Il Big Fish di Ventotene

Grande gara, grandi padroni di casa, ottima organizzazione. 57 equipaggi iscritti, 50 in mare. 260 strike. 129 pesci validi: 103 alalunghe, 15 aguglie imperiali, 7 tonni rossi, 2 tonni striati, 1 lampuga. La maggior parte dei pesci rilasciati.

Molliamo gli ormeggi da Porto Rotondo, destinazione Ventotene. A bordo di Spicy Tuna c’è l’armatore Stephen Palmer, il comandante Sergio Asara, il secondo Enrico Derosas, Victor Benigson (ospite sudafricano, paesano dell’armatore) e il sottoscritto. Ci aspettano al Big Fish Tournament 2024 organizzato dall’associazione Autentico Mare, dal 4 al 6 luglio. In verità, il programma era diverso, più soft, con soste qui e soste là, una canna qui e una canna là, ma al mar non si comanda e così abbiamo dovuto incastrare il trasferimento nelle pieghe di un meteo non proprio amico, tanto che alcune barche hanno dato forfait. Giovedì mattina il nostro Cabo di 38 piedi, inizia la navigazione con vento da NW e onda di un metro e mezzo. Ma ci viene di poppa, così trainiamo finché si può. Sulle batimetriche di 1500-2000 metri, nonostante fossimo alla ricerca di alalunghe, rilasciamo ben 10 tonni rossi. Molto divertente. Finché a 90 miglia dalla destinazione ci rendiamo conto che è meglio dare gas, anche perché il mare va a calmarsi e non vogliamo arrivare troppo tardi. Atterriamo tra una flotta di barche e “antenne”, pozzetti super ricchi, tutte bellissime, sullo sfondo di un porto scavato nella roccia che rivela evidenti tracce dell’epoca romana. 50 sono le barche iscritte, ancora più della migliore edizione del Big Game targato Azzi di 15 anni fa e oltre. Moltissime sono di stanza nei porti di Campania e Lazio. Dalla Sardegna anche Wired di Beppe Galliani e Sciambola di Quirico Taras.

Partenza "a manetta" verso le batimetrie frequentate da rostrati e alalunghe.

Prima manche - Venerdì si parte, alle 11:00, col maestrale in caduta, per le batimetriche da 350 a 500 metri. Prendiamo subito un’aguglia imperiale. Un’ora dopo, col sole a picco imbarchiamo un’alalunga, mentre Wired di Beppe Galliani comunica un doppio strike: alalunghe. Tanto ci suggerisce un avvicinamento all’imbarcazione amica e subito è strike, un’altra alalunga, non grossa. Poi il ritmo generale di pesca rallenta e le alamate diventano sporadiche, come la nostra, in un fondale modesto, al traverso dello Scoglio della botte, intorno alle 15:30: un rosso stimato poco meno di 20 chili. Ma un altro equipaggio, in area Ventotene, è riuscito a beccare un’alalunga e ben due aguglie imperiali. In particolare Monica 5 di Paolo Brognoli con moglie e figli, ha registrato 7 strike di alalunghe, purtroppo, come da regolamento, solo 4 valide per la classifica.

Aguglia imperiale allamata conun’esca White Monkey, sta per essere rilasciata, così come imposto dal regolamento.

Seconda manche - Al risveglio, il tempo, ma già l’aveva previsto il bollettino meteo, è completamente cambiato. Non più NW ma SW, un libeccio deciso con punte di 10 nodi a fine giornata. La mattina è un po’ nuvolosa, ma a pesca è uno spasso. Risky Business, di Marco Iobizzi, con Paolo Palcani al timone, in navigazione a 6,6 nodi con 13 canne in traina, fa un incredibile quadruplo strike. Il recupero di un kona da 18 cm con doppio amo, “lanciato” a 150 metri oltre la scia, risulta però stranamente impegnativo. Pesa e non fugge. Infatti si rivela, dopo una lunga estenuante fatica, una bella alalunga, “morta, annegata”, con la bocca aperta. Alcuni equipaggi si producono in ripetuti strike, e sono quelli che il giorno prima hanno fatto cilecca. Fa eccezione Monica 5 che si ripete con più alalunghe, totalizzando il massimo punteggio relativo in entrambe le giornate. Le barche, pur concentrate nella stessa area di pesca, hanno avuto risultati opposti, tanto da chiedersi: perché oggi pesco e domani no? I pesci sono davvero sensibili al rumore della barca? Interpretano quella che possono vedere solo una sagoma? Quali vibrazioni captano? Eppure tutti abbiamo pescato nello stesso modo, con le esche lunghe lunghe, grosse, e aeroplani, ben oltre la scia della barca. Mah, così è!

Maco Iobizzi, con l’alalungaprotagonista di un insolito e impegnativo recupero, determinato dalla preda, con la bocca aperta.

In finale - Intanto, alla sua prima partecipazione al Big Game, Florida, con Vitale Esposito, Gianluca Lecce e Vincenzo Nani, vince la 17a edizione del trofeo grazie a due aguglie imperiali, un tonno rosso e un’alalunga. Sul secondo gradino del podio, sale Monica 5, con Paolo Brugnoli (Ostia fishing club), Sonja Debus, Fabrizio Granatelli e Mauro Buston. Terzo, il team Marlin, con Mattia e Edoardo Mastrolorenzi, Cristian Menichelli e Fabio Serpi, in forza a un’aguglia imperiale e 5 alalunghe. Il podio vince tre strumenti del main sponsor Raymarine: due magnifici strumenti Axiom2 Pro Rvm da 16 e 12 pollici e un modulo eco Rvm1600 da un kW. In tutto, un montepremi ricchissimo, considerata anche la partecipazione di tanti altri sponsor e in particolare Italcanna con le sue famosissime canne Gladiator, Islamorada, Sterling, Baltimora, Cartagena e Little Blue e 3 mulinelli Gladiator 6/0 gold, silver e black. Il tutto s’inserisce in un contesto spettacolare, ma anche conviviale, per le iniziative degli incontenibili coniugi Grassucci, Nestore e Nicla, che hanno inventato, addirittura un concorso culinario sui crudi.

Il rientro - Ancora emozionati per la calorosa accoglienza di Nicla e Nestore e salutati i vecchi amici rincontrati, grandi pescatori, ci dirigiamo verso Napoli per poi passare la notte a Procida. Riprendiamo la navigazione domenica mattina, ancora con vento in poppa. Trainiamo per Ischia, Ventotene e Ponza. Al traverso di quest’ultima su una batimetrica di 300 metri parte una canna. Uno strike violento, finché si rivela l’autore: una lampuga di venti chili e forse ancora di più, che si è prodotta in salti vertiginosi. Nel giro dell’ora successiva, a sole basso, rilasciamo tre rossi e un alletterato, con l’attacco di un’imperiale che si è slamata. Per il resto, nulla da segnalare fino a Porto Rotondo, solo una grande emozione per questo indimenticabile Torneo.

L’enorme lampuga catturata da Spicy Tuna nel viaggio di rientro per Porto Rotondo.

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