La Stagione del Cappone
Sempre lì, ai Graniti, al traverso di Capitana, in corrispondenza della Sella del Diavolo. A -40 metri, tra tanute, saraghi, tordi e sarragne, ciclicamente, non è cosa rara imbattersi nello spinosissimo cappone e colorare il cestino di rosso. E’ in primavera, a maggio in particolare, che questo animale aggredisce le esche senza inibizione alcuna. Il cappone è uno scorfano e vive e caccia in prossimità del fondo. L’enorme bocca elimina il problema dell’amo ma visto che insieme a questa specie si fa carniere con tanute e saraghi, un 4 o 5, non più piccolo, comunque di buona punta e robusto, risolve la maggior parte delle situazioni. Il problema invece riguarda la posizione del l’amo, visto che più è vicino al fondo, più è vicino alla preda. Non è difficile confezionare una paratura con l’amo sotto il piombo, però così si corre il rischio di agganciare spesso qualche pietra troppo pesante per tirarla su. A seconda delle condizioni e soprattutto delle possibili dimensioni delle prede che nei casi migliori arrivano anche a 2 chili, lo spessore del bracciolo può variare da un minimo di 0,22 millimetri ad un massimo dello 0,30. Naturalmente parliamo dei migliori fili in fluorocarbon, soprattutto per i diametri più contenuti. L’esca non è un problema, visto che il cappone mangia veramente di tutto, quindi, per stare sul sicuro, non facciamoci mancare una buona scorta di code di gambero, crude, da dividere in almeno 3 inneschi e guarnire quindi tutti gli ami della paratura che per l’occasione avrà i tre braccioli ravvicinati, al limite del groviglio, e comunque lunghi circa 25 centimetri. L’approccio è quasi sempre delicato, prosegue con “vibranti” testate che si tramutano ben presto in resistenza passiva fino a pagliolo. Una volta in barca bisogna fare attenzione nel maneggiarlo perché ha spine dappertutto. Sia che superiamo indenni le fasi finali, sia che qualche aculeo assaggi la nostra polpa, il destino del cappone è al forno su un letto di patate.
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