In Poco Spazio
Ampi spazi, sponde da percorrere alternando lanci e ricerca dell’artificiale che meglio possa coprire le necessità di “caccia” o di ricerca del momento, sempre con un occhio verso l’acqua in attesa di qualsiasi segno di attività predatoria. Questa è la linfa vitale dello spinning, un alternanza di dinamicità e staticità mirate alla ricerca. Dinamicità negli spostamenti, necessaria per coprire tanta più acqua possibile con i nostri artificiali, staticità nel momento in cui tutto si blocca per l’istante necessario a raccogliere le idee, valutare la situazione istantanea e fare le scelte… si spera giuste (che portino cioè alla cattura) di esca e zona da battere.
Ambienti particolari
Sulle sponde dei laghi e persino sui torrenti ad ampio respiro, i tempi si alternano con naturale susseguirsi di pensiero ed azione, ma ci sono degli ambienti particolari in cui buona parte della cattura deve essere realizzata in primis con un profondo “studio” delle caratteristiche dello spot e solo secondariamente con una perfetta esecuzione di tale teorico ragionamento: le piccole acque. Lungi da me il voler riassumere una situazione di pesca ad una sorta di mero calcolo o teorizzazione estrema, il succo della nostra passione sta nella pratica, nell’acqua, nei profumi della natura che ci circonda e nell’odore che le nostre prede lasciano sulle nostre mani prima di essere rilasciate o occasionalmente trattenute per essere onorate a tavola magari in buona compagnia. Ci sono situazioni però in cui una cattura necessità di qualche attimo di studio in più, un attimo in cui tutto si blocca ed il continuum pensiero-azione (nel quale il primo comporta la scelta del punto dove lanciare, della posa dell’artificiale, del percorso da fargli compiere, delle modalità di recupero e, perché no anche del punto in cui salpare un eventuale cattura) dilata gioco forza i suoi tempi. Quando si affrontano ambienti particolari come le piccole acque è necessario esprimersi al massimo delle proprie capacità, dando fondo alla propria competenza tecnica e soprattutto alla propria esperienza. La duttilità e la capacità di reinventarsi passo dopo passo saranno la nostra arma vincente per ricavare grandi soddisfazioni da ambienti spesso sottovalutati. Ma, andiamo con ordine, cosa si intende per “piccole acque”? Intuitivamente la prima risposta è ovvia, corsi d’acqua di modeste, spesso modestissime dimensioni. Parliamo quindi di piccoli rii, pozze fluviali, piccole cave e laghetti nati come riserva d’acqua irrigua. Iniziamo a parlare delle piccole acque “in movimento” riservandoci di trattare l’argomento su cave e pozze fluviali prossimamente. Nella nostra isola le caratteristiche dei torrenti tenderebbero a farli considerare tutti come piccole acque, viste le ridotte dimensioni soprattutto di portata per quasi tutto l’anno. Non voglio però considerare questi corsi d’acqua, ma quelli secondari, come i minuscoli affluenti di questi torrenti, i piccoli rii momentanei che si creano durante il periodo di piogge autunnali/invernali e tutti quei ruscelli e ruscelletti che spesso hanno vita davvero brevissima. Facciamo perciò un piccolo distinguo, fra rii momentanei e/o occasionali e i piccoli corsi d’acqua perenni. I primi sono degli ambienti instabili, che si creano quando le piogge abbondanti e le nevi che si disciolgono, accrescono i volumi d’acqua dei torrenti principali, che ridisegnano il proprio corso e creano in alcuni casi piccoli ambienti di passaggio dove i pesci possono trovare momentaneamente delle condizioni più favorevoli. Sono ovviamente degli spot con buon potenziale ma vanno affrontati col giusto impegno se vogliamo che ci regalino belle soddisfazioni. Il fatto che si tratti di ambienti momentanei si traduce nella pratica in spot difficili da affrontare, dove l’acqua scorre su un letto fatto di cespugli, sterpaglie, rami, pietre e quant’altro si trovi solitamente all’asciutto. Proprio questo insieme di ostacoli sommersi crea riparo per i pesci e ci consente di trovare anche esemplari di buona taglia. Ovviamente sarà necessario essere precisi sui lanci quanto sui recuperi, perché il rischio di incaglio in tutte le fasi di pesca è altissimo. Anche quando riusciremo a posare il nostro artificiale nel giusto pertugio e a farlo lavorare al meglio inducendo all’attacco un pesce, dovremo prestare la massima attenzione sul recupero della preda che facilmente tenterà di conquistare la libertà intanandosi fra i numerosi ostacoli. Nei piccoli rii che, al contrario, scorrono perennemente la situazione è abbastanza simile con qualche piccola differenza. Trattandosi di ambienti stabili gli spot sono più definiti, con le proprie caratteristiche che, bene o male, si possono ritrovare anno dopo anno, con una popolazione ittica che si muove abitudinariamente in quelle acque ovviamente sarà diverso l’approccio e ovviamente saranno differenti le difficoltà riscontrabili in pesca. Se nelle piccole acque “momentanee” i pesci si trovano in una situazione di precarietà estrema e adattano il proprio comportamento alle necessità dello spot, nei piccoli corsi d’acqua “stabili” i pesci saranno padroni del proprio habitat e più sospettosi su qualsiasi alterazione dello status quo dello stesso. Nel primo caso le difficoltà staranno nell’individuare i pesci, nel posare con estrema precisione l’artificiale in spazi angusti o ricchi di ostacoli e nel convincere i pesci ad abbandonare il proprio precario rifugio per attaccare la nostra esca. Nel secondo caso potremo essere favoriti da uno spot con più riferimenti ma con pesci che, vivendo da sempre in quelle acque, saranno meno propensi a farsi fregare dalle nostre insidie.
