Hard Baits
Chi si è dedicato alla pesca del black bass prima della metà degli anni ’80, sa bene che questo periodo è a cavallo tra una pesca a spinning generica, indirizzata a predatori di medie dimensioni e l’inizio di una tecnica sempre più mirata al nostro amato centrarchide. Se volessimo trovare un simbolo che rappresenti questo upgrading tecnico, credo che il grub (che soppianta il cucchiaino rotante) sia una discreta immagine, seguita da una valanga di vermi e vermoni vinilici e mille altre imitazioni in gomma che misero a riposo l’infallibile falcetto dalla coda vibrante. Da lì segue un’escalation continua, con l’invenzione di esche sempre più innovative, stranissime, eccezionalmente catturanti. Oggi disponiamo di un’infinità di modelli, un vero e proprio mondo di esche e colori per il bass. Questa ricca proposta ha però i suoi pro e contro. Se da un lato consente di avere tante frecce all’arco e moltiplicare le possibilità di cattura, dall’altro imbarazza il neofita che si trova spiazzato e confuso. Per non perdersi nei meandri del mercato è bene non farsi prendere dalle mode, dalla smania di acquisto e soprattutto: non abboccare per primi a queste esche! Bisogna informarsi, conoscere le diverse tipologie di esche e le loro caratteristiche.Per iniziare suddividiamo le esche in Hard baits (esche rigide) e Soft baits (esche morbide). Nelle prime rientrano tutte le esche costruite in legno, plastica, metallo o resine varie (continua sul giornale).
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