Il Radar
L'invenzione del Radar (acrostico delle parole inglesi Radio Detection And Ranging) è frutto di numerose parziali scoperte e intuizioni di diversi scienziati (Marconi, Taylor, Yang, Hertz, Appleton, tanto per citare i più conosciuti), avvenuta nel lontano 1904 (il primo brevetto di uno strumento in grado di emettere e ricevere onde herziane, capace di indicare la presenza di corpi metallici posti sulla linea di propagazione delle onde, risale infatti al 1904 e venne depositato dall’ingegnere tedesco C. Hűlsmeyer) e realizzata con fini di scoperta e ricerca all’inizio dell’ultima guerra mondiale. Furono gli inglesi che, durante la seconda guerra mondiale, nel 1938, per proteggere la loro vulnerabilità territoriale, misero a punto un sistema radar per intercettare aerei, navi e sommergibili degli invasori tedeschi.
Lo strumento - Il radar è un apparecchio elettronico, che, utilizzando il principio di propagazione delle onde radio, consente di localizzare (rilevamento e distanza) un oggetto situato entro l’orizzonte. Nella pratica, un apposito trasmettitore, capace di emettere microonde radio con frequenza in banda X o S (da 3 a 10 GHz) per mezzo di un’antenna rotante (scanner), le irradia in ogni direzione, fino a raggiungere la massima distanza in relazione alla potenza dell’apparato. Quando queste onde incontrano un bersaglio, “rimbalzano” e vengono da esso reirradiate; una parte di queste onde è captata dalla stes-sa antenna che le ha emesse e, seguendo una guida d’onda, giunge a un ricevitore, che ha il compito di amplificare i segnali ricevuti e di inviarli all’indicatore, lo schermo o display (PPI = Plan Position Indicator) (fig. 1). L’immagine radar è “pennellata” dallo scanner, che, ruotando, ci consente di vedere tutto l’orizzonte attorno ad esso; ad ogni giro dello scanner, l’immagine viene aggiornata sul PPI da un pennello radiale appena luminoso, detto “sweep”, che ruota in sincrono con lo scanner ed è orientato nella stessa direzione in cui si trova il lobo del radar. Tutte le volte che questo “pennello” elettronico (e quindi il lobo del radar) passa su un bersaglio, questo aumenta di luminosità, mentre appena lo supera la sua brillantezza diminuisce in modo graduale.
Scale - Quando si imposta il valore di una scala, automaticamente viene impostato anche l’intervallo tra le varie marche fisse, (rappresentate da anelli concentrici, come illustrato nella figura in basso) e, conseguentemente, anche il loro numero. Così, con scale da 1.5, 3, 6, 12, 48 miglia si hanno automaticamente 6 marche fisse alle distanze di 0.25, 0.5, 1, 2, 4, 8. Notate che il valore della scala si raddoppia, così come le distanze delle marche fisse. Sono diversi i fattori che influiscono sulla scelta di una scala, ma, in buona approssimazione, è bene tener presente che le scale corte sono da adoperare preferibilmente in situazioni in cui sia necessario avere informazioni su bersagli vicini, come spesso accade in zone di intenso traffico. In mare aperto, se utilizzassimo una scala a breve distanza, sarebbe prudente passare con una certa frequenza ad esplorare con scale più lunghe in modo tale da avere tempestivamente informazioni su avvicinamenti pericolosi di altri bersagli. È bene ricordare che la portata di un radar dipende da molti fattori, come l’altezza dell’antenna sul livello del mare, l’altezza e la natura dei bersagli e, non ultime, le condizioni di propagazione.
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