Ricerca palmo a palmo
Passiamo alle considerazioni più pratiche; dove trovare i pesci i questi spot? Restano valide tutte le indicazioni della pesca in torrente, quindi massima attenzione a buche, raschi e rigiri di corrente, ma tutto è ridimensionato quindi la parola d’ordine è non sottovalutare nessun angolino dello spot, i pesci non leggono i manuali di pesca sportiva! Nei piccoli rii occasionali dovremo essere davvero attenti e valutare ogni centimetro del corso d’acqua, trattandosi di ambienti di transizione i pesci potrebbero eleggere qualsiasi piccolo ostacolo sommerso come riparo: anche piccoli rami, radici di piante e sassi di dimensioni appena sufficienti a nasconderli anche solo in parte. In questi spot i pesci possono essere davvero dappertutto, quindi occhio, tutti i nostri sensi dovranno essere tesi a captare qualsiasi segno di presenza delle nostre potenziali prede. Saper leggere l’acqua e avere l’intuizione giusta sono alcune delle nostre armi più efficaci in tali ambienti. Per quanto riguarda le attrezzature ovviamente non è possibile standardizzare, anche se, spesso e volentieri canne fra il metro e cinquanta e il metro e ottanta potranno coprire quasi tutte le nostre esigenze. La scelta del mulinello va fatta in funzione del bilanciamento con la canna e potranno esserci d’aiuto modelli con bobine molto larghe che ci favoriranno quando lavoreremo con tanti lanci in successione su distanze spesso molto contenute. Questi modelli ci agevoleranno favorendo l’uscita del filo e minimizzando il problema della torsione che il filo subisce con ripetuti lanci a breve distanza con esche quasi sempre leggere o leggerissime. Il discorso esche invece risulta essere più complicato, perché alla nostra versatilità dovrà sommarsi quella della nostra disponibilità di artificiali. Trattandosi di spot dalla morfologia estremamente variabile sarà necessario avere a disposizione una discreta scelta di esche, tendendo come denominatore comune la leggerezza, sia sulle dimensioni delle esche stesse sia sulla quantità totale da portarci dietro in ambienti solitamente intricati e poco comodi da percorrere. Non dovranno mancare i cucchiaini rotanti dallo 0 al 2, piccoli tandem con pala 1 e 2, piccoli ondulanti, minnows floating da 3-5 centimetri, minnow affondanti da 3-5 centimetri, imitazioni siliconiche di vermi, camole e altre gomme varie dai 2 ai 5-6 centimetri montati su testine piombate da 0,5 fino a 5-7 grammi, oppure montati a wacky rig su testine da wacky da 0,5 a 2 grammi e piccole imitazioni di terrestrial quali cavallette e ditischi. Anche se in commersio si trova di tutto e di più è possibile autocostruirsi da soli sia le testine piombate di fattura classica sia quelle da wacky rig, che in grammature molto contenute sono più difficili da reperire ma semplicissime da realizzare. Prossimamente apriremo anche il capitolo riguardante l’autocostruzione. Intanto, visto che il lungo autunno/inverno ci ha lasciato tanti nuovi rii e rigagnoli che il caldo imminente presto cancellerà… tutti a caccia di grosse emozioni nelle… piccole acque!
Commenti ()