Feraxi Piccola
Come approcciare uno spot mai visto? Bisogna ascoltare i consigli di chi lo frequenta e se possibile imparare a “leggere” il mare. Perché sarà proprio lui, il mare, a consigliarci la strategia migliore. Ecco come l’autore ha scoperto Feraxi piccola.
"Ti vuoi mettere a destra o a sinistra?". È proprio con questa frase che voglio iniziare questo mio nuovo articolo. È innegabile che quando arriviamo in spiaggia con un nostro amico sia una delle frasi più gettonate appena ci sporchiamo gli scarponi di sabbia. Ma è il vero quesito che ci dobbiamo porre? Se ci poniamo una simile domanda siamo già sulla strada giusta. In una spiaggia non tutti i punti dove piazzare le nostre canne e le nostre esche sono uguali e questa è una delle poche certezze che abbiamo nella pesca. È con tali domande e quesiti che nasce l’idea per realizzare quest’articolo con l’amico Federico (ndr Melis) che, per rendere il tutto più interessante, decide di portarmi in un luogo da me mai battuto, facendomi scegliere le postazioni. Sarà sicuramente capitato a tutti di trovarsi in spiaggia, magari anche da diverse ore e vedere un altro pescatore, a 50 metri da noi, tirare fuori un pesce dopo l’altro mentre noi rimaniamo a secco e con le mani in mano. È solo questione di fortuna? Con il passare degli anni e confrontandomi con i pescatori più esperti ho capito sempre più che osservare il mare è fondamentale per aumentare le nostre percentuali di pescato. È lui, il mare, che ci suggerisce sempre cosa fare e noi dobbiamo essere bravi, non solo ad ascoltarlo, ma anche a capire i preziosi consigli che ci regala ad ogni uscita. Spiegare in un solo articolo la sua “lettura” sarebbe da presuntuosi, ma sicuramente dopo molti tentativi e con l’esperienza si possono imparare parecchie cose da fare quando si arriva su un nuovo spot. Le regole della sua lettura cambiano in primis in base alle condizioni marine. Una cosa è saper leggere il mare in condizioni di surfcasting classico, con onde e vento in faccia; altra cosa è in “assetto paf” e cioè con mare calmo. Queste ultime condizioni sono quelle che mi trovo ad affrontare appena arrivato a Feraxi, anzi, Feraxi piccola, come viene chiamato questo piccolo spot poco distante da San Priamo, nel comune di San Vito.
Feraxi Piccola - È una spiaggia incastonata fra gli stagni di Feraxi a sud e quella di Colostrai. La prima cosa da capire è quanto è inclinato il fondale e quindi classificare la spiaggia in una delle tre categorie: bassa energia, media e alta. Non potendomi tuffare in acqua ogni volta, l’unica cosa da fare è guardare la granulometria della sabbia; infatti più è fina meno è inclinato il fondale. All’opposto, più è grossa sino ad arrivare alle spiagge ciottolose, più sarà alto. Qui a Feraxi mi trovo davanti ad un basso digrado. Capito questo, cerco di osservare la linearità dell’arenile. Sono in un piccolo golfo di circa 650 metri. Qui di solito il posto migliore è la parte centrale, quasi sempre la più profonda e più morbida come fondale, cosa che rende quel tratto di mare più vivo di materiale organico, ma all’improvviso noto due aspetti che attirano la mia attenzione. Sul lato sinistro, guardando nella direzione dell’imboccatura della peschiera di Colostrai, vedo una punta che quando peschiamo a mare calmo risulta essere la postazione migliore. Il motivo? Le punte sulla battigia coincidono frontalmente con delle secche, e in condizioni di acqua ferma, intorno alle secche si creano quei pochi punti dove l’effetto della corrente riesce a smuovere il fondale, liberando così cibo prezioso.
Quando la mia decisione sembrava ormai presa, individuo sul lato destro una foce chiusa. “Fede, ma quella foce in inverno si apre spesso?”. “Sì, molto spesso, un ottimo punto dove vengo a fare spinning!”. Bene, mettiamoci proprio di fronte. Le foci chiuse rappresentano un ottimo spot dove andare a posizionare la nostra postazione per tanti motivi, ma i due principali sono la profondità maggiore del fondale frontalmente ad essa, dovuta alla forza del fiume che, sfociando, crea un vero e proprio buca (cosa che ho effettivamente riscontrato in pesca); in più, i pesci considerano questi luoghi un punto dove pascolare e transitare (esiste una differenza sostanziale fra queste due parole, magari la vedremo nei prossimi articoli), poiché l’uscita a mare dell’acqua dolce porta con sé tantissimo cibo. Non saprò mai se la mia scelta è stata la più corretta, ma sicuramente vi posso dire che non siamo rientrati a casa a mani vuote. La serata è trascorsa con tantissime catture di mormore, interrotte dall’immancabile serra che regala sempre dei combattimenti unici, da batticuore. E la punta che avevo battezzato all’inizio, lo spot che da subito aveva attirato la mia attenzione? Certo, io là non ci ho pescato, ma la casualità ha voluto che un altro pescatore, il bravo Bruno Piras, giunto in spiaggia un paio d’ore dopo di noi, innescando un’anguilla viva, ha portato a casa un altro bell’esemplare di pomatomus, anche più grande del mio e ha avuto un attacco, sempre di serra, ma questa volta a vuoto. Coincidenza? Io non credo…
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