Se c’è un pesce che caratterizza gran parte delle coste del Mediterraneo, quello è sicuramente il dentice. E se c’è un’esca che per questo pesce la fa da padrona… beh, senza dubbio è il calamaro vivo.
Fare traina per me è una piacevole occasione di relax. A differenza di altre tecniche di pesca, trovo questa abbastanza tranquilla, non troppo dinamica e stressante, ma non per questo meno divertente. Essendo forse la specialità più praticata nelle nostre coste, è anche quella dove, nel tempo, si sono elargite mille teorie, mille possibilità di approccio. Dunque, visto che, un passo alla volta, ho raggiunto la mia quadra, vi dirò come la pratico io. Il mio approccio è caratterizzato da una regola di base, costante, in tutte le tecniche: usare attrezzature il più possibile light.

Attrezzatura - Partiamo da un attrezzo importantissimo, probabilmente il più importante: la canna. È scontato che questa debba essere leggera, maneggevole e con azione di punta per “leggere” il piombo guardiano e i movimenti dell’esca. E deve avere un’azione progressiva per accompagnare la mangiata del pesce, e una buona riserva di potenza per combatterlo. Il mulinello non fa eccezione, quindi va bene piccolo e leggero, ma molto potente e dotato di una buona frizione. Inoltre che sia fluido nella fuga del pesce e resistente perché usato, costantemente, col cicalino attivo. Meglio se non è velocissimo, ma con recupero compreso tra 5,1:1 e 6,1:1. E soprattutto con capienza di almeno 300 m di trecciato, multicolor, sottile, come un 8 fili, max pe 2-3. Tra il trecciato e il terminale s’inserisce il pre terminale o mediano, unito con un nodo fatto a regola d’arte col bobbin knotter. Su questa giunzione possiamo creare un’asola con un finto nodo, alla quale attaccare con uno sgancio rapido il nostro guardiano. Il pre terminale varia in lunghezza dai 3 a un massimo di 8 metri. D’inverno è preferibile far viaggiare l’esca molto vicina al fondo utilizzando un nylon decisamente morbido e privo di memoria, da 35-40 libbre. La giunzione tra terminale e pre terminale avviene tramite una girella da 100 kg, per scaricare le torsioni sulla fuga del pesce ma anche per assecondare il movimento dell’esca trainata. È preferibile che non passi tra gli anelli. Per il terminal,e ormai tutti usano il fluorocarbon. Per me va bene uno spezzone di 3 metri circa, per avere un margine in caso di usura in prossimità degli ami, non superiore alle 40 libbre.


Bell'innesco con grandi ami circle. L'autore con Michele Santus in una giornata ventilata e impegnativa ma allietata da un dentice preso con ami octopus di BKK.
Gli ami devono essere adeguati all’esca ma in generale sono generosi, visto che i dentici hanno una bocca molto grande, quindi dal 7/0 fino anche al 9/0. Io uso sempre i circle, di norma 8/0, sia per il trainante che per il ferrante. Alle volte più grandi, alle volte più piccoli. Sempre col tubicino di redancia nel trainante, stretto a monte dell’occhiello col filo elastico per roubasienne o trecciato, per contrastare l’eventuale scorrimento. Il nodo palomar sul ferrante risulta sempre una garanzia. Il piombo guardiano, il cui peso è determinato da corrente, profondità e velocità è legato a un filo di un metro. Per muovere il gommone o la barca, in mancanza di un efficace trolling valve, è indispensabile il motorino ausiliario o di prua, per far viaggiare l’esca a non più un nodo e mezzo o ancora meno, come faccio io: tra 0,8 e il 1,2 nodi. In alcuni momenti il dentice è un pesce molto territoriale quindi aggressivo. In altri, invece, non mangia. Magari segue l’esca incuriosito, ma non mangia. Sta a noi capire come effettuare eventualmente un’altra passata se alla prima abbiamo fatto cilecca. A me non mi piace insistere nello stesso spot fino allo sfinimento sperando che il pesce mangi. Preferisco tirare su, cambiare assetto, alleggerire, appesantire il piombo, aumentare o rallentare la velocità; provo una seconda o al massimo una terza volta poi vado via.

