La Seppia allo Scoperto
Siamo al culmine della stagione. Le grosse seppie si avvicinano per la riproduzione. Vediamo come insidiare questo interessante cefalopode.
La pesca alla seppia differisce notevolmente da quella al calamaro perché la ricerca si focalizza sempre a stretto contatto col fondale, è infatti lì che la seppia sferra gli attacchi alle sue prede. La seppia, come il polpo, è maestra dell’agguato e trascorre la maggior parte del tempo nascosta sul manto sabbioso in attesa che un piccolo crostaceo o pesce gli capiti a tiro per ghermirlo con i suoi due lunghi tentacoli retrattili. Altre volte, specie in vicinanza di praterie di posidonia, ciottoli o piccole rocce, si trova perfettamente mimetizzata in quanto, come il polpo, è in grado di cambiare colore a secon-da delle caratteristiche ambientali. Non bisogna però pensare che la seppia sia un animale statico, tutt’altro. Quando avvista una preda da lontano è in grado di precorrere alcuni metri pur di catturarla. La seppia infatti possiede, come tutti i cefalopodi, il senso della vista particolarmente sviluppato, tanto da farle individuare le prede a diversi me-tri di distanza. Il cefalopode in questione può seguire la preda per diversi metri sia in orizzontale che in verticale, infatti, pescando su un fondale sabbioso discretamente inclinato, magari da una diga frangiflutti, la seppia segue l’egi fin sotto ai nostri piedi prima che l’esca venga estratta dall’acqua. La seppia è un animale fortemen- te territoriale e quindi aggressivo, e-stremamente curioso e viene attirato da tutto ciò che invade il suo territorio di caccia. Le seppie si catturano tutto l’anno anche se esistono periodi particolarmente adatti alla cattura degli e-semplari di taglia maggiore, vedi feb- braio, marzo e aprile. Mesi che coincidono con il periodo della riproduzione.
Luoghi e condizioni
I luoghi ideali per insidiare questo cefalopode sono fondamentalmente a-scrivibili a tre categorie: le dighe fo- ranee e l’interno dei porti, le lunghe spiagge sabbiose o ciottolose e infine tutti quei piloni di rocce artificiali che dalla spiaggia si protendono verso il mare aperto. Le dighe foranee a protezione dei porti costituiscono uno degli ambienti migliori per la pesca delle seppie in quanto presentano, quasi sempre, un fondale sabbioso o melmo-so con una discreta profondità e ciò si coniuga perfettamente con i nostri scopi. Anche l’interno del porto costituirebbe una location ideale ma è gene- ralmente uno pot più difficili da affrontare, visti i numerosi divieti di pesca e la presenza di ostacoli sul fondo che potrebbero causare la perdita di numerose esche rovinandoci la battuta di pesca (e soprattutto il portafogli). Le lunghe spiagge sabbiose, ma soprattut-to ciottolose, discretamente profonde, costituiscono anch’esse un vero e proprio hot spot per la pesca alla seppia e sono generalmente meno complicate da raggiungere e soprattutto più accessibili in questi mesi poiché è ancora nulla la presenza di bagnanti. Per ultimo, i piloni di roccia che si protendo-no verso il mare aperto. Questi “ponti di roccia” dividono in due la spiaggia permettendoci così di pescare su ambo i lati del pilone, ma anche a varie profondità. Questo facilita notevolmente l’individuazione del livello al quale stazionano le seppie, permettendoci quin-di di avere più chance di cattura. Le condizioni meteo-marine ideali per praticare con successo l’eging alle seppie sono: alta pressione stabile, mare calmo e acqua chiara il più possibile, così da permettere al cefalopode una più facile individuazione dell’esca. La fase lunare non sembra influenzare particolarmente la pesca diurna, ma acquista invece una certa importanza nel- la pesca notturna, specialmente nel plenilunio. La seppia infatti può essere virtualmente catturata durante tutto l’arco della giornata ma è tendenzialmente di notte che entra in caccia. I momenti migliori per insidiarla, per ciò che concerne la mia esperienza, sono l’alba, il primo mattino e la notte.
Attrezzatura
L’attrezzatura ideale per effettuare l’e-ging alla seppia è costituita da una can-na che può essere da spinning o speci- ficamente da eging di lunghezza intorno ai 7”10’ (2,40 m), l’importante è che l’attrezzo in questione abbia una azione spiccatamente di punta e leggermente parabolica. Ciò è di vitale importanza per far muovere al meglio le esche e evitare fastidiosisssime slamate durante le delicate fasi del recupero. Le grammature, generalmente riportate sul fusto della canna, sono espresse in grammi (es. 5-15 g) o in egi (es. 2.0-3.0). La misura ideale, a mio parere, è rappresentata da una 3.0. Il mulinello adatto è di misura compresa tra il 2500 e il 4000 e può essere imbobinato con un multifibre di diametro variabile tra uno 0,6 e 1 PE, l’ideale è rappresentato da un 0,8 PE, a cui collegare uno spezzone di 1,5 m, di fluorocarbon di diametro variabile tra uno 0,25 e uno 0,26, per avere un minimo di elasticità. Un affidabile nodo di giunzione tra multifibre e FC è il laborioso FG a 10 spire. Per quanto riguarda la dimensione delle totanare personalmente sono solito sceglierle tra la 3.0 e la 3.5, quindi abbastanza grandi, rispetto a quelle che utilizzano in molti, per tre ragioni principali: la prima è strettamente legata alla quantità di vibrazioni emesse e alla visibilità dell’esca.
Un’esca grande infatti smuove più acqua durante il suo movimento, emanando più vibrazioni rispetto ad un’esca più piccola e risulta più visibile in quanto più grande. La seconda è legata alla lanciabilità dell’esca, un egi di misura 3.0 ha una gittata maggiore rispetto a un egi 2.5, ciò consente di coprire molta più acqua e sondare quindi un più ampio tratto di mare. Molti pescatori, per la pesca ad eging alla seppia, sono soliti posizionare un piccolo piombo a 30-50 cm dall’artificiale per aumentarne la gittata di lancio. Personalmente preferisco effettuare un eging puro senza alcuna zavorra aggiuntiva al fine di avere la massima sensibilità e soprattutto non alterare la tecnica in sé. Terza e ultima ragione, ma non per questo meno importante, un’esca grande permette, generalmente, di effettuare una selezione sulla taglia degli esemplari che andremo a insidiare.
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