Un po’ in tutti i campi gli Stati Uniti fanno da guida nel mondo. Lanciano la pietra nel lago e i primi a raccoglierla siamo sempre noi. Così anche per la pesca. Le loro idee e le loro proposte, vengono reinterpretate in chiave tricolore...
Sul finire degli anni ’60 in Italia, i primi artigiani, montatori di canne da pesca, in particolare per la traina, iniziavano a cimentarsi nella produzione di canne da tonno, tentando e ritentando diversi fusti, passanti, e layout, per fronteggiare i tonni giganti che per i decenni successivi costituivano la sfida mediterranea più impegnativa che un pescatore sportivo potesse affrontare.
Materiali - I primi materiali, sia blank (fusti) che carrucole, provenivano proprio dall’America, e si trattava di canne lunghe oltre i 2 m, nell’ordine delle 130 lb. Erano carrucole larghe, cosi che grossi fili e girelle potessero passarvi attraverso, e mulinelli da 80 o 130 lb capaci di contenere diverse centinaia di metri di grossi monifili di nylon. Queste canne, lunghe e pesanti, venivano utilizzate stando seduti nelle apposite sedie da combattimento e spesso il pescatore era costretto, nel tira e molla, a stare seduto per diverse ore. I terminali erano in nylon, occasionalmente anche in acciaio, e gli ami, ovviamente, erano dritti, cioè con la punta e il gambo paralleli, non perpendicolari come i circle che oggi vanno per la maggiore.
Italian style - Sebbene agli albori l’ìdea non sia attribuibile al tricolore, basta ricordare il contributo di Ernest Hemingway, giusto per mettere un paletto conosciuto ai più, noi italiani, come in tutti i campi del resto, siamo stati unici nel rivisitare, modificare e reinterpretare tecniche e attrezzature, riscuotendo sempre un successo imbattibile. Ma dobbiamo ammettere che nella pesca col vivo, come nello spinning, abbiamo importato molte conoscenze dall’Atlantico occidentale per quanto riguarda la pesca del tonno rosso.
“Le regole molto restrittive sulla pesca e detenzione del tonno rosso (ormai piccolo e non più gigante), hanno fatto sì che i pescatori italiani si concentrassero molto di più sull’aspetto sportivo.”.
American style - Ricordiamo che già sul finire degli anni ’90 in nord America i pionieri pescavano i tonni a spinning, tecnica considerata tabù, in quegli anni, in Italia, salvo importarla con successo nel Mare Nostrum, solo qualche anno dopo. Per anni, gli americani, sviluppato il set up di cui sopra, hanno continuato a pescare nella stessa maniera, anche grazie alla presenza più o meno costante dei pesci di taglia che puntuali, ancora oggi, popolano le coste dell’ America nord-orientale. Addirittura combattendo il pesce con la canna in murata, anziché nella sedia, cosi da sfinire i pesci senza troppo impegno, imbarcarli e venderli, visto che la pesca commerciale del tonno in Nord America, ancora oggi è svolta con canna e muli- nello come anni fa, il tutto senza avvertire minimamente la necessità di cambiare, di evolversi. I combattimenti erano più veloci, e quella, secondo loro, è sempre stata la tecnica più efficace per tirare in meno tempo possibile i tonni sotto bordo, senza nemmeno considerare l’aspetto sportivo della pesca.
Sportivamente - La storia del tonno in Italia, invece, è stata ben diversa, e il rarefarsi della presenza dei giganti è poi evoluto nella loro completa sparizione, o quasi. La diminuzione della taglia di questi pesci enormi, e le regole molto restrittive sulla pesca e detenzione del tonno rosso (ormai piccolo e non più gigante), hanno fatto sì che i pescatori italiani si concentrassero molto di più sull’aspetto sportivo del divertimento, nel catch and release con attrezzature leggere e maneggevoli, in standup, quindi combattendo con la cintura e renale in piedi, e non più seduti sulla sedia.
Trecciato e stand up - La tecnologia dei materiali al giorno d’oggi ha permesso di ideare canne leggere come una 20 lb, ma potenti come una 130; mulinelli dalle dimensioni di 30lb, potenti come quelli da 80. Il trecciato ha sostituito il nylon in bobina, e a parità di libraggio, si hanno degli ingombri molto inferiori, permettendo l’utilizzo di bobine piccole, e di conseguenza e ancora una volta, leggere. In fine, il nylon dei vecchi terminali, ha lasciato posto, ormai quasi completamente occupato, al fluorocarbon, che a parità di diametro, ha una grande resistenza all’abrasione, ideale per resistere ai piccoli denti del tonno. Da qualche anno, la pesca col trecciato, in standup, e’ stata esportata e testata per un approccio più sportivo, in molte destinazioni del mondo che ancora ospitano i tonni giganti. L’attrezzatura utilizzata non e’ altro che una versione XXL di quella appena descritta per le nostre acque italiane, ma comunque molto, molto più leggera di quella utilizzata dai vecchi pescatori col sistema tradizionale. Le aziende leader in questo settore, nella produzione di canne da standup per la pesca sportiva al tonno gigante, sono italiane, e i nostri prodotti vengono apprezzati e invidiati in tutto il mondo, soprattutto in America.
My boat - Sulla mia barca, a Cape Cod, le canne da standup sono le uniche presenti, sia per le giornate di pesca commerciale, sia per quelle in catch and release. Con molto orgoglio posso dire di aver creduto nella nostra tecnica e nei nostri prodotti, e aver dimostrato come con un ottimo set up, si possa portare a bordo un pesce gigante con timing uguali o addirittura migliori di quelli della canna in murata. Oggi molti rivenditori Americani importano canne da pesca e mulinelli italiani, e molti clienti viaggiano da tutto il mondo per provarle, sfidando il pesce più grande e potente dell’Oceano con un’attrezzatura che fino a qualche anno fa era considerata dagli americani “una canna da sgombri”. Negli ultimi 5 anni sono stati portati al raffio e imbarcati numerosi pesci giganti sulle canne da standup, un paio dei quali, sopra i 500 chilogrammi.
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