Comportamenti - Al dentice piace razzolare in mezzo alla posidonia o alle pietre insieme ad altre specie. In alcuni casi si allontana un po’ dagli spot verso zone limitrofe, per questo occorre non soffermarsi solo sull’hot spot ma provare ad allungare e allargare il percorso. Il dentice non attacca sempre allo stesso modo. Alle volte sbrana il calamaro strappandolo. Alle volte lo addenta 2-3 volte prima di sferrare l’attacco. In certe occasioni lo mette in bocca lentamente per poi partire a razzo. Tutto ciò rende difficilissimo riconoscere al volo di che stazza sia il pesce. Per stoccare la ferrata aspetto sempre il momento in cui sembra che mi stia portando via la canna dalle mani e con frizione tarata a dovere sferro 1-2-3 ferrate cosi da far conficcare ancora meglio l’amo. In questa fase è indispensabile mantenere costante la tensione con un pumping equilibrato, avvicinando il dentice con la canna e poi recuperando il filo a canna bassa. Di solito compie 3 o 3 fughe e solo in pochi casi, se si tratta di un dentice molto grande, riparte cercando disperatamente il fondo. Conoscendo lo spot e l’imbarcazione, sta a noi evitare che il pesce porti i filo a sfregare sulle rocce, lavorando in maniera giusta con frizione tarata sui nodi così da non rompere ma senza regalare spazio alle fughe prestanti del pesce. Pescando con due canne conviene differenziare l’assetto, con un terminale più sottile, un piombo più leggero, un pre-terminale poco più lungo. Avremo più possibilità. Almeno dove è richiesta una rotta regolare. Ciò nonostante io preferisco la canna singola. È una questione di passaggi, di precisione, di curve. Ci sono giornate dove tanute, pagelli e paraghi di piccola taglia, fanno razzia dei nostri calamari. In questo caso pesco unicamente sui mark, sollevando l’esca di almeno 15 m per farla scendere sul fondo solo quando arriva la marcatura adeguata, solitaria, o in fase di attività predatoria.

Ecco perché risulta indispensabile un ecoscandaglio con tecnologia chirp, in maniera da avere i target separati dalla mangianza e una lettura pulita del predatore e eventuali pesci disturbatori. Io pesco dai 30 agli 85-90 metri, riducendo, per queste ultime batimetriche, la lunghezza del terminale e appesantendo la zavorra. La traina così profonda ha tanti vantaggi tra cui: minima presenza di pescatori sportivi, meno pressione da parte di pescatori professionisti e meno pesci disturbatori. Col tempo l’habitat dei dentici si è spostato in profondità, probabilmente perché l’inverno dura poco ormai e l’acqua risulta sempre calda, anche in periodi “invernali”. Di conseguenza, o forse a causa, anche il foraggio stesso si è spostato più giù. Sicuramente la stabilità delle temperature su fondali più alti risulta uno dei vantaggi che questi pesci apprezzano. Il dentice, purtroppo, soffre purtroppo di una grande vulnerabilità nei mesi della frega. Questo risulta essere forse l’unica nota dolente della pesca, noi pescatori sportivi nel nostro piccolo possiamo cercare di essere più rispettosi, restituendo al mare e ai pesci ciò che giornalmente ci regalano.
Suggerimenti - Fai battere il piombo sul fondo per richiamare l’attenzione; effettua una curva facendo passare in maniera libera il calamaro nel punto migliore; fai un innesco in tandem; riduci lo spessore del fluorocarbon; prova a pescare controcorrente; scegli una velocità e mantienila costante; sostituisci il peso del piombo,; sostituisci il calamaro con un calamaro più grande o più piccolo.
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