Gianni Fenu Tricolore
A sciogliere eventuali e comunque non giustificati dubbi circa la disponibilità di specchi acquei in Sardegna è lo sviluppo delle attività alieutiche, in particolare la pesca alla carpa, arriva puntuale il riconoscimento ufficiale della Fipsas. A fine ottobre, infatti, sulle rive del lago Cuga, in comu- ne di Uri, a metà strada tra Sassari e Alghero, si è disputato il Campionato italiano di pesca alla carpa 2019. A organizzare l’evento è il Fishing club Sassari-Muros con Carlo Mura, super presidente e frontman ufficiale, nonchè direttore di gara e dietro le quinte, Ferdinando Solinas presidente associazione provinciale Fipsas, e Domenico Milillo, da Nuoro, giudice di gara. Per chi ancora non fosse informato, la Sardegna risulta una terra ricca di bacini grandi e piccoli, distribuiti in tutta la regione, e abitati, chi più chi meno, da carpe più o meno grandi. Alcuni sono eccezionalmente popolati di pesci e quindi ben si prestano a soddisfare i pescatori locali ma anche a ospitare manifestazioni agonistiche di qualunque livello. Sabato 19 ottobre, 38 canne armate a ledgering o per la pesca al col-po, guidate da altrettanti concorrenti, molti sardi e alcuni della penisola, hanno teso agguati per tre ore mattutine, col bigattino o il mais sull’amo. Il tem-po, lo ricordiamo, bello da sembrare estivo, ha reso piacevoli entrambe le giornate e favorito il regolare svolgimento della gara. Gara che in virtù della valenza nazionale adotta un punteggio originale, introdotto da un nuovo concetto: il coefficiente di difficoltà. Ossia le penalità della seconda manche, considerata questa, prova diversamente impegnativa dalla prima, vengono automaticamente raddoppiate. Come dire: al primo di settore della prima manche viene attribuita una penalità, per il primo della seconda manche le penalità diventano due, il doppio e così naturalmente per il secondo, il terzo e così via.
Il Cuga
Il Cuga, in comune di Uri, è un piccolo bacino artificiale, come del resto tutti i laghi della Sardegna, se si esclude il Baratz, con un ingresso agibile, sul versante settentrionale, utile per le competizioni alla carpa, non moltissime, che si svolgono annualmente. Nasce per scopi irrigui e custodisce il nuraghe Chessedu visibile solo in condizioni ottimali, ma studiato, ultimamente, grazie ai moderni sonar in 3D. In terra, proprio negli spazi occupati dal campo gara, si rinvengono una quantità insolita di ostriche fossili, ma diversi sono i reperti archeologici, anche romani, sconosciuti ai più.
La gara
Le rive del lago Cuga non sono uniformi e infatti anche in questa occasione, i settori, tre più uno tecnico, sono inframmezzati con spazi liberi. E ciò nonostante, sia la prima che la seconda manche, sono state di non facile interpretazione, anche per le difficoltà intrinseche, per le rive a basso digrado e gli ostacoli sommersi a tutte le distanze. Ma è anche vero che tre ore passano in fretta. Tre ore, contro un vento meridionale abbastanza fastidioso, che ha costretto i concorrenti all’uso di zavorre piuttosto pesanti, inusuali ma necessarie per raggiungere, in alcuni casi, distanze di diverse decine di metri. Tre ore, comunque sufficienti a Davide Unali dell’Aps Sassari, per imporsi anche con un discreto vantaggio, su Giuseppe Divona e Quirico Fois, entrambi primi di settore. Per il giorno seguente è atteso un aumento del vento, quindi condizioni di pesca ancora più impegnative. E così è stato. Molti hanno scelto di abbandonare la pesca a ledgering, sul fondo, per passare alla pesca all’inglese e altri invece hanno insistito con quest’ultima, unica possibilità per arrivare con le esche alla distanza giusta. Le postazioni dei concorrenti ricordano le variopinte esposizioni dei mercati marocchini, col mais, contingentato, ma giallo brillante e i marron accesi delle pasture e le più chiare e animate superfici di bigattino, un po’ pastura, un po’ esca, come il mais. Tutto senza il pasturatore, vietato dal regolamento perché caratterizza la pesca a feeder, tutta un’altra storia. Comunque le catture non mancano, pezzi tra i 500 grammi e il chilo vanno in fondo alle nasse immerse sulla riva. E quindi, dopo altre tre ore, la gara finisce. Carlo Mura, direttore di gara passa in rassegna i concorrenti e svolge la pesatura. Pochi i soddisfatti, si sentono in gioco e aspettano il risultato. Gli altri si rilassano, non hanno nulla più da perdere e si godono, come le non proprio fortunate compagini continentali, il sole e l’atmosfera familiare. Il ritrovo, una volta rimesse in libertà tutte le carpe, è a Muros, in un locale multifunzionale messo a disposizione dall’amministrazione comunale. Qui una tavolata imbandita precede l’attesa pre- miazione che ufficializza, tra gli applausi del pubblico, l’indiscusso top player sardo, Gianni Fenu, Campione italiano di pesca alla carpa 2019.
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