Fisco inefficiente
La nuova stagione è alle porte e tutti sperano… perché la speranza è l’ultima a morire! Riagganciare il treno della ripresa. Questa è la sfida. In Italia, del resto il comparto della nautica è ancora nell’età dello sviluppo e vanta pertanto enormi possibilità di crescita. Ma ci vogliono investimenti, infrastrutture e una politica che accompagni e sostenga il progetto. Un percorso apparentemente semplice destinato a generare economia e occupazione. In pratica però, mancano le azioni concrete e risolutive che ci si aspetta dal governo. E non solo a proposito della nautica che conta, dei grandi numeri e del Made in Italy. Il settore più sofferente è infatti il mercato interno. Anche qui si registrano carenze normative e infrastrutturali, a proposito di noleggio, locazione, leasing e portualità. Gli operatori, a ragione, temono, e forse già registrano, la fuga degli armatori verso nazioni dove la pressione fiscale risulta conveniente, come ad esempio la Croazia e la Francia. La nostra capacità di competere è quindi limitata in Europa e nel Mediterraneo. Al momento l’opinione generale è piuttosto critica e rievoca i periodi non troppo lontani in cui la barca era considerata un bene di lusso e spesso associata a fenomeni di evasione fiscale. In realtà, l’equazione non è perfetta. Non lo è perché il livello critico è andato via via diminuendo assestandosi su valori sempre più bassi. Oggi i ricchi non sono più soli. Non solo i proprietari di megayacht sentono sul collo il fiato del fisco. Oggi, con loro, ci sono anche i proprietari di semplici natanti e questo spaventa. L’interesse fiscale, sacrosanto sia ben chiaro, non può manifestarsi con accanimento irragionevole. Non può, nel momento in cui, a qualunque livello, risulta vessatorio ma soprattutto inefficiente.
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