Foci in Standby
Proprio adesso che finalmente fiumi e torrenti tornano a sfociare, creando le condizioni ottimali per la ricerca delle spigole… Proprio adesso che le perturbazioni hanno abbassato le temperature (per ora dell’aria, più in là avverrà anche in mare…), condizione imprescindibile per lo spinning alle spigole… Verrebbe la tentazione (anzi ammettiamolo, ci siamo già cascati…) di buttarci a capofitto in foce. Eppure, questa che sembrerebbe una giusta strategia è la scelta sbagliata. Un po’ di calma e cautela, non è ancora arrivato il momento di bagnare le esche dove l’acqua dolce incontra quella salata. Bisogna mostrare, con fatica, un po’ di pazienza, sicuri che il nostro momento arriverà presto. Sono principalmente due i motivi che ci devono tenere lontani dalle foci: sicurezza e incagli. Le piogge torrenziali hanno cambiato l’aspetto delle aree lagunari e l’acqua dolce ha trovato la strada del mare conquistando terreno con la forza inesorabile che solo l’acqua sa esprimere ma anche grazie a “opportune” mareggiate che hanno avvicinato i due fronti, quello dolce a quello salato. La situazione è in costante divenire, con flussi d’acqua che variano a seconda delle precipitazioni che avvengono a monte e che scendono sino alla costa con un ritardo che noi, semplici pescatori, non possiamo calcolare e prevedere. Meglio attendere che la situazione si stabilizzi, che i bastioni di sabbia, adesso poco sicuri e franosi, cessino di crollare a causa della continua erosione. E poi, basta dare uno sguardo all’acqua che scorre per capire che lì difficilmente un pesce potrebbe cacciare. Tronchi, se non addirittura alberi, sono trascinati a mare dalla forte, fortissima corrente. Di contro qualunque vento che soffia verso la costa accumula proprio sulla foce enormi distese di alghe. Non proprio lo spot dei nostri sogni.
Un po’ più in là
Ciò non significa che la canna da spinning debba rimanere al gancio, anzi! In questa fase noi umani non siamo gli unici a mostrare impazienza. Anche loro, le spigole, stanno aspettando il momento giusto per iniziare a risalire la corrente. Ma guardinghe stazionano nei paraggi e cioè a una distanza dalla foce che varia da poche decine di metri a centinaia e più. Questa situazione rappresenta per noi una buona opportunità. Certo, lo spot non è così chiaro da interpretare come può essere un’area circoscritta quale la foce vera e propria. Bisogna aguzzare vista e ingegno. Per prima cosa troviamo l’area dove la melma costituita dal miscuglio di accumuli di alghe, tronchi e tutto ciò che il fiume porta a valle, incontra il mare aperto. È in questo settore, lungo questa linea che possiamo sperare di avere qualche attacco, senza dover perdere decine di artificiali per incagli accidentali. Le anse pronunciate, formate da una recente mareggiata, le secche a pochi metri da riva, le schiumate, tutti punti interessanti che meritano la nostra attenzione e qualche lancio di ricerca. Come sempre, applichiamo la regola del 10, non più di questi lanci ad ogni spot e poi spostiamoci di qualche metro o più, alla ricerca del successivo punto interessante.
Ore ed esche
Verrebbe da dire che il momento della giornata che meglio si presta a questa tecnica sia il mezzogiorno con sole alto che permetta di individuare ostacoli e opportunità con più chiarezza. Ma purtroppo non è così. L’esperienza di tante uscite e di altrettanti pescatori insegna che la spigola non “ama” il sole. Di contro, i cambi di luce sono determinanti, ancor più del buio pieno. Una strategia possibile prevede di arrivare in spiaggia con un po’ di anticipo rispetto al tramonto, in modo da poter studiare visivamente lo spot e poi cacciare al calar del sole. Ma se ci accorgiamo che è l’alba il momento migliore, allora dovremo arrivare quando ancora c’è buio. Tutto sarà quindi affidato alla nostra sensibilità nel capire cosa ci trasmette l’esca e la canna. A tal proposito è preferibile, in questo periodo, pescare con attrezzi e artificiali di cui conosciamo bene l’azione. In particolare orientiamo la scelta dell’artificiale su quei modelli che “vibrano”, si muovono freneticamente in corrente durante il recupero e trasmettono tutte queste sollecitazioni alla canna e infine a noi. In questo senso sono molto utili le esche siliconiche con una bella coda pronunciata. Le gomme hanno anche un’ulteriore vantaggio, dato dalla configurazione di pesca. Infatti l’amo è quasi sempre nascosto, puntato sul morbido dorso di gomma. E anche quando l’ardiglione rimane esposto, la probabilità d’incaglio è molto minore rispetto a modelli armati con ancorette. Il quadro adesso è molto più chiaro. Riassumendo, le foci aperte richiamano seabass e seabass spinner. Per ora gli sbocchi sono congestionati dalla presenza di tutto quello che la forza dell’acqua è riuscita a trascinare sino a valle. Ma le spigole ci sono, solo che stazionano a debita distanza dagli sbocchi dei fiumi. Alba e tramonto, con esche anti incaglio ci regaleranno sicure soddisfazioni. Aspettando di attaccare la foce di petto.
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