Il Parago a Slow Jigging

Il pagro o parago è forse la preda più significativa dello slow jigging e anche la più impegnativa viste le batimetriche che bisogna battere per catturarlo. Di certo è una delle specie più divertenti per la strenua resistenza che oppone per tutta la colonna d'acqua, dal fondo alla superficie.

Il Pagro (Pagrus pagrus) o parago, come più comunemente viene chiamato in Sardegna, appartiene alla famiglia degli Sparidi, la stessa del sarago, del dentice, dell’orata e altri ancora. Si pesca durante tutto l’arco dell’anno, ma è sicuramente molto più attivo in primavera, ossia durante il periodo della riproduzione. In verità, molto dipende dalla temperatura dell’acqua e di conseguenza ci sono le annate primaverili e quelle più avanzate con la colonnina del mercurio su valori più elevati. In quest’ultimo caso, per esperienza personale, è più facile trovarli su batimetriche importanti, dagli 80 ai 180 metri di profondità, durante tutta la giornata, con preferenza nelle prime ore del mattino. Gli esemplari più piccoli sono molto aggressivi e spesso sono facile preda degli assist, soprattutto quando il movimento impresso all’esca risulta frenetico. Gli adulti invece, se l’artificiale non è mosso lentamente e a regola d’arte, non sono attratti e nemmeno lo prendono in considerazione. Al di là della curiosità, questo fatto è interessante perché consente di selezionare la taglia della preda.

In apertura: un parago di 4,5 chili pescato a 165 m, su un fondale con banchi di pesce foraggio di media taglia. Era utile un jig rapido in discesa ma molto lento nelle fasi di pitch. È evidente come ami del 3/0 e 4/0 hanno perforato le fauci del pesce. Qui sopra: Michele Santus con un pagro di 6 chili, record di giornata, individuato grazie all'Humminbird Helix 10 con sonda Dual Spectrum.

Dove - Trovarli non è semplice. Si possono intercettare intorno e all’interno delle secche dai 25 metri fino ai 70. Partendo invece dagli 80 fino a profondità elevate (vivono anche a 250 m) li troveremo sulle piccole cigliate, con variazioni batimetriche modeste, di pochi metri. Spesso si trovano in mezzo al nulla, o in prossimità di qualche pietruzza a mo’ di piccola oasi, dove troviamo anche il foraggio, difficilmente altre specie. Sono spot particolari che hanno necessità di essere interpretati perché ora ci sono i pagri, ma un istante dopo spariscono come per magia e non li becchi per chissà quante ore o giorni addirittura. Perché? Perché il mare è così. Perché ci pone davanti un sacco di domande, solo che in pochi le prendono in considerazione. Il mio pensiero è che cambia qualcosa lì sotto, in quell’abisso. Ad esempio, il piccolo foraggio si sposta, è normale se si sente minacciato, ma i paraghi gli stanno dietro e a noi, sul momento, sembra che non ci sia più nulla da fare.

Salvatore nel recuero di un paraghetto catturato in fase di bassa attività.

Come - Con questi pesci possiamo giocare sul filo di lana. Infatti, pur essendo davvero combattenti fino all’ultimo istante, forti e massicci, non hanno fauci cosi grandi, o potenti o taglienti da rompere il filo del terminale. È quasi impossibile, o quantomeno abbastanza improbabile che inghiottano il jig, quindi non vengono in contatto col nylon finale. Inoltre il fondo, fatta eccezione per qualche innocua pietra sparsa qui e là, risulta spesso abbastanza pulito, senza agganci dove strusciare la lenza e liberarsi. Pertanto, un finale costituito da uno spezzone di 4-5 metri di fluorocarbon da 30-35 lbs, risulta abbastanza equilibrato. Di norma, in bobina, si utilizzano fili, manco a dirlo, sottili, da 0,20 mm o poco più, con PE 1,5-2, ma di qualità indiscussa come il Varivas avani jigging x8, oppure il Sunline Siglon sempre 8 fili, con assist non troppo grandi. E poi gli ami. È vero che il pagro non ha una bocca enorme, ma in quanto a durezza di palato e mascelle non lo batte nessuno. Per questo gli ami devono essere affilatissimi e perforanti, nelle misure 1/0 in coda e 2/0 in testa, oppure 2/0 in coda e 3/0 in testa, sempre in coppia. Infine il jig. La moltitudine di colori e fogge esistenti, sono di per sé sufficienti, per capire che un solo modello non può risolvere tutte le situazioni. Chi comanda, nella scelta è la situazione, la giornata, le condizioni meteo-marine. Ma sarebbe presuntuoso proporre soluzioni sempre azzeccate. Di certo però il jig migliore è quello che ci fa stare in pesca meglio degli altri. Di certo il jig migliore è quello più leggero che però non va a discapito della verticalità. Il jig migliore è il più preciso, quello che cade esattamente sopra la testa del parago. Il jig migliore è quello che sta bene col foraggio e col quale si mimetizza. E anche se, certi di fare il meglio, state sicuri che non sarà facile. Il parago, a parer mio il pesce da slow jigging per eccellenza, è una bestia bella, ma anche brutta, comunque difficile. E il modo migliore per indurla all’attacco è quello di far lavorare l’esca alla stessa quota del parago, spaziando tra il fondo e l’area occupata dal esce foraggio. Sempre muovendo il jig lentamente, poco cadenzato, e ci renderemo conto che la fase passiva è molto importante. Infatti, il parago, adora questo metallo che cade a foglia morta. Ma non esitate a insistere sul fondo, anche lasciando cadere il jig pesantemente al suolo così da richiamare l’attenzione di eventuali presenze distratte.

SAPEVI CHE...

Pagrus pagrus (sparide) - Il parago si distingue per le seguenti caratteristiche: corpo ovale; profilo della testa convesso; 6 o 7 file di squame sulle guance; preopercolo senza scaglie; mascelle anteriori con grandi denti simili a quelli canini, 4 nella mascella superiore e 6 nella mascella inferiore, seguiti da denti canini più piccoli e smussati che diventano progressivamente molari caudalmente; pinna dorsale con 12 spine e da 9 a 12 raggi morbidi; pinna anale con 3 spine e 8 o 9 raggi morbidi; colore rosa con riflessi argentei, più chiaro sulla pancia, testa scura dalla nuca all'angolo della bocca, a volte, sottili punti blu presenti sui lati superiori (particolarmente evidenti nei più giovani), pinna caudale rosa scuro, con entrambe le punte bianche; si nutre di crostacei, pesci e molluschi; è una specie ermafrodita proterogina, prima maturità sessuale avviene a 3 anni di età (circa 24 cm), prima come femmina e poi come maschio; la deposizione delle uova avviene a 15-19 gradi di temperatura dell’acqua e tende ad essere in primavera, a seconda dell’habitat.

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