I Terminali
I terminali utilizzati nella pesca dalla barca hanno diverse caratteristiche a seconda della tecnica adottata. Vediamo le maggiori differenze, partendo dal bolentino.
Bolentino
Il classico terminale da bolentino è composto da un trave a cui vengono attaccati due o più braccioli. Di solito il diametro del trave è sempre maggiore del bracciolo. Ciò serve a dare rigidità, in modo che i braccioli si possano distendere sul fondo senza attorcigliarsi. In passato il bracciolo veniva legato direttamente al trave con un nodo, adesso i braccioli possono unirsi al trave in diverse modalità: con girelle, sganci rapidi, perline incollate ed altri sistemi derivanti dall’esasperata ricerca del mondo agonistico. Quest’evoluzione ha fatto sì che il terminale non sia più un oggetto meno importante rispetto alla scelta di canna o mulinello, ma anzi lo pone al primo posto per importanza e utilizzo in pesca. Nelle borse per gli attrezzi non si trovano più i classici sugheretti rettangolari, con arrotolate le parature, ma travi di diverso spessore su sugheri tondi o porta finali in acetato trasparente, specifici per tipo di preda insidiata. Possiamo cambiare diversi braccioli, ami compresi, diametri e lunghezze diverse da adattare allo stesso trave. Un terminale per la pesca a bolentino a scarroccio non può essere lo stesso per un bolentino all’ancora. Nella pesca a scarroccio possiamo utilizzare diametri più corposi, adatti a piombature pesanti, il movimento sul fondo va a vantaggio del pescatore, il pesce viene attirato dall’esca in movimento e non bada troppo ai diametri dei braccioli. Al contrario nella pesca da ancorati si evidenziano i fattori negatividei braccioli troppo rigidi o troppo visibili (continua sul giornale).
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