Il Vento
Come abbiamo visto nell’articolo pubblicato a Maggio, l’aria in una zona di bassa pressione si sposta in senso orizzontale dalla periferia verso il centro della depressione, ruotando in senso antiorario quasi parallelamente alle isobare, mentre in una zona anticiclonica (alta pressione) l’aria si sposta orizzontalmente dal centro verso la periferia ruotando in senso orario. Grazie a questa spiegazione siamo in grado di stabilire dove si trova una zona di bassa pressione (regola di Buys-Ballot) rispetto ad una zona d’alta pressione. Disponendoci con il vento alle spalle, avremo la zona di alta pressione sulla nostra destra (leggermente indietro), mentre sulla nostra sinistra (leggermente avanti) avremo la zona di bassa pressione (figura 1).
Vento di gradiente
Guardando la figura 2, è facile intuire come la distanza tra due curve di livello sia indice della pendenza; più le linee sono distanti, minore è la pendenza, viceversa, minore è la distanza tra due curve di livello e maggiore è la pendenza. Pertanto, osservando le curve di livello di una montagna, noteremo che, a seconda della loro distanza, un corso d’acqua scorrerà dolcemente se il pendio è debole, mentre si manifesterebbe come una cascata là dove le curve di livello sono ravvicinate. Analogamente per le isobare, là dove la pendenza è minore l’aria si muove lentamente, mentre nelle zone in cui le isobare sono ravvicinate l’aria si muove con maggiore velocità. Il rapporto tra la differenza di pressione tra due isobare e la loro distanza prende il nome di gradiente barico orizzontale. Pertanto possiamo dire che con un grande gradiente barico si ha vento forte, mentre con un gradiente barico debole si avrà vento debole o calma. Quindi se le isobare sono vicine significa che nella zona avremo vento forte, mentre se le isobare sono distanziate il vento sarà debole o assente. Questo vento lo chiameremo vento di gradiente e, per la legge di Coriolis, soffierà pressoché parallelamente alle isobare, però occorre sottolineare che altri fattori influenzano la direzione del vento di gradiente e precisamente la forza di gravità e l’attrito con la superficie terrestre. Per cui il vento in quota è più forte del vento al suolo e la sua direzione è parallela alle isobare in quota, mentre il vento al suolo viene rallentato e deviato per effetto della rugosità del terreno.
Le correnti a getto
Una massa d’aria non si muove soltanto orizzontalmente, trasportando con sé le proprie caratteristiche fisiche (temperatura, umidità, ecc.), ma anche in senso verticale, sia per effetto dell’instabilità atmosferica (riscaldamento o raffreddamento), sia a causa dell’orografia (monti, pendii, ecc), ma anche per la convergenza del flusso di masse d’aria con caratteristiche differenti. La circolazione generale dei venti, alle nostre latitudini, avviene da Ovest, verso Est. I venti occidentali assumono la loro massima velocità in quota dove si formano le correnti a getto, costituite da un flusso d’aria che scorre velocemente nella zona alta della troposfera (alla quota di circa 11 chilometri) nelle regioni polari (tra i paralleli 30° N e 70° N) e nelle regioni subtropicali (tra i 20° N e i 50° N). Queste correnti hanno una velocità elevata, non inferiore a 90 chilometri all’ora, e vengono sfruttate anche dagli aerei di linea nelle traversate transatlantiche, per ridurre i tempi di volo. Le correnti a getto assumono grande importanza nelle previsioni meteorologiche, perché controllano il movimento degli anticicloni e dei cicloni piccoli e influenzano la direzione e lo sviluppo di quelli maggiori. Riuscire ad individuare una corrente a getto può esserci utile per effettuare una nostra previsione del tempo con un certo anticipo. Le correnti a getto si formano in alto (come abbiamo visto) ed è là che dovremo volgere lo sguardo. Sono i cirri le nubi che si manifestano in alta quota e che denotano la presenza e la direzione della corrente a getto; a questi livelli i venti sono forti, causati da grandi differenze termiche generate da due masse d’aria aventi diversa origine. Le principali masse d’aria che alimentano le depressioni sono: quella fredda e umida di origine polare marittima; quella fredda di origine artica continentale; quella calda e umida di origine tropicale marittima; quella calda tropicale continentale.
Il tempo che verrà
Una prima previsione del tempo che verrà può essere effettuata osservando le nuvole alte, quelle che si formano ad alta quota e che denotano la presenza della corrente a getto. Queste nubi sono dette cirri e si formano in presenza di aria relativamente fredda, che si trova sopra una massa d’aria più calda. Sia i cirri che le loro caratteristiche striature (che non sono altro che rovesci di cristalli di ghiaccio) si muovono nella direzione del vento. Nelle perturbazioni temporalesche si noterà che il vento presente alle estremità delle striature dei cirri, se ci disponiamo con le spalle al vento che soffia inferiormente, ci sembrerà apparire da sinistra. Questo significa che si sta verificando l’afflusso di aria calda al di sotto dell’aria fredda, che costituisce una situazione di instabilità. Sicuramente, assieme ai cirri, o immediatamente dopo, noteremo la presenza di nubi medie instabili come gli altocumuli, che si presentano come grosse masse tondeggianti con la parte superiore a forma di torre (per questo motivo vengono detti castellati), che si spostano nella direzione del vento. Riassumendo, l’aria calda che in quota precede l’arrivo di un fronte è annunciata dalla presenza dei cirri, che si formano in essa a causa del sollevamento a cui è sottoposta l’aria. Questi cirri ed i loro pennacchi si dispongono nella stessa direzione del vento forte che soffia in quota. Il vento, passando dal livello basso, denotato dalla presenza dei cumuli, al livello superiore, contrassegnato dalla presenza dei cirri, deve necessariamente aumentare di intensità e cambiare direzione, ruotando in senso orario. Quindi, stando con le spalle al vento che soffia nella parte inferiore, se le nubi alte (i cirri) avanzano da sinistra, il tempo peggiorerà, mentre, se i cirri avanzano da destra, il tempo tenderà ad un miglioramento. Possiamo anche affermare che, se lungo la verticale il vento ruota in senso orario ed aumenta di intensità, dobbiamo attenderci l’arrivo di aria calda (e quindi una zona di instabilità). Se disponiamo di un barometro, potremmo notare che la pressione comincerà a diminuire per effetto dell’arrivo dell’aria calda e questo avverrà gradualmente, fino all’arrivo del fronte freddo (generato dalla presenza di aria fredda, che si incunea sotto l’aria calda). In presenza del fronte freddo la pressione comincia ad aumentare in maniera più marcata di quanto si sia verificato nella diminuzione che precedeva il fronte caldo e questo perché la velocità di spostamento del fronte freddo è circa doppia di quella del fronte caldo. Anche qui possiamo riassumere, dicendo che la pressione diminuisce quando si verifica un afflusso di aria calda in quota, mentre aumenta quando vi è afflusso di aria fredda.
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