In Barca Sotto Pressione
Tutti conoscono la storia degli ammutinati del Bounty, resa celebre da due film: Mutiny on the Bounty, pellicola del 1962 con Marlon Brando, e The Bounty, del 1984, con Anthony Hopkins nella parte dello spietato capitano William Bligh e Mel Gibson in quella del giovane Fletcher Christian. Non fu solo la lontananza dalle donne di Tahiti a portare l’equipaggio del Bounty all’ammutinamento. Furono anche le razioni minime di cibo stabilite dal capita-no Bligh. Ma quella del Bounty è solo la più nota tra le proteste scoppiate a bordo di una nave a causa del malcontento alimentare. Carne secca salata, gallette am- muffite, acqua putrida, un solo pasto caldo al giorno e se c’era brutto tempo neanche quello, perché il cuciniere non accendeva nemmeno il fuoco. Tutto questo indeboliva gli uomini ed esacerbava gli animi. E questo accadeva un po’ in tutti i mari. Ad esempio sulle navi genovesi si prendeva un “soldo” minore, ma c’era il diritto di mugugno. Un’eccezione, visto che sulle altre navi non si poteva nemmeno mugugnare e ci si doveva accontentare di mangiare quello che c’era. Protestare era considerato ammutinamento. Anche oggi, nell’era del microonde, su una barca il discorso cibo e cucina possono presentare qualche problema. Cucinare in barca non è lo stesso che cucinare a casa. Gli spazi sono ridotti, con pochi accessori, spesso senza forno. La dispensa è ancor più piccola e non sempre si possono avere sottomano tutti gli ingredienti che servono. A volte poi, cucinare in navigazione diventa proprio scomodo e, se non si presta attenzione, anche pericoloso. La pentola a pressione risolve tutto questo ed è usata per i risotti, le minestre, pastasciutte e bolliture. Facile da maneggiare quando la barca rolla o beccheggia, fa risparmiare tempo, acqua e combustibile; per non parlare dei rischi quando si giunge al momento ineluttabile di scolare la pasta. Molti pensano che la pentola a pressione sia difficile da usare o addirittura pericolosa, ma in realtà non è così. Chiaramente, come per qualsiasi altro utensile, bisogna rispettarne istruzioni e modalità d’uso, ma se usata correttamente è facilissima, soprattutto non è pericolosa! Abbiamo descritto quali sono i vantaggi di una cottura con pentola a pressione in barca. Adesso vediamo come utilizzarla. Per prima cosa bisogna assicurarsi che il livello dell'acqua all'interno (o comunque di liquido) sia giusto rispetto al quantitativo di cibo e al tempo di cottura. Qualora l’acqua fosse troppo poca, infatti, gli alimenti rimarranno crudi, col rischio di bruciarsi. Se invece l’acqua è troppa andrebbe a smorzare il buon sapore dei cibi, rendendoli annacquati. In linea di massima all’interno della pentola a pressione deve sempre esserci almeno metà bicchiere di acqua e non bisogna mai riempire oltre i 2/3 della capacità totale della pentola. Ma a seconda di marca, modello e capienza, ci possono essere delle differenze; quindi leggete il manuale di istruzioni e conservatelo per poterlo consultare all’occorrenza. A questo punto basterà porre la pentola sul fornello, chiudere correttamente coperchio e la valvola di sfiato, accendere il fuoco a fiamma medio alta. Quando sentirete il classico fischio vuol dire che il liquido interno è arrivato ad ebollizione e che la pentola è in pressione. A questo punto abbassate la fiamma al minimo e iniziare a conteggiare il tempo di cottura. A cottura ultimata spegnete il fuoco e, facendo sempre attenzione, aprite la valvola per sfiatare il vapore. Una volta uscito tutto il vapore (e solo allora mi raccomando!) potrete aprire la pentola.
Folpetti al verde
Questo mese cucineremo un piatto che ci permetterà di utilizzare un "magico strumento", la pentola a pressione. La ricetta mi è stata svelata molti anni fa dal padre di un caro amico, padovano doc, e titolare di un banchetto ambulante di "spunciotti veneti". La Folperia street food, dal “mago dei folpi”, da anni staziona a partire da metà pomeriggio, vicino al Volto, in Piazza della Frutta a Padova. La specialità della casa sono i folpi (moscardini) cotti con il loro interno e conditi con un gustosissimo intingolo a base di olio, aglio e prezzemolo. Ho conservato gelosamente la loro ricetta ed ogni volta è un successone. Per noi marinai è un piatto ideale: veloce, saporito e semplicissimo da eseguire. Ancora più pratica e semplice è la "variante di bordo" che prevede l'uso della pentola a pressione al posto della bollitura in acqua in una classica pentola.
Ingredienti per 4 persone: folpetti piccoli o polpi di Laguna (150 grammi l'uno circa), un bicchiere di vino rosso, un mazzetto di prezzemolo, 2 o 3 foglie di alloro, uno spicchio d'aglio, un limone, olio extravergine d'oliva, sale e pepe.
Preparazione: pulite i folpetti, mantenendo le interiora. Lavateli bene per eliminare la sabbia presente nei tentacoli e quella che contengono nella testa. Per eliminare tutta la sabbia fate entrare l'acqua nella testa e schiacciatela. Riempite la pentola a pressione con 2 litri di acqua, un pizzico di sale, l'alloro e il vino rosso. Cuocete per 8 minuti, a partire dal fischio della valvola. Poi fate sfiatare completamente la valvola. Aprite il coperchio e lasciate raffreddare i folpetti nella loro acqua di cottura. Nel frattempo prepariamo il condimento: tritate le foglie di prezzemolo insieme all'aglio, usando un coltello pesante. Raccogliete il trito in una ciotola con abbondante olio. Scolate i folpetti con un forchettone, tagliateli a pezzi, conditeli con la salsa di prezzemolo, sale, pepe e succo di limone e serviteli con un bicchiere di Verdicchio.
Verdicchio dei Castelli di Jesi
Il Verdicchio è un vitigno molto presente nel centro Italia, ma la regione che esprime le migliori eccellenze è le Marche. Qui le principali zone di coltivazione sono i castelli di Jesi, in provincia di Ancona e Matelica in provincia di Macerata. Come detto il Verdicchio è diffuso anche in altre zone delle Marche, dell'Umbria e dell'Abruzzo. Tuttavia, al di fuori delle zone suddette, il Verdicchio tende a perdere il suo nerbo e a volte a far emergere alcune caratteristiche negative. Le produzioni della zona di Jesi sono rinomate per la struttura e complessità, con molte cantine che producono ottimi Doc e alcuni rinomati Docg, denominati Castello di Jesi Verdicchio Riserva. Il colore é giallo paglierino, all'olfatto è fruttato e floreale con note di biancospino; al palato la degustazione è piacevole: asciutto, armonico e con una buona spalla acida. Il finale ha una gradevole tendenza amara con sentori che richiamano la mandorla. Accompagna egregiamente piatti a base di pesce, anche complessi e formaggi stagionati.
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