Feeder Forever
Ci siamo, finalmente! S’incominciano a percepire temperature ben al di sopra dello zero e, specialmente nelle ore che vanno dalla tarda mattinata alle prime del pomeriggio, si avvicinano con decisione al valore di 20°. Per la pesca alla carpa, ora le condizio-ni sono ottimali ma essendo il tempo ancora incerto, al primo calo delle temperature o più semplicemente con un improvviso annuvolamento, i pesci smettono di mangiare. Ecco perché dobbiamo essere attenti e notare la minima variazione di comportamento da parte dei pesci, modificando la strategia e l'approccio, variando montatura, esche e pasturazione. Solitamente, quando inizia la primavera, dedico le prime uscite al feeder. Ritengo infatti sia la tecnica che permette di insidiare i pesci a 360 gradi, con la possibilità di cambiare modo di pescare in corsa, a seconda di come evolve la giornata. Proprio qualche giorno fa, sono incappato in una situazione a dir poco incerta, con temperatura di 20° appena ho incominciato a pescare, ma che diventavano 10 come il sole spariva e si alzava una leggera brezza che arrivava dai monti. Ho iniziato a pescare con una canna ligth da 12 piedi, in bobina uno 0,22, finale dello 0,16 e amo del 16 senza ardiglione. La montatura era costituita semplicemente da un cage feeder da 25 grammi che caricavo con una pastura dolce, gialla, da carpa. Come esca alternavo due chicchi di mais appuntati direttamente sull'amo e dei bigattini che innescavo a gruppi di tre o quattro. All'inizio ho effettuato 3 lanci in rapida successione, per scaricare un po' di pastura e formare così un fondo iniziale, a trenta metri da riva. Le prime mangiate non si sono fatte attendere e nel giro di cinque minuti, usando il mais come esca, sono arrivate a guadino due carpette non enormi, ma molto combative. Poi nella mezz'ora suc- cessiva ho notato solo qualche sussulto del vettino ma nessuna tocca significativa. Allora ho sostituito il mais con i bigattini e immediatamente un'altra carpa ha mangiato senza pensarci troppo, arrivando a guadino con qualche difficoltà per colpa della vegetazione affiorante che avevo a dieci metri sulla mia sinistra. Dopo circa un'ora il sole è scomparso tra le nuvole, la temperatura è scesa parecchio e i pesci hanno smesso di mangiare.
Cambio d’assetto
Dopo averci pensato qualche minuto ho “parcheggiato” la canna che stavo utilizzando e ne ho preparato un'altra. Ho scelto quella che mi sembrava adatta alle condizioni atmosferiche che si erano create in quel momento. Quindi ho optato per una canna da 11 piedi, in bobina uno 0,20, finale dello 0,12 e amo del 18, sempre senza ardiglione. In questo caso la montatura era compo-sta da un method feeder da 15 grammi abbinato ad una pastura sempre da car-pa ma questa volta leggermente più scura della precedente. Alla pastura ho aggiunto del pellet da due millimetri. Come esca alternavo il mais, per l’occasione innescato sull'hair rig, con del pellet da 6 millimetri innescato con l'anellino in silicone. Ho deciso di variare anche la linea di pesca, accorcian-do a venti metri e cercando di non abbondare con la pasturazione. È proprio per questo che ho scelto un method da 15 grammi, per avere un pasturatore non troppo voluminoso che portasse sul fondo una quantità di pastura minima. Ho cercato di comportarmi proprio come nei mesi freddi, quando i pe- sci sono poco interessati al cibo e comunque tendono a saziarsi velocemente. Così facendo la frequenza delle mangiate è nettamente migliorata e grazie all'approccio leggero, le esche sull'hair rig e sull'anellino in silicone, sono riuscito a vincere la diffidenza dei pesci nonostante le condizioni non fossero ottimali come all'inizio della pescata. È importante avere a disposizione sempre attrezzatura diversa. Non servono decine di canne da feeder ma secondo me con tre canne, una buona scorta di pasturatori di diverso tipo e ovviamente alcuni tipi di pasture e esche si riesce a coprire il 90% delle situazioni che si vengono a creare durante le nostre pescate, specialmente se la causa della diminuzione di abboccate è dettata dalle condizioni atmosferiche. Ovviamente parlo di pescate “libere”, per conto proprio, per puro diletto, perché quando si è in gara e si vuole vincere il discorso cambia. Ma questo lo vedremo in un prossimo articolo.
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