Issare a bordo un pesce è cosa semplice, oppure difficile? Ci sono diversi arnesi che possono facilitare il compito e l'autore ve li propone tutti, insieme a qualche consiglio.
Nei precedenti articoli abbiamo dato risalto all’aspetto tecnico e pratico della pesca, spaziando dalla traina col vivo, al vivo manovrato e allo slow jigging, sempre nell’intento di favorire le catture. Questa volta ci soffermiamo sulla fase finale del combattimento, in quell’attimo magico in cui è indispensabile un po’ di pratica, un po’ di sangue freddo e qualche trucchetto. In quel momento dove sono indispensabili alcuni attrezzi come il guadino, il raffio, il boga grip… o è meglio usare le mani? Non c’è un attrezzo più valido di un altro ma c’è l’attrezzo più adatto a ogni preda. In passato mi è capitato di salire su barche dove del raffio, del boga grip o di un guadino, non c’era manco l’ombra. È possibile, quindi, issare a bordo un pesce, magari importante, senza l’utilizzo di uno di questi arnesi? La risposta è assolutamente sì! Ho visto mettere mani dentro qualsiasi bocca di pesce, prendere per l’opercolo dentici mostruosi, cernie per gli occhi e spada per il rostro e scorfani e aragne, il tutto a mani nude, da persone che sanno come farlo. Tutto è accettabile e rispettabile ma a chi piace prendere a mani nude i pesci per salparli, diventa utilissimo, per non rischiare di farsi male, l’uso dei guanti. Per certe tecniche, come lo slow jigging, è consigliato usarli di default, mentre in altre, è sufficiente indossarli solo in alcuni momenti. Ad esempio, nella traina col vivo può essere scomodo metterli e poi toglierli per preparare un innesco. In questi casi però, i pesci più probabili sono il dentice e la ricciola, soggetti abbastanza facili da tirar su, anche a mani nude, oltretutto con gli ami, quasi sempre, inoffensivi. Nello slow jigging, invece la sicurezza viene a mancare, dato che abbiamo un artificiale con 4 ami svolazzanti, che solo a guardarli pungono. Purtroppo, però, a furia di tirare su i pesci i guanti s’inzuppano al punto da diventare fastidiosi: ecco perché un attrezzo a bordo torna utile. Come il guadino, il raffio e il boga grip. Ma che caratteristiche devono avere questi utensili?
Guadino - In generale è l’attrezzo più utilizzato a bordo per salpare i pesci. È importante che sia leggero, quindi in alluminio, preferibilmente ovale, con una bocca di circa 50 cm. Da preferire quelli con la rete in poliestere rivestita di gomma, sopratutto per chi fa uso di esche artificiali come nello slow jigging, pena continui ingarbugliamenti perditempo. Esistono in commercio anche guadini galleggianti o forniti di galleggiante. Non si sa mai, potrebbe facilmente cadere in acqua. Se invece a bordo ci sono più persone, chi guadina deve stare fermo e aspettare che l’angler avvicini la preda. Quindi, con un movimento di taglio a mo’ di cucchiaio, facilitare il passaggio del pesce nel retino.
Raffio - Anch’esso è arnese utilissimo, proposto in due tipologie, la prima più classica e conosciuta: il raffio a uncino allargato. Questo deve essere necessariamente in acciaio inox Sus 304 o Aisi 316, con manico di circa un metro, i quali garantiscono robustezza sufficiente per una raffiata sicura anche con pesci di un certo spessore. Consigliato l’Aqs color blu, economico e affidabile. L’altro tipo è con l’uncino a “U”, purtroppo di non semplice reperibilità. I più sfortunati si devono rivolgere a un artigiano e farselo costruire su misura. Il manico, con grip rassicurante può essere anche leggermente più corto (cm 40). Utile per tirar su di peso i pesci agganciati nella bocca. In entrambi i casi è utile un piccolo galleggiante che in caso di caduta accidentale non lo fa affondare. Per i prodotti più pesanti può essere preferibile una corda di sicurezza da tenere in mano. Alle prese con un tonno, il momento migliore per raffiare è successivo ai giri della morte, quando l’animale aggalla e si allunga sul bordo a tutto corpo, dalla pinna caudale alla testa. Il movimento parte dal basso verso l’alto, più o meno al centro del pesce, sul dorso.
Boga grip - Ne esistono di tantissime tipologie. Per molti è solo un arnese per tenere il pesce e fare le fotografie di rito, ma il suo impiego è giustificato quando si vuol tenere la preda in vita, senza stare a toccarlo troppo. Oppure, quando si ha a che fare, con la cernia o altri pesci con fauci pericolose. I migliori esempi di boga grip sono in alluminio, quindi leggeri e facili da manovrare per issare a bordo i pesci, escludendo il rischio di sgancio. Per il rilascio di alcune prede importanti come ad esempio i tonni, è ottimo il modello medio o grande di Pratiko Fishing. Il bocagrip, se lo utilizzate, vi consiglio di farlo a pesce molto stanco, evitate di stare ad inseguire il pesce per infilargli i ganci del bocagrip perché diventerà una comica per chi guarda e un rischio per chi ci prova. Se i pesci sono di modeste dimensioni è preferibile l’uso del guadino. Davanti ad una cernia è sempre meglio il raffio da conficcare dentro la bocca. Con pesci importanti quali il tonno è meglio usare sempre il raffio a meno che non vada rilasciato, quindi meglio il boga grip grande. Per pesci tipo occhioni o paraghi, è preferibile sempre il guadino, più sicuro soprattutto per intercettare le veloci scodate finali che possono favorire la fuga della preda.
Oltre questi grossi arnesi indispensabili ce n’è qualcun’altro, meno usato ma che aumentano la capacità di gestione di qualsiasi pesce, anche nel momento della slamata, dopo averlo salpato a bordo, sono arnesi da tenere a portata di mano o addirittura in consolle. Ad esempio, per agguantare con sicurezza la tracina o lo scorfano ci sono le pinze dentate in materiale plastico come la Mehio F-grip bm, ideale per immobilizzare il pesce. Mai deve mancare un coltello, per tagliare una cima o un filo sulla mano. Ottimo il Rapala cm 20, sicuro, affidabile e fornito di custodia. Per ultimo, risulta utilissima una pinza di 30-40 cm a becco lungo, per slamare gli ami dalla bocca dei pesci.
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