Sembra un essere facile e scontato, questo splendido predatore, ma tirare su un dentice da 8 chili, se non 10 o 11, non è così scontato. Soprattutto se si sottovaluta l’importanza della ferrata.
Chiunque, quando pensa al momento più adrenalinico di un’uscita a pesca, immagina quello clou, la ferrata, quando stocca il colpo vincente, quello che gli permetterà di combattere un grosso dentice fino all’ultimo con l’amo infisso e sicuro nelle fauci della preda fino all’esaltante epilogo. Nel caso specifico del dentice, abbiamo a che fare con un animale particolarmente tenace, con una muscolatura possente e una forza mandibolare impareggiabile. Riesce a spaccare i terminali e alle volte, in base a come mette in bocca gli ami, riesce a torcerli fino a romperli. È sicuro, soprattutto quando si ha a che fare con pesci di calibro elevato, che proveranno a spaccare la lenza passandola tra i denti o a masticare gli ami perciò è importantissimo che l’uncino affilatissimo penetri nel miglior modo possibile. Ora, non prendiamo in considerazione gli attimi in cui il pesce, senza che noi facciamo grandi acrobazie, si auto ferra. Concentriamoci sui momenti più complicati, quando inizia la mangiata.
I segnali - Nella fase iniziale il pesce indugia sull’esca, la studia. A volte la stessa nervosa reazione di quest’ultima fa vibrare il cimino. Quindi prendiamo la canna in mano e iniziamo a respirare in maniera più lenta. Il livello di attenzione sale e cerchiamo di stare quanto più fermi possibile, mentre spesso, piccole tocche iniziano a darci delle informazioni. Poi arriva qualche colpo più forte, magari una trattenuta che mette in tensione il filo. Si crea un contatto “elastico” con la preda, carico di suspense, di ansia, perché quella mangiata potrebbe concludersi in un nulla di fatto. Quasi sempre, per fortuna, quando proprio stiamo pensando che sta per terminare tutto, arriva una mangiata più violenta, come se l’avversario volesse strappare l’esca e quindi la canna dalle mani. La vetta in quel momento deve accompagnare la richiesta del pesce e solo dopo un attimo possiamo sferrare la stoccata. Una prima ferrata decisa e secca risponde alla mangiata definitiva del dentice e pochi attimi dopo un’altra. A questo punto, se il pesce è grosso e forte, reagirà d’impeto con una prima partenza veloce che richiede filo, poi avremo modo di recuperare qualche metro e subito arriverà la seconda fuga, sempre abbastanza violenta. Se poi arriva anche una terza fuga e un terzo combattimento, potete stare certi che sarà un bel pesce. Forse ormai stanco e probabilmente impedito, con la vescica natatoria estroflessa. Ma non è detto che la lotta sia finita. Infatti, alle volte, la vescica si sgonfia perché pizzicata dall’amo o masticata, ridando vigore al dentex. L’epilogo, dal piombo guardiano in poi, è abbastanza scontato. Il pesce a poco a poco arriva sotto bordo per essere trasferito a pagliolo senza particolari difficoltà.
Il Circle - Di norma questo genere di amo, particolare per la punta rivota verso il gambo, viene impegato singolarmente per inneschi destinati a ricciole e tonni, molto poco in coppia (trainante e ferrante) per la traina col vivo. Comunque ha diversi punti di forza: il pesce molto difficilmente si slama; non viene ingoiato e quindi si possono utilizzare terminali più sottili, i quali, in alcune giornate, sono l’arma vincente; in ferrata si posiziona sul labbro o sul lato della bocca, non lede parti vitali e quindi dopo l’eventuale rilascio è certo che continuerà a vivere; se la preda dovesse spaccare la lenza, è molto probabile, che in pochissimo tempo riesca a liberarsene e a cibarsi agevolmente. Io preferisco utilizzare quelli medio grandi, anche per trascurare i pesci di piccolo calibro e i soliti “disturbatori” quali pagelli, paraghi di piccola taglia e tanute. Se vado a trainare a dentici non metto trappole o piccoli ami per beccare sia quelli belli piccoli che quelli grandi, più sono focalizzato sul pesce che voglio pescare. In più quando arriverà un animale sarò sicuro di avere alte percentuali di riuscire a portare a termine il risultato, cosa non scontata con ametti più piccoli o trappole varie.
Sapevi che... Il dentice si trova nel mar Mediterraneo ma è stato avvistato anche nell’Oceano atlantico orientale, dalle Isole britanniche alla Mauritania, talvolta sino al Senegal e alle Isole Canarie. Ha abitudini demersali, frequentando ambienti rocciosi o sabbiosi, da 0 fino a 90 metri di profondità. Gli esemplari adulti sono solitari, anche se non è raro incontrarne più di uno; i giovani si aggregano in banchi. Più diffidente nella forma adulta, talvolta curioso nella fase giovanile. Si nutre di altri pesci, molluschi e cefalopodi. Il nome scientifico Dentex dentex, deriva dai grossi denti (in latino dentēs). Sapevi anche che un dentice di 40 cm ha circa 5 anni mentre uno di 60 ne ha circa 11? Infatti il dentice è un pesce a lento accrescimento.
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