L'Assetto di Pesca
La Sardegna è il paradiso per la pesca al serra. Per molti mesi all’anno questo predatore frequenta le nostre spiagge e i suoi attacchi, soprattutto di notte, sono sempre spettacolari. Ma per ottenere i risultati sperati è fondamentale avere un corretto assetto di pesca.
Nell’articolo che abbiamo pubblicato il mese scorso, abbiamo visto una veloce carrellata di tutto quello che serve per pescare i serra. Ci siamo soffermati in particolare sulla preparazione dell’esca, il classico e sempre valido innesco con il trancio di muggine. Adesso è arrivato il momento di andare a pesca. L’assetto che proponiamo in queste pagine vuole essere un tentativo di sdoganare questa tecnica, da molti vista come troppo statica, d’attesa e pallosa. Ricordiamo che la normativa stabilisce “un massimo di 5 canne per ogni pescatore, con un massimo di 3 ami”, ma per avere eccellenti risultati non c’è bisogno di rasentare il limite legale: 3 canne bastano.
Quale distanza? - La freschezza dell’esca e la sua presentazione fanno la differenza. È inutile lanciare in mare un boccone preparato in modo raffazzonato e aspettare anche ore prima di controllare la sua integrità. Forse funzionava così anni fa, quando abbiamo assistito alla prima “invasione” dei serra e comunque anche allora, una pesca “distratta”, poco presente, diminuiva le chance di successo. Ecco perché pescare con “solo” 3 canne è un giusto compromesso tra la voglia di vedere più strike possibili e la necessità di avere in acqua sempre dei bocconi allettanti. Tre canne, posizionate su un tratto di spiaggia di circa 60 metri, permettono di sondare una porzione di mare adeguata, lasciando comunque abbastanza spazio anche ad altri, eventuali, pescatori (la pesca è condivisione e fratellanza). Con tre canne possiamo scandagliare tre diverse distanze da riva. E se, dopo i primi attacchi, noteremo che i serra preferiscono una determinata fascia di mare, concentreremo i nostri lanci su quella.
“Una canna va lanciata il più lontano possibile, anche se questo è tutt’altro che semplice con esche voluminose. La seconda vicino, a 30, 40 metri da riva e la terza a distanza intermedia.”.
Le lenze - Ricordiamo, come riportato nell’articolo di settembre ’23 che la paratura short arm, con bracciolo molto più lungo del trave, si è dimostrata in questi mesi la più affidabile. Ma un bracciolo lungo (anche ben più di un metro), con attaccata un’esca voluminosa, durante il lancio manifesta un grande attrito con l’aria e questo non aiuta ad andar lontano. Possiamo giocare su due variabili: usare canne più performanti e ridurre la sezione della lenza madre. Meglio utilizzare una canna che conosciamo bene, tanto da portarci a forzare, sapendo di poterlo fare con la giusta confidenza. E comunque, un attrezzo che abbia un carico adeguato e la punta reattiva. Per quanto riguarda il filo in bobina, possiamo scendere sino a 0,20, soprattutto se peschiamo in una spiaggia abbastanza ampia e priva di insidie sottomarine. In questo modo allungheremo la gittata ma dovremo porre molta attenzione al recupero dell’eventuale preda. Con fili sottili in bobina, non si può pensare di impostare il recupero con “frizione chiusa e recupero a scoppio!”. È necessario giocare su di un sapiente utilizzo della frizione, in modo da assecondare le incredibili sfuriate e fughe, tipiche del predatore quando attacca l’esca.
"L’esca è il trancio di muggine, meglio se sfilettato sul posto. Questo s’innesca su due ami (del 3/0 o 4/0), legati su un resistente cavetto d’acciaio. Il tutto si avvolge intorno a una striscia di materiale galleggiante e si chiude con il filo elastico. Si aggiungono 80 cm di fluorocarbon e la paratura è pronta!".
Solo quando avremo sfiancato l’avversario lontano da riva potremo pensare di accostarlo. E quando finalmente sentiremo quell’impercettibile “tic” che annuncia lo scorrere del nodo dello shock leader sugli anelli della canna, potremo velocizzare il recupero. Le altre due canne si possono lanciare una a media distanza e l’ultima a circa 30, 40 metri da riva. Per queste due canne possiamo scegliere una lenza madre intorno allo 0,40 o superiore, con nodo diretto al trave. Ogni innesco deve essere controllato con una buona frequenza: mezz’ora in acqua è un tempo ragionevole. Se consideriamo che per preparare un boccone fresco, recuperare la canna, sostituire l’esca e rilanciare, ci vogliono circa 10 minuti e se questo lo moltiplichiamo per 3, ecco che capiamo come questa pesca sia tutt’altro che una tecnica d’attesa. Avremo veramente poco tempo per riposare, ma saremo sicuri di aver dato tutto, senza rimpianti.
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