La Manita di Borore
Visto dall'alto, il lago Omodeo sembra ancora più grande. L'ampio bacino ospita, con frequenza quasi settimanale, gare e trofei che richiamano sempre centinaia di pescatori. Le condizioni di pesca, con il passare delle settimane e con l'avvicinarsi dell'estate, raggiungono la quasi perfezione: infatti la temperatura dell'acqua è finalmente abbastanza alta da spingere i pesci ad una maggiore attività e le carpe si avvicinano a riva in branchi numerosi; in più, per fortuna, a giugno fa ancora piacere trascorrere la mattinata sul lago, senza il caldo afoso che dominerà nei prossimi mesi. È l'alba del 2 giugno, giorno fissato per la quinta edizione del trofeo Città di Borore. Un drone si alza in volo ed inizia a perlustrare le sponde di Iloi. È guidato da Sergio Scrementi che per l'occasione filma la gara, permettendoci uno sguardo nuovo, dall'alto, di una manifestazione che in cinque anni ha conquistato un posto di rilievo nel fittissimo calendario agonistico. Sale alto il drone, sino quasi a trenta metri. Da questa prospettiva l'acqua del lago è di un colore blu profondo e le alghe verdi, fastidiose compagne di pesca, disegnano le sponde permettendo di individuare una foresta di roubasienne. La canna francese ritarda ad “entrare in pesca”, ma quando la pasturazione avvicina i pesci sotto la sua punta, diventa implacabile e, nelle mani giuste, permette di portare a guadino decine di catture in ripetizione.
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