la seppia, il calamaro o un tentacolo di polpo. Si blocca l’esca con filo elastico a volontà e via in acqua. Quando si lancia, bisogna accompagnare sempre il filo con la mano fino a quando il piombo tocca il fondo. Solo così possiamo stimare la profondità alla quale stiamo pescando e, se non ci soddisfa, ritirare subito e cercare un punto più profondo.
"Molti bloccano il sughero tra due pietre, ma io preferisco appoggiarlo su una roccia liscia, per vedere l’eventuale abboccata. Davanti metto un ostacolo in modo che la “corsa” del sughero finisca prima che questo vada in acqua."
Una volta in pesca si possono fare due cose. Molti incastrano il sughero tra due scogli, ma io preferisco allontanarmi sufficientemente dall’acqua e posare il sughero su una pietra piatta. Il filo rimane in tensione grazie al piombo e lascio il filaccione così, senza attriti, completamente libero di muoversi e “camminare” in caso di abboccata. Preparo anche un ostacolo fisico, come una grossa pietra o una bottiglia riempita con acqua che posiziono in modo da fermare la corsa del sughero in caso di abboccata. Se il pesce attacca l’esca non sente resistenza fino a quando il sughero non raggiunge l’ostacolo. Questo sistema mi permette di vedere chiaramente la mangiata. Riesco a dettare i tempi giusti di pesca e capire quando prendere il filo in mano e dargli la ferrata. Con un po’ di pratica si riesce a discriminare la mangiata dei “serpenti” da quella dei cerniotti: murene e gronghi addentano l’esca e la mangiano sul posto, il sughero si muove a tratti, poco alla volta, ma in maniera costante; il cerniotto invece è un fulmine, anche se pesa 200 grammi prende l’esca “al volo” e scappa via facendo scattare il filaccione velocemente e portando il sughero fino all’ostacolo (elevato rischio di tuffo in acqua per recuperare il filaccione).
Una notte con il gran finale
Facendo questa pesca ho preso tantissimi piccoli cerniotti dai 200 ai 500 grammi, tutti sempre liberati. Ogni volta che ho visto il filaccione schizzare velocemente in avanti, il pensiero sulla cernia, quella vera, ammetto che l’ho sempre fatto, anche se sono sempre stato pienamente consapevole della difficoltà di trovare un esemplare di taglia, pescando da terra con una lenza a mano. Una notte di mezza estate, per la prima volta quest’anno sono andato a pescare con i miei vecchi filaccioni, fatti in legno da me con tanto amore.
“Murene e gronghi addentano l’esca e la mangiano sul posto; la cernia invece, una volta ingoiato il boccone, scappa via e tenta di rifugiarsi in tana”.
Come esca avevo solo sardina. Verso mezzanotte vedo il legno scattare in avanti rapidamente, il pesce si intana, ma con un po’ di pazienza, riesco a far uscire un simpatico cerniotto di circa 500 grammi. Foto di rito e via in acqua. Mentre io salto da uno scoglio all’altro come una capra di montagna alla ricerca della tana giusta, la mia ragazza ha già preso due pesci serra pescando con una sola canna e il trancio di muggine (chapeau!). Si fanno le 2 di notte, iniziamo a smontare ma c’è tempo per un’ultima mangiata sul filacciose. Scatto velocissimo e vedo il filaccione bloccato sull’ostacolo. Procedo al recupero, ma niente, il pesce è intanato. In quel momento ero veramente stanco e anche un po' snervato, mi trovavo a dover recuperare e liberare l’ennesimo cerniotto. Tengo il filo in tensione e sento un colpo, forte, molto forte, un colpo che mi fa completamente cambiare faccia, il pesce si è mosso ed è il momento di provare a forzarlo. Riesco a recuperare, sento il suo peso e le sue testate, affiora e con un balzo lo porto in salvo. È lei! Ho urlato fortissimo come un bambino, nel cuore della notte. Un pesce meraviglioso, il sogno per tutti quelli che hanno praticato questa pesca. A coronare 10 anni di pesca con i filaccioni, è finalmente arrivata la preda più ambita per chi pratica la pesca col filaccione: la mia prima, vera, cernia bruna.
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