Il Mare Via Cavo
Ero curioso: avevo sentito parlare sempre più spesso di pescatori subacquei che si allenavano effettuando delle immersioni lungo un cavo guida, ovviamente senza fucile. Sapevo da un bel pezzo quanto fosse differente scendere a una quota impegnativa dal pescarci, e quanto potesse essere ingannevole, soprattutto per i più giovani, la relativa facilità nel conquistare metri su metri in poco tempo grazie a più approfondite conoscenze sull’apnea e l’adozione di materiali sempre più performanti, soprattutto da parte dei produttori di pinne ma anche di maschere e di mute. Pensavo che si potesse scivolare facilmente nel clima pericoloso della competizione. Poi un amico mi ha invitato a uscire, con altri tre compagni abituali, per fare due tuffi alla ricerca di qualche pesce ma soprattutto per immergersi lungo un cavo. Ho accettato di buon grado. Durante il tragitto verso la zona di pesca prescelta ho saputo un paio di cose interessanti su Willy, Andrea, Luciano e Giuliano: tutti avevano seguito un corso per migliorare l’apnea, almeno il primo livello; Andrea ha raggiunto il terzo livello, si allena con l’ausilio del cavo da circa otto anni e ultimamente accompagna la sua ragazza nelle sue discese a quaranta metri col movimento elegante ma dannatamente efficace di chi usa il monopinna.
Mi viene da pensare che non sia una moda dell’ultimora, otto anni non sono pochi: se continua a farlo deve essere convinto. Ma non ci si annoia ad andare su e giù per un cavo? Non faccio in tempo a chiederlo che il fuoribordo, già silenzioso, lo diventa ancora di più: siamo arrivati sulla secca.
Continua a leggere sul giornale
Commenti ()