Il Rosso Bianco e Gustoso
Lo scorfano rosso (Scorpaena scrofa) è il più grande rappresentante dell’ordine degli Scorpaeniformes in Mediterraneo potendo raggiungere i 58 centimetri di lunghezza e i 3,6 chili di peso. Si tratta di un pesce bentonico con abitudini prettamente notturne, che trascorre la sua vita immobile sul fondale in attesa che un malcapitato pesce, mollusco o crostaceo gli passi a tiro per poi ghermirlo con uno scatto fulmineo, aspirandolo nella sua enorme bocca, e ritornare alla sua postazione. Gli scorfani di piccole e medie dimensioni possono essere localizzati anche in pochi metri d’acqua mentre per ricercare gli esemplari di taglia maggiore converrà spingersi a quote più impegnative: tra i 50 e i 130 metri di profondità. Gli habitat che predilige sono costituiti da: secche, cigliate, relitti e scogli isolati in mezzo al fango, insomma ovunque vi sia un fondale duro, sia esso roccia, coralligeno o lamiere dove il pesce possa trovare facilmente una tana. I relitti, così come gli scogli isolati in mezzo al fango, costituiscono dei posti magici in quanto di estensione limitata e generalmente frequentati da un buon numero di scorfani. Generalmente si è protesi a pensare che lo scorfano sia un pesce solitario e scontroso verso i suoi simili, se da una parte questo è vero dall’altra c’è da tenere presente che se una zona è buona (quindi ricca di tane e di cibo) sarà possibile localizzare anche diversi esemplari a poca distanza l’uno dall’altro, specialmente durante il periodo della riproduzione che avviene da Maggio ad Agosto. L’inchiku, per via della sua stessa conformazione e per la possibilità di essere recuperato lentamente e in maniera sinuosa, costituisce ad oggi una delle esche migliori per ricercare i rossi di fondale.
Attrezzatura
Programmare una battuta di pesca rivolta esclusivamente agli scorfani è una mossa abbastanza presuntuosa ma è pur vero che in determinate zone ciò è assolutamente possibile, anche perché trovata una “zona da scorfani” la stessa continuerà a rimanere buona e produttiva per anni a meno che i pesci di quell’hot spot non vengano sterminati prima (e qui mi appello al vostro senso di responsabilità e alla vostra coscienza). Lo scorfano non è un pesce che va tanto per il sottile e in genere ce lo si ritrova in canna quando si stanno insidiando altre specie; ciò da cui il signore in rosso è attratto maggiormente sono le dimensioni dell’esca, ecco quindi che una bella esca voluminosa attirerà la sua attenzione anche da lontano stimolando maggiormente il suo appetito. Scegliere inchiku di peso compreso tra i 120 e i 200 grammi risulterà quindi la scelta vincente, tale grammatura andrà scelta anche in virtù del tipo di recupero che andremo ad effettuare il quale verrà illustrato di seguito. Gli inchiku saranno corredati di octopus aventi generose dimensioni e colore variabile, meglio se con porzioni fluorescenti, in modo che possano essere notati anche a distanza e nel buio scenario di medi e alti fondali. La colorazione dell’octopus in sè non sembra avere una così grande importanza, ciò che realmente conta è la capacità dello stesso di creare un contrasto cromatico con la parte metallica dell’inchiku. Gli assist hooks possono essere lasciati liberi oppure innescati con strisce di calamaro, totano o seppia; personalmente ho ottenuto risultati positivi con entrambe le opzioni.
Azione di pesca
Scelta la zona da ispezionare apriremo l’archetto e manderemo giù l’inchiku, una volta arrivato sul fondo inizieremo a far compiere alla nostra esca dei lenti e sinuosi balzelli sul fondale aspettando che la lenza si stenda, permettendo così al nostro inchiku di lavorare parallelamente al fondo. Una volta effettuato ciò incominceremo a muovere in maniera sinuosa la canna sollevando l’inchiku fino a circa 3 metri dal fondo per poi farlo ricadere sullo stesso. Tutta l’operazione va ripetuta ciclicamente facendo compiere alla nostra esca una saltellante ma al tempo stesso sinuosa danza sul fondale, in questo modo riusciremo a setacciare l’hot spot prescelto metro per metro. Il continuo rumore provocato dal tonfo dell’inchiku sul fondale contribuirà a richiamare l’attenzione del nostro target. Va da sé che per effettuare correttamente il recupero bisognerà che la corrente non sia molto sostenuta, l’ideale sarà quindi uno scarroccio compreso tra 0,2 e 1 nodo al massimo. L’abboccata dello scorfano generalmente si traduce in una, due tocche seguite da un appesantimento della lenza a cui dovremo rispondere con un energica ferrata per far conficcare bene gli ami nella bocca del pesce. Capita spesso di avvertire l’abboccata ai primissimi giri di manovella come se si trattasse di un incaglio sul fondale, nel dubbio conviene sempre ferrare energicamente. Il combattimento non ha storia con gli esemplari di taglia piccola e media, in quanto gli stessi tendono a dare qualche testata all’inizio per poi venire su a peso morto facendo resistenza con la bocca aperta; con gli individui di mole maggiore invece la storia è diversa. Nelle prime fasi del combattimento i grossi scorfani tendono a dare delle belle teste e ad effettuare potenti seppur brevi fughe, dopodiché vengono su a peso morto opponendo una grande resistenza al recupero con la bocca aperta e con- tinuando a dare testate e a compiere qualche piccola fuga per quasi tutta la durata del recupero. Per ultimo tendono quasi sempre ad effettuare una breve ma potente fuga in prossimità dell’imbarcazione. Vedere uno scorfano risalire dal profondo blu è una bella emozione, specialmente quando è grosso, vi sembrerà difatti di aver agganciato un drago preistorico che sembrerà più grande di quello che realmente è in quanto tende a gonfiarsi, ma sicuramente l’emozione più bella la riserverà in cucina dove le sue pregiate carni renderanno gloria al suo nome offuscato solamente dal suo “brutto” aspetto.
Commenti ()