La Grande Ricciola
S'intende, per pelagico, quell’animale che vive in mare aperto, che compie anche migrazioni, esattamente come la ricciola o il tonno, ma anche la medusa e lo squalo. I primi due pesci, per noi molto importanti, vengono spesso assimilati al pesce azzurro, ma le fonti più autorevoli pre- feriscono evitare simili comunioni e differenziare nettamente gli animali che occupano il vertice della catena alimentare (ricciola e tonno) da quelle specie (sardina, acciuga, sgombro, aguglia ecc.) che invece costituiscono il “pesce foraggio” e che, tuttavia, sono comparabili con i big per colorazione e per valenza commerciale. Detto questo focalizziamo l’attenzione sul tema di questo appuntamento: la ricciola. Il nome scientifico è Seriola dumerili, si tratta di un carangide, il più grosso della famiglia, vorace, gregario da giovane e via via meno sociale con l’avanzare dell’età. Il colore è scuro sul dorso e argenteo nei fianchi, da qui la confusione col pesce azzurro. Per il pescatore, il trainista nello specifico, rappresenta forse il massimo del con- fron- to. Infatti l’animale cresce fino a 70 chili e oltre ed è catturabile, almeno qui in Sardegna, dai 4 chili circa in su, il peso corrispondente alla taglia minima di legge: 60 centimetri. In ogni caso si tratta di un fascio di muscoli che sprigiona energia nel nuoto, negli attacchi e nella fuga. Nella traina costiera è considerata la preda per eccellenza, l’obiettivo da raggiungere, il pass per l’am- missione al club dei “big-angler”. Il periodo migliore per insidiarla è la primavera-estate con puntate anche autunnali, dipende dalla stagione, e invernali, come succede nell’Isola in questi giorni, con gli esemplari più maturi e solitari: in pratica 12 mesi all’anno.
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