La Scaduta Perfetta

La Scaduta Perfetta

In linea di massima, si può identificare la fase di scaduta, tipicamente invernale e dei primi periodi dell'autunno, con l'arrivo di un periodo di alta pressione che segue un periodo di perturbazioni (venti forti e mari decisamente mossi) e che culmina in un momento di più o meno repentino abbassamento del moto ondoso ed assenza di vento. Tale situazione è fondamentale perché permette il depositarsi nel fondale delle sostanze nutritizie che le forti correnti della precedente mareggiata hanno portato alla luce, e che innescano la catena alimentare con piccoli crostacei, anellidi, echinodermi, molluschi ed altro ancora alla base, e le nostre prede nelle diverse posizioni ma comunque ai vertici. Per l'appunto, sarà nella sospensione, in mezzo ai gorghi ancora attivi fra le rocce semiaffioranti, che nuoteranno in frenesia alimentare i piccoli mugginetti di pochi centimetri, che costituiranno a loro volta un irresistibile richiamo per la regina dell'inverno, la spigola. Analogamente, crostacei e anellidi attireranno tutti i grufolatori (orate, saraghi e sparidi in genere) che potranno essere insidiati grazie proprio alle condizioni di forte corrente e poca visibilità che nasconderanno le nostre azioni di avvicinamento all'agguato.

Uno spot sicuro
C'è innanzitutto da dire che non è certamente cosa semplice identificare la zona effettivamente ottimale per immergersi, e che spesso si potrebbero fare centinaia di chilometri per poi constatare amaramente che, nonostante le condizioni “perfette”, di pesce a spasso ve ne sia davvero poco, se non niente... Certamente anche questo fa parte del gioco, tuttavia l'interpretazione di queste situazioni (ben diverse dalle “eccezioni che confermano la regola”) sono ancora (per me almeno) di difficile comprensione. Questa mia ultima affermazione è suggerita anche da due recenti uscite, di qualche settimana fa, una nell'oristanese presso Capo Mannu all'alba ed una al tramonto poco più avanti, per l'appunto a Torre del Pozzo. Per quanto mi riguarda conosco e frequento queste zone da diversi anni, ed effettivamente mi hanno spesso dato bei risultati per quanto riguarda la cattura di pesce bianco all'agguato; tuttavia, queste due ultime esperienze sono da catalogare come “negative” in quanto a catture, e di difficile interpretazione proprio per l'assenza di prede nonostante le condizioni perfette. In entrambi i casi, le forti maestralate dei giorni precedenti erano cessate e ci si poteva tranquillamente immergere da terra; la visibilità era abbastanza buona, tale da permettere anche qualche aspetto, ciononostante non ho avuto alcun incontro degno di nota di pesce in acqua libera. Probabilmente, a questo punto, sarebbe stato meglio tentare una ricerca in tana, considerata anche la condizione dei fondali di queste zone, oppure vi erano grossi predatori in caccia che spaventavano il pesce bianco del basso fondo (ipotesi comunque per me meno probabile, visto il periodo). In ogni caso, in diverse altre occasioni, sia nelle medesime zone che in luoghi diversi, si sono fortunatamente avuti risultati migliori con catture effettuate perlopiù all'agguato o all'aspetto. Come  detto, l'acqua torbida costituisce un vantaggio poiché le nostre prede si affidano perlopiù alla linea laterale come organo di percezione, più che alla vista, e le correnti e le onde contribuiscono a coprire anche gli eventuali rumori che produrremo all'atto dell'avvicinamento. Le azioni saranno le consuete dell'agguato, ovvero lo scavalcamento o l'aggiramento degli ostacoli, con movimenti intervallati da piccoli aspetti che sovente porteranno a tiro le nostre prede. Spesso, posizionandosi presso le punte battute dai marosi, a volte senza neanche immergersi, si avvicineranno subito grossi muggini (frequentemente ben oltre il chilo di peso) che quasi arriveranno a toccare l'asta, o le stesse spigole che comunque, personalmente, trovo quest'anno particolarmente rare anche solamente negli avvistamenti (perlomeno gli esemplari discreti di almeno un chilo). "Agguatando" sul fondo si assiste spesso a bellissime scene di grossi saraghi o orate che grufolano fra le rocce, in balìa della corrente, senza mostrare alcun segnale di allarme. La stessa corrente, se da un lato costituisce un vantaggio poiché nasconde la nostra presenza, tuttavia può influire negativamente sull'azione stessa, nonché sul puntamento e lo sparo della preda, con frequenti ed incredibili errori che si ricorderanno a lungo.



Luoghi inesplorati
Più che consigliare particolari orari da preferire per l'immersione, (alba e tramonto, ormai, sono da tutti conosciuti come migliori), credo sia più opportuno tuffarsi dove non si sono avute altre “visite” di recente; in molte zone infatti, non è importante arrivare in acqua prestissimo, quanto essere i primi, poiché le prede si tratterranno nel basso fondo sino a quando qualche nostro collega li farà allontanare nei loro rifugi. Le attrezzature da preferire saranno naturalmente adeguate alla visibilità che ci si attende, con fucili più o meno corti che consentano di avvicinare e sparare il pesce da breve distanza. Pescando nel basso fondo, sarà necessario utilizzare zavorre che ci permettano di ancorarsi bene resistendo ai vortici e alle correnti che nei primi metri si fanno più impetuose, impiegando perciò lo schienalino che aiuta altresì ad assumere una corretta postura e ridurre i dolori alla cervicale. In conclusione, le condizioni meteo difficili, quali quelle tipicamente invernali con freddo, mare mosso e forti correnti, sia durante la fase montante che durante la scaduta, sono ottime occasioni per tentare la cattura di qualche bell'esemplare, e nonostante le difficoltà che si incontrano affrontando tali situazioni, (attenzione, naturalmente sempre nel limite della sicurezza!) spesso si ottengono ancora buonissimi risultati, e gli stessi contesti invernali che fanno da cornice a queste uscite un po' avventurose ripagheranno, comunque, tutte le fatiche anche nei casi in cui il nostro cavetto risulterà inesorabilmente vuoto.