Grazie al Granchio
E grazie al granchio! No, non è un’imprecazione mal celata, o forse si, anche… Comunque, questa volta grazie al granchio non si torna a mani vuote. “Dov’eri? Ah, ho capito, ma a destra? E hai lanciato tre canne? Tutte a granchio? È grazie al granchio che ti è arrivata l’orata”. Si, forse con la “e” accentata non c’è più ambiguità. Le domande, fitte quasi fosse un terzo grado (perché nella pesca mica si scherza…), sono del mio amico Marco. L’ho subito chiamato, appena la coda del pesce ha lasciato l’acqua, il tem- po di poggiare la can-na. Lui alla notizia della cattura ha gonfiato il petto, che poi io mica lo potevo vedere, ma immaginare si, schiena dritta nonostante fos-se accasciato sul divano di casa. È stato Marco a dirmi di andare lì… ma si sveliamo lo spot, a Costa Rei che mica sputtano il posto; lo sanno tutti che con vento alle spalle (Maestrale o Ponente in questo caso) Costa Rei le orate le dà. È stato sempre Marco a sentenziare: “Molla Capo Ferrato, sì qualche bella mormora la faresti, ma orate no”. Marco pretendeva pure di dirmi dove lanciare, con quali travi e con quale esca. Ma che pescatore sarei se non mettessi nulla di mio? “Tutte a granchio, oh Fede, mettile tutte a granchio! Hai oloturia? No! Quindi non rompere… tutte a granchio”. Ok, l’esca l’ha consigliata (imposta) lui, ma io… “Monoamo Fede, mi raccomando, longarm e bracciolo in fluorocarbon da almeno, almeno dico, un metro e mez-zo”. Giusto, l’avrei detto pure io e infatti ho già preparato… “E non usare quei travi che mi hai fatto vedere l’altra volta… una cagata… a stopper colorati, parriri arlecchino, parriri”. No, non li uso, va bene (mannaggia, una sera per prepararli, tutti colorati…). Uso quelli che mi hai fatto vedere tu Marco, con una girella piccolissima per l’attacco del bracciolo. E poi arrivo in spiaggia, per tempo, perché sono lento a montare l’attrezzatura e perché mi piace godermela la serata. Sto lanciando, finalmente e driiin! Suona il cell. È Marco. “Hai lanciato? Tre canne, non di più, tutte a granchio. E lanciale sfalsate, una lontano, una a metà e una vici…” Ma mi lasci lanciare! Chiudo e silenzio il cell. E poi lancio… tre canne, non di più, tutte a granchio, sfalsate, una lontano, una a metà e una vicino. Ora sono in pesca, in teoria dovrei solo aspettare. Il granchio è un’esca che può rimanere in acqua, vivace e attiva, per molto tempo. Mi avvicino alla sedia e la mano e già protesa verso la piccola borsa frigo con il panino e la birra. Driiin! “Mica ti starai sedendo? Oh Fede, vedi di controllare spesso i granchi. Ne hai una ventina? E allora usali, tanto non li puoi riportare a casa”. Bye bye merenda… Rimango in piedi e mi sposto tra le canne. Una buon’ora di nulla assoluto e poi finalmente… Che eccitazione, che gioia! Ecco una piega, una bella piega sulla canna lanciata lontano. Aspetto un attimo, la cima vibra di nuovo. Ferro e inizio il recupero. Testate come da copione, è un’orata. La vedo! Che mare Costa Rei, al buio basta poca luce e vedi i pesci quando sono ancora lontani da riva. Me lo godo tutto il recupero. Come il pesce è vicino abbasso la punta della canna, parallela alla riva e lascio che frizione e cimino lavorino per me. Driiin! E col… granchio che adesso rispondo. Marco, devi aspettare un attimo. Tri-onfo, enorme trionfo, sublime momento. Prendo il telefono, a qualcuno lo dovrò pur dire. A Marco, in fondo se lo merita, praticamente abbiamo pescato insieme.
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