Il Nodo Tony Pegna
Uno dei motivi per cui uno spinner alle prime armi rinuncia all’utilizzo del terminale è dato dalla difficoltà pratica di realizzare un nodo di giunzione. Chi proviene dal mondo del surf casting è sicuramente agevolato - almeno in questo - poiché sa bene cosa sia uno shock leader, volgarmente detto “parastrappi”. Oltre all’Albright, i nodi maggiormente adottati per tale realizzazione sono da sempre il nodo di sangue (blood knot) e il doppio Uni (Uni to Uni); questi ultimi sono diffusissimi anche in altre tecniche di pesca, direi le più svariate, poiché si prestano ottimamente al “rattoppo”: la rapida giunzione, cioè, tra due parti di una stessa lenza a seguito di una parrucca, di una lesione o di una rottura. Per quanto appena detto le applicazioni di questi nodi nello spinning sono sì possibili, ma alquanto limitate. Il nodo di sangue e il doppio Uni, infatti, a fronte della loro estrema semplicità risultano tuttavia sconsigliabili nella giunzione di fili di diametro differente. Utilizzando un trecciato, inoltre, il nodo di sangue potrebbe subire pericolosamente il reciproco scorrimento di entrambi i capi a causa del trattamento di ceratura del multifibre stesso. Il doppio uni, invece, si presta bene al “rattoppo” sulla lenza in bobina a seguito di una parrucca. Detto questo, quali sono i migliori nodi di giunzione tra filo madre e terminale? Con una formula abbastanza banale vi rispondo che ne esistono diversi, più o meno semplici da eseguire e più o meno classici o innovativi. Ad ogni modo ritengo che i due nodi più utilizzati nello spinning da terra siano il Tony Pegna e l’FJ knot; spero non me ne vogliano gli “aficionados” di quest’ultimo se in questa sede vi parlerò dell’altrettanto valido Tony Pegna, un tipo di giunzione veramente resistente e facile da realizzare (continua sul giornale).
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