La Brocca Fino in Fondo
Nel quarto di secolo in cui si è sviluppata la storia di Mondo Pesca sono tanti i subacquei che ci hanno o-norato della loro presenza con continuità, in qualità di esperti collaboratori. Molti di voi, quasi tutti, immagino, ricorderanno Mauro Fantini, il grafico con la passione per l’apnea; Juri Arzedi (Juropaguro in rete), biologo e autore di indimenticabili itinerari subacquei; Carlo Tomassetti, sassarese e polivalente giornalista; Simone Poma, il biondo con la mascagna sempre in ordine e la cernia sottobraccio; Mauro Meloni, memoria storica dell’agonismo isolano; Giorgio Dapiran, il grande, il maestro che ha infogato generazioni intere con le sue teorie e i suoi video e infine Luca La Brocca, bravo agonista degli anni ‘90, primo subacqueo a firmare gli articoli di questa testata. Proprio a quest’ultimo, ripercorrendo le tappe e le esperienze, dedichiamo queste pagine.
Luca nasce a Cagliari il 15 settembre del 1969, guarda caso da un papà subacqueo con la passione per il fucile e i pesci. Fin da giovanissimo, a cinque, forse sei anni, nelle calde serate estive, in spiaggia, a Villasimius, aspettava il rientro del padre per gioire del sempre ricco carniere e del successivo “giretto”, insieme, a caccia polpi con una mini fiocina. Poi, col trasferimento della famiglia a Pula, a 10 anni, la baia di Nora diventa il nuovo senario in cui nuotare e andare a caccia di saraghetti, scorfani e arrocali. A 14 anni diventa proprietario di un Medisten e con l’amico Salvatore, inizia con le prime scorribande in motorino, col sacco nelle spalle, verso nuovi lidi, nuove avventure e nuove pescate.
Il primo passo importante? A 17 anni, allora il riferimento della pescasub era Fornaca. In quel negozio di via XX settembre, a Cagliari, mi convinsero a iscrivermi alla Fips, alla società Albatros e l’anno successivo iniziai a fare gare. All’epoca tra i miei compagni di club c’era Paolo Nurchis, Gianfranco Pusceddu, Guido Castorina e altri gros-si personaggi. Per me, uscire a pesca con loro, fu una buona scuola. Certamente non potevo sperare di meglio. Era il massimo.
In effetti cosa è cambiato? Beh…è cambiato il mio modo di pescare, fino a allora limitato a frugare buco a buco, a razzolare. Iniziai a guardare fondo, dare sfogo a quello che da sempre mi ha affascinava, a varcare il limite dei 20 metri, che negli anni, pian piano si è esteso sul filo dei 50.
Ti ricordi la prima gara? Certo! Ho esordito a Santa Lucia di Siniscola nell’ultima selettiva regionale del 1989. Mi presentai con uno Zodiac sgangherato spinto da un Johnson di 20 hp. Ricordo che tra i miei avversari c’era Gia- como Loddo, Giuseppe di Palma, Alberto Pizzoccheri e Paolo Nurchis, vin-se quest’ultimo. Per me due salpe e un tordo. L’opaca prestazione non mi deluse per niente, anzi. Tornai a casa piuttosto infogato, carico per l’emozione di condividere un’atmosfera agonistica con campioni affermati. Nel ‘90 disputai le selettive, con maggior successo ma non abbastanza per qualificarmi agli italiani. La cosa mi riuscì nel ‘92 per il campionato di seconda che disputai a Siracusa, con Bruno De Silvestri barcaiolo. Per la cronaca gareggiai contro Marco Bardi, l’attuale dt della nazionale italiana; il mitico Silvano Agostini, oggi titolare di Top Sub; l’espertissimo Antonio Aruta, attuale tecnico federale. Vinse Aldo Calcagno e io, tredicesimo, staccai, per la prima volta, il biglietto per gli italiani di prima categoria. E siamo nel 1994, 25 anni, un periodo importantissimo per me vista la collaborazione con Mondo Pesca e la mia partecipazione, a Arzachena, nella massima categoria, sponsorizzato da Mares, cosa che proseguì per 10 anni. Mi trovai in mezzo al mare, in un campo gara spettacolare, ricchissimo di saraghi e corvine che popolavano le acque da 10 a 35 metri, e poco più in alto campioni quali Stefano Bellani, Renzo Mazzarri, Fabio Antonini, Marco Bardi, Luciano Cottu, Bruno De Silvestri e tanti altri. Vinse Antonini, io rimasi in prima categoria grazie a un quindicesimo posto. Seguirono anni di successi altalenanti, sempre tra prima e seconda categoria. A Santa Margherita di Pula, in casa mia, ho accusato una pesante debacle, per via di un’uscita dall’acqua prematura. Troppo stress, troppa corrente, troppe cernie mancate. Infine, nel 2003, dopo il campionato di seconda all’isola d’Elba, complici la famiglia e il lavoro, mollai l’agonismo. Quindi, la mia pesca si risolve, o meglio, s’indirizza quasi esclusivamente verso la profondità, la stessa che mi ha sempre affascinato, fin da piccolo.
Raccontaci un episodio in gara.
In un Campionato italiano di prima categoria, al Poetto. Arrivo insieme a Marco Bardi su un segnale che evidentemente conoscevamo bene entrambi, su un fondo impegnativo per la profondità e la corrente del giorno. Comunque riesco a precederlo e scendere per primo, con due fucili armati. Sparo i due saraghi, erano grossi: due centri perfetti. Al buon Bardi non è rimasto nulla, purtroppo per lui, tranne l’amarezza di aver fatto una corsa inutile sprecando energie preziose.
Oggi vai spesso a pesca? Tutti i sabati, fondamentalmente con gli amici storici: Sandro Fragiacomo, Giancarlo Deidda, Francesco Ceccarini...
I tuoi posti di pesca? Guarda, tralasciando le puntate extra, verso nord, direi tutta la costa compresa tra Arbatax e Oristano, in pratica il centro-sud dell’isola. Ma, se vuoi saperla tutta, in tempo di alta pressione, non ci dispiace emigrare regolarmente, verso Sud, a caccia di tutto (dentici, ricciole, cernie), nei banchi tunisini. 4 ore di navigazione a 30 nodi, infiniti aspetti e di solito torniamo soddisfatti con pesci abbastanza da organizzare cene per tutti gli amici.
Un evento eccezionale? Una volta fuori Buggerru vedo i gabbiani nel classico atteggiamento da mangianza. Naturalmente li raggiungo il più veloce- mente possibile e metto a fuoco anche i salti fuor d’acqua dei tonni. M’immer-go in un fondale di settanta metri circa. Subito, come cerco di andare giù, poco sotto il pelo dell’acqua, vengo circondato da centinaia di tonni sui 70-100 chili. Sorpreso ma concentrato allo stesso tempo prendo la mira e sparo poco dietro la testa di un tonno che mi sembrava abbastanza grosso. Il pesce però non vuole mollare e per 20 minuti mi tiene impegnato in un duro tira e molla. Alla fine, ho dovuto doppiare lo sparo per issarlo a bordo.
Ti alleni per la profondità? Certo, due anni fa, a Capitana, ho fatto anche una gara di apnea in assetto costante… - 60 metri.
In famiglia? Tutto ok. A fronte di una fugace seconda giovinezza, mi consola la passione acquisita per la pesca da mio figlio Matteo, una promessa.
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