Il Futuro???
Prendete un pescatore di superficie che pesca per professione e un pescatore che pesca per hobby, immergendosi in apnea: il primo disporrà di una serie di strumenti, perfezionati nel corso dei tempi e impreziositi dall’esperienza maturata da decine, in certi casi centinaia di generazioni, che gli consentono di insidiare ogni sorta di pinnuti, molluschi e crostacei, con reti a strascico: tartana, paranza, sciabica; reti da circuizione quali lampara, cannara; perfino reti da lancio come il rezzaglio; e ancora: reti da posta e reti alla deriva: tonnara, tramaglio; ma anche trappole come le nasse, di giunco, di metallo, di plastica, e palamiti, di fondo e quelli, micidiali, di superficie. E il secondo? Quello che va sott’acqua e pesca per hobby? Beh, avrà un fucile, ad aria o ad elastici, e potrà contare sull’esperienza del padre, forse, su quella del nonno, al massimo su quella del bisnonno ma solo se l’ultima volta non si è dimenticato di respirare. Basterebbe per rifletterci sopra. Prendiamo ognuno dei due come paradigma di una realtà sociale che viene letta diversamente a seconda delle motivazioni che troviamo o che vogliamo trovarci: da una parte il pescatore professionale vive del mare e sul mare è costretto ad andarci con ogni tempo perché è il suo lavoro, sacro, e se diventa cibo per noi è giusto che costituisca sostentamento per lui. Dall’altra parte c’è qualcuno che ammazza pesci per diletto, per di più sottraendoli a chi, con i pesci ci campa. Come la mettiamo? Vista così sembra orribile. Alcune considerazioni: il pescato diventa cibo per umani o per pesci d’allevamento che diventeranno a loro volta cibo per noi quando una parte non insignificante non venga gettata in mare perché insignificante ai fini commerciali. Questo capita nella pesca professionale; nella pesca in apnea si ha la possibilità di selezionare le catture preferendo quei pesci che, per taglia, si stimano possano aver compiuto almeno un ciclo riproduttivo. Nella pesca professionale capita di catturare in un sol colpo un intero montone di orate o un banco incredibile di ricciole, provocando così, in quella zona di mare, un’alterazione nei delicati equilibri che si creano naturalmente tra le varie specie. Il paragone con la pesca in apnea rasenta il ridicolo: il prelievo è diluito nel tempo, regolamentato dalla legge e certamente non alla portata di tutti. Le differenze tra pesca professionale e pesca in apnea non finiscono certo qui; del resto a elencarle tutte forse ci si perde soltanto tempo. Lo confesso, sono preoccupato: di che cosa morirà la pesca subacquea? Aggredita dall’ignoranza, corrosa dall’ipocrisia, soffocata da una coscienza ecologica davvero autentica perché finalmente sincera? Sono preoccupato, la pesca in apnea sopravvivrà, ma solo nelle AMP, ad opera di alcuni coraggiosi che, sfidando i numerosi e severissimi controlli, insidieranno corpulente cernie allevate a wurstel e uova sode. Sono sempre più preoccupato: a qualcuno potrebbe venire in mente di creare dei bacini chiusi, con ricambio di acqua salmastra, per motivi di sicurezza non troppo profondi, popolati da varie specie di pesci, pregiati e meno pregiati ma tutti sparabili, a pagamento, dai ragazzi delle nuove generazioni. Sono inorridito, ma almeno così qualcuno scoprirà che il pesce, cotto o crudo, per poterlo mangiare, bisogna prima ammazzarlo.
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