La canna da pesca
Ci siamo arrivati anche stavolta. Agosto, se vuoi non è il mese della pesca per eccellenza, però è quello che tutti aspettiamo perché tutti possiamo andarci di più. Il tempo è bello, in mare si sta al fresco, così al fiume e al lago. Di giorno e di notte, quando è consentito, ogni occasione è buona per bagnare le esche. E a questo noi pensiamo, a pescare. Interrompiamo per una volta la ricerca del capro espiatorio, inibiamo il bisogno di prendercela con qualcuno perché le cose non vanno bene. Stiamo rilassati e godiamoci questi momenti che solo dio sa quanto volano in fretta. “Godiamocela” con i giovani, con i ragazzi che stiamo educando, con quelli a cui bisogna trasmettere le nostre sensazioni, le nostre emozioni. Dividiamo con chi ci sta vicino questi momenti impagabili di passione e relax. Ricordiamoci di come eravamo. Pensiamo a come siamo adesso e quali sono stati i passaggi fondamentali del cambiamento, dei cambiamenti, anche personali. Ricostruiamo la nostra storia e valutiamo l’importanza di questo aspetto anche nei rapporti col prossimo. Riscopriamo l’origine della pesca. Rivalutiamo con orgoglio il ruolo dell’attività amatoriale ricreativa e sportiva. Spieghiamo ai più giovani che i pesci non sono i bastoncini Findus o il tonno Rio mare. Diciamogli che in mare navigano ancora, tra le onde, d’estate come d’inverno, di giorno come di notte, barche più o meno grosse, più o meno sicure, che a rischio della vita dei pescatori stessi, gettano le reti, così come mille anni fa, per ritirarle sempre più vuote perché i pesci li hanno già pescati tutti. Diciamoglielo, perché per loro la pesca è la nostra. Le reti non le conoscono e così le nasse e i palamiti. Il loro riferimento siamo noi. E insistiamo. Perché la pesca è storia, tradizione. Una cultura sempre meno popolare che cede ai tempi e il cui parallelo quotidiano che sta a ricordarla è la nostra, semplice, canna da pesca.
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