La Regina della Foce
Le foci dei fiumi sono luoghi molto interessanti per lo spinning. Le correnti, sempre presenti dove l'acqua dolce incontra il mare, trasportano sedimenti, insetti, piccoli molluschi; il flusso continuo dell'acqua, influenzato da piogge e dalle maree, smuove il fondo, crea mulinelli, secche, e la morfologia della foce muta in tempi brevissimi, anche di molto sotto l’azione delle mareggiate. Insomma, un ambiente ricco di vita. Qui i pesci predatori si radunano per cacciare, protetti dalla schiuma e dalla maggior torbidità dell’acqua. Cercano piccoli pesci, per lo più mugginetti e anguilline. Tutto questo è molto interessante, sembrerebbe quasi il paradiso dello spinner. Ma chiaramente questa pesca ha anche dei “contro”. In foce, ad esempio, vale la “regola del primo”. Il primo lancio spesso è quello vincente. In alcuni casi (i peggiori), lo strike arriva solo al primo lancio del primo spinner. Certo, parliamo di casi limite, ma il senso del discorso è presto detto. Le nostre foci non hanno ampie estensioni. In molti casi, tra una sponda e l’altra ci sono po-chi metri d’acqua. Poco spazio per cacciare e questo vale sia per i predatori in mare, spigole e serra, che per noi “asciutti”. In più la spigola è un pesce curioso ma anche astuto; se con le nostre azioni la infastidiamo non si farà vedere. Quindi le nostre prime mosse diventano determinanti e possono influire sul buon esito della pescata.
L’azione di pesca
L’azione di pesca inizia ben prima del lancio in acqua di un artificiale. Prepariamo le nostre prime mosse quando ancora siamo lontani dalla foce. Sicuramente molti di voi avranno a disposizione un corredo vastissimo di arti- ficiali. Non servono tutti, anzi… Portiamo con noi solo esche che nuotano bene in corrente e si fanno “sentire” sul cimino della nostra canna. Non devono mancare alcuni darter (artificiali sui quali al posto della paletta è presente una “mascella” molto pronunciata) con colorazioni naturali tra il verde, il grigio e l’azzurro. I darter nuotano bene in acque basse e hanno una minor resistenza all’aria rispetto agli artificiali con paletta. Consiglierei misure intor-no ai 10 centimetri e circa 20 grammi. Un paio di minnow con paletta grande, per sondare tratti con forte corrente; stesse colorazioni dei darter, lunghezze contenute in 15 centimetri e grammatura anche oltre i 20 g, per aumentare la latitudine di lancio. Direi che con le hard bait ci possiamo fermare. Aggiungiamo alcune “gomme”, esche siliconiche da innescare sia senza che con testina piombata. Una gomma senza zavorra viene trascinata dalla corrente e quindi possiamo utilizzarla come “esca sonda”, per capire dove e come la corrente si comporta sotto il pelo dell’acqua. Ricordiamo che la spigola caccia in corrente, spesso immobile in attesa che qualche preda venga trascinata nei paraggi. Se vogliamo lanciare una gomma lontano è necessaria una zavorra, la testina piombata. Questa porta l’esca lontano e la fa nuotare a quote profonde. Per le gomme scegliamo colorazioni naturali ma visibili anche nel torbido. Basta, non abbiamo bisogno di altro. In tutto quindi non più di dieci esche, hard e soft. In bobina utilizziamo un trecciato sulle 15 libbre e un finale in fluorocarbon dello 0,30 o appena più spesso, della lunghezza di alcune braccia. Se arriviamo nello spot prima dell’alba usiamo il meno possibile la luce e comunque facciamolo lontano dall’acqua. Non facciamoci prendere dalla frenesia, valutiamo bene cosa e dove vogliamo fare i nostri primi lanci. Ed ecco che già me lo immagino: l’alba colora il cielo d’azzurro all’orizzonte; noto un punto con molta schiuma; fisso un darter al moschettone, apro l’archetto, lancio appena oltre la schiuma; metto in tensione il trecciato da 15 libbre e avvolgo il filo con due giri di manovella; un leggero colpo di punta e… Strike!